La situazione Covid-19 ha stravolto tutto il mondo sportivo, dalle Olimpiadi agli Europei passando attraverso i vari campionati e le coppe internazionali come Champions ed Europa League. In Italia si sta già parlando di ripresa dei campionati intorno alla fine di maggio dando alle squadre la possibilità di finire ciò che avevano iniziato delineando anche le varie qualificazioni alle coppe europee e le varie retrocessioni. Quest’accelerazione del processo di rientro è dovuta anche per le perdite economiche che le società stanno avendo con il campionato fermo; molte società di Serie A se la stanno cavando a stenti , ma dall’altra parte della medaglia abbiamo squadre di Serie B, Serie C e calcio femminile che rischiano il fallimento. Molti tra presidenti e dirigenti hanno dato l’ok per ripartire il prima possibile in qualsiasi forma essa sia, ma altrettanti presidenti sono apertamente contro alla forzatura della ripresa del campionato, uno su tutti Massimo Cellino, presidente del Brescia.

Sull’argomento è intervenuta anche la parte medica dando pareri sfavorevoli nei confronti della ripresa. In primis Giovanni Rezza, membro del comitato tecnico scientifico, che ha frenato qualsiasi dichiarazione di positivismo nei confronti di tutta questa situazione. Sulla falsa riga del collega, il Professor Enrico Castellacci, ex responsabile medico della nazionale ed ora consulente medico del Guangzhou Evergrande, si è espresso ai microfoni de “La Stampa” andando contro la riapertura dei campionati in Italia. “In Cina nonostante due o tre mesi di vantaggio sull’emergenza, non si parla ancora di riapertura del campionato”, spiega il professore, “sono tutte giuste e ineccepibili nella teoria. Ma tutte le società possono mettere e mantenere in sicurezza i centri sportivi? Ci sono strutture per creare tanti piccoli spogliatoi? Che staff medico servirebbe per controllare tutti i giorni giocatori, tecnici e persone a contatto con la squadra e ogni quattro fare i tamponi? In A forse, anche se esistono realtà territoriali diverse. In quasi tutta la B e in C no”.

È stato più che chiaro Castellacci, e detto da un esperto come lui è difficile non crederci. Ora la domanda sorge spontanea, siamo veramente pronti a ritornare nei campi?