Marija Vukcevic, attaccante del Chieti e capitano della nazionale montenegrina, ha rilasciato un’intervista per noi parlando dei suoi inizi nel Montenegro in pieno conflitto balcanico, della stagione con il Chieti e della possibilità futura di diventare allenatrice.

Ciao Marija, come ti sei avvicinata al mondo del calcio?
“Vengo da una famiglia composta da quasi tutti calciatori e la passione sicuramente mi è stata trasmessa da mio papà e dai miei fratelli. Giocavamo sempre tutti insieme in una piazza sotto casa che era un pò il nostro stadio.”

È anche vero che giocare a calcio nella tua zona ed in quel periodo non era la prima cosa a cui si pensava: Marija ha vissuto in pieno la separazione tra Serbia e Montenegro ed i momenti di sommossa che l’hanno preceduta. Come hai fatto a rimanere concentrata nel tuo obiettivo di diventare una calciatrice? E come hai vissuto quel periodo?
“Certamente non era facile giocare in Montenegro per una ragazza. Così come non lo è oggi. Ho iniziato a giocare a calcio a 5/6 anni nella scuola privata dei fratelli Mirocevic che lavoravano per la prima squadra della mia città Buducnost. In quel tempo ero l’unica ragazza a giocare a calcio in Montenegro. Giocavo in una squadra di  maschi, portavo i capelli biondi corti, e quando c’erano le partite il mister mi chiamava Mario per non far sì che si accorgessero che ero una ragazza. A 14 anni ho lasciato casa e sono andata a giocare nella squadra più titolata all’epoca nella ex Jugoslavia, la Masinac Nis, dove da subito mi sono trovata bene. Ho dovuto allenarmi duramente e fare una vita sportiva che comportava molti sacrifici. La prima separazione riguardante la ex Jugoslavia diventata Serbia Montenegro mi ha fatto soffrire molto perchè non mi ha permesso di giocare in nazionale nei miei anni migliori. Dopo la separazione mi si presentò subito l’opportunità di giocare con la Serbia ma rifiutai perché volevo indossare solamente la maglia della mia nazionale del Montenegro (anche se ho vestito le maglie della nazionale della Jugoslavia prima, della Serbia Montenegro poi, e in ultimo con la separazione totale tra Serbia e Montenegro la mia scelta la conoscete già).”

Obiettivo raggiunto fortunatamente per il calcio italiano perchè ha trovato uno dei migliori talenti esteri. La tua carriera è strettamente legata all’Italia, che legame speciale ti lega a questo Paese?
“Da bambina avevo un sogno: quello di giocare in Italia. È qui che ha giocato il mio più grande idolo, il genio Savicevic. Fu proprio lui che mi portò in Italia. Per me l’Italia è il paese più bello del mondo (naturalmente dopo il mio Montenegro) e sarò sempre grata a questa Nazione che mi ha dato tanto e mi ha permesso di rendere i miei sogni realtà.”

Dal 2012 hai avuto anche l’onore di indossare la maglia del Montenegro, che emozioni provoca rappresentare il proprio Paese?
“Indossare la maglia della propria nazionale ti fa vivere emozioni uniche. È qualcosa che va anche oltre ai sogni che si fanno da bambina. Nel mio caso specifico devo dire che io effettivamente sono il primo storico capitano della mia Nazionale. Quindi pensate che sensazione aver indossato per prima quella fascia da capitano, che prima di me non aveva indossato mai nessuna. Un’emozione fortissima e indescrivibile.”

Ancora una volta in questa stagione ti sei dimostrata la trascinatrice quale sei: 14 gol che hanno portato il tuo Chieti ad un quinto posto facile da implementare. Quali sono le tue considerazioni sul campionato appena concluso? E quali sono le ambizioni del Chieti per la prossima stagione?
“Quest’anno ripartire per me non è stato facile. Ho avuto la grave perdita di mia mamma che mi ha segnata profondamente. A inizio stagione ho saltato le prime due partite per infortunio ma sono tornata a disposizione della squadra e del mister alla terza giornata e ho dato il mio contributo. Come hai detto tu ho fatto 14 goal in 16 partite e molti assist. Con un Chieti composto da diverse giocatrici giovani abbiamo concluso il campionato al 5 posto ma c’è da dire che se si fosse continuato a giocare sicuramente avremmo chiuso la stagione più in alto. Le ambizioni del Chieti per la prossima stagione sono sicuramente quelle di far crescere le proprie giocatrici giovani e di fare un buon campionato migliorando i risultati ottenuti negli ultimi anni. Il Chieti è una società che merita.”

Il Chieti femminile è sempre stata una squadra con un buon seguito di tifosi, quant’è importante il loro sostegno per voi giocatrici?
“Effettivamente abbiamo un bel seguito di tifosi. Chieti non è una semplice squadra, è una famiglia. E i tifosi fanno parte di questa gran bella famiglia che negli ultimi anni si sta allargando anche grazie alla scuola calcio e al settore giovanile Chieti Calcio Femminile. Insomma la domenica il calore dagli spalti non ci manca”

Qual è la giocatrice più forte con cui tu abbia mai giocato?
“Ho giocato con molte giocatrici forti. Potrei fare un elenco lunghissimo ma sicuramente su tutte voglio fare il nome di Rosalia Pipitone, ex portiere della nazionale. Lei era pazzesca. Io la chiamavo extraterrestre anche se a volte si arrabbiava con me quando durante l’allenamento le facevo un cucchiaio su calcio di rigore. Dovevo scappare subito negli spogliatoio perchè mi inseguiva [ride]”

Ti piacerebbe un giorno tornare nel tuo Paese per attirare le ragazze montenegrine verso questo sport?
“Qui in Montenegro il calcio femminile sta crescendo moltissimo. Ci sono molte ragazze brave e io sono molto felice per questo. Sicuramente tornerò un giorno magari ad allenare la mia nazionale”

Concludendo, una volta appese le scarpette al chiodo, vorresti rimanere nel mondo del calcio?
“Penso che quel giorno sarà molto triste per me. Una cosa però è certa, sicuramente resterò sul prato verde anche in futuro. Ho già acquisito il patentino uefa b e sto studiando per prendere anche la licenza Uefa A. Insomma rimarrò certamente nell’ambito calcistico.”

La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia Marija Vukcevic ed il Chieti Calcio Femminile per la disponibilità.

Credit Photo: Instagram Marija Vukcevic