Nel calcio maschile, l’accoppiata amichevole + nazionale è spesso sinonimo di noia e poco interesse. Non a caso l’UEFA ha cercato di porre rimedio con l’introduzione della UEFA Nations League, un torneo magari non apprezzatissimo dagli addetti ai lavori, ma che regala allo spettatore quel minimo di pathos necessario per stimolarne l’attenzione – anche grazie alla formula che prevede squadre vincitrici e retrocessioni.
 
Una premessa che serve a dipingere uno scenario che invece – per quanto concerne il calcio femminile – è diverso, soprattutto perché il movimento si prepara al grande evento dell’estate 2019: il Mondiale che si disputerà in Francia. Così, le soste dai rispettivi campionati, coincidono con momenti in cui le nazionali “si testano” in vista del debutto mondiale, cercando di scoprire i propri limiti o affinando le armi che le rendono temibili. Ci sono squadre, più di altre, con una minore esperienza e con più necessità di mettersi alla prova anche al cospetto di avversarie sicuramente più forti.
 
Arriviamo così alla nostra nazionale, l’Italia. Lo staff e il Ct Bartolini, infatti, hanno scelto non a caso le ultime due avversarie da affrontare in amichevole: Svezia e Germania. Due squadre di assoluto valore, che in Francia si candidano ad essere protagoniste; due test duri e molto attendibili per vedere invece a che punto è una squadra – quella formata dalle azzurre – ancora con ampi margini di miglioramento. Italia-Svezia, giocata ad ottobre e vinta 1-0 grazie al gol di Sabatino, era stata una prova di maturità: primo tempo difficile ma equilibrato, secondo tempo giocato con più consapevolezza e presenza. La vittoria non aveva creato facili illusioni, ma aveva comunque detto che le azzurre non sono troppo distanti da un certo target.
 
Poi, qualche giorno fa (sabato 10 novembre, esattamente) il secondo test contro la Germania. Uno scalino ancora sopra la Svezia, per difficoltà. E un 5-2 finale per le tedesche che dal punto di vista del punteggio è certamente un passo indietro. La partita, però, va analizzata e il punteggio contestualizzato. La Germania è – innanzitutto – la nazionale che occupa il 2° posto nel ranking mondiale. E il suo dominio, in una partita in più giocata in casa, non deve stupire. Un dominio che aveva prodotto un doppio vantaggio già dopo una ventina di minuti di gioco. E qui il primo turning point: l’Italia poteva disunirsi e spegnersi, ha invece reagito. Lo ha fatto con le sue armi e le sue individualità, al cospetto di una corazzata. E i primi 45’ chiusi sul parziale di 2-2 grazie ai gol di Bonansea e Sabatino, possono e devono rappresentare un punto di partenza per il futuro.
 
Un’altra storia è quella che racconta il secondo tempo. Il calo fisico (e anche mentale, forse dovuto alla poca abitudine di tenere alta la concentrazione a lungo) dell’Italia, va unito anche alla profondità della rosa tedesca e alla ricchezza di alternative di valore di cui può disporre la Germania. La conseguenza è un parziale di 3-0, con le azzurre mai realmente pericolose in attacco e protagoniste di alcuni errori individuali – dovuti al pressing e all’alto ritmo imposto dalle tedesche – che hanno contribuito al punteggio largo.
 
Cosa dice, dunque, Italia-Germania? Che senza dubbio, le azzurre sono ancora indietro rispetto a squadre di questo tipo. E che raggiungere un livello tale richiede tempo e condizioni che in Italia non si sono ancora del tutto verificate. C’è però un “sacro fuoco” che anima le nostre ragazze. Lo si è visto nella reazione del primo tempo, lo si legge nelle parole del post-partita del Ct Bartolini “abbiamo dimostrato carattere contro una squadra fortissima”. Sarà il fuoco che dovrà animare le ragazze in anche in Francia. Con la leggerezza di chi è consapevole dei propri limiti e margini di miglioramento, ma anche con la giusta voglia di non essere prigioniere di questi limiti. Lavorare, lavorarci su. Anche con il sostegno di un movimento che piano piano cresce. La Francia è ancora lontana, come certe avversarie. La voglia di stupire invece è lì, dietro l’angolo.

Marco Bonomo
Siciliano di nascita, milanese d'adozione: amo il calcio in tutte le sue sfaccettature e quello femminile è una sfida di fronte alla quale non voglio tirarmi indietro. Laureato in Linguaggi dei Media presso l'Università Cattolica, ho frequentato anche il Master "Comunicare lo sport"; collaboro con GianlucaDiMarzio.com e SkySport.it. La mia più grande passione non sportiva, oltre ovviamente alla scrittura, è facile da indovinare se a questo punto della descrizione vi ricordate ancora dove sono nato: il mare.

1 commento

  1. Nel commentare un risultato di calcio, e non importa che sia maschile o femminile, è necessario verificare alcune variabili: La prima, e la più importante, è sicuramente quella di conoscere le calciatrici che hanno preso parte all’incontro in questione e, in questo contesto, la formazione della squadra tedesca che ha giocato nel primo tempo è da considerarsi “sperimentale” dato che, mi risulta, saranno state presenti soltanto 4/5 atlete che faranno parte della formazione titolare che giocherà ai mondiali di Francia. Lo stesso non si può dire per la nostra formazione che ha schierato, praticamente, tutte le calciatrici che hanno conseguito il pass per la stessa competizione e che il CT Bertolini ha utilizzato sempre e che, con tutta probabilità, schiererà anche in Francia. Detto questo vorrei accennare al “grande gap” che ancora ci separa non soltanto dalla Germania ma dalla stragrande maggioranza delle migliori formazioni europee e mondiali: La condizione fisico/atletica. Attenzione, non si tratta di una situazione occasionale ma di una vera e propria pecca, direi atavica, che ci portiamo dietro da sempre: Le nostre calciatrici sono ancora indietro di almeno un decennio per quanto riguarda la prestanza atletica che, poi, si traduce in potenza ed esplosività, corsa e resistenza che al cospetto di queste nazioni ci porta ad avere un confronto improbabile. Un vero e proprio peccato perchè sono dell’idea che da un punto di vista squisitamente tecnico le nostre non sono per niente lontane dalle migliori rappresentanti mondiali. E’ la preparazione atletica che ci tiene ancora distanti dall’elite del calcio femminile mondiale e un esempio pratico di quello che asserisco lo abbiamo visto, in maniera eclatante, anche nelle amichevoli giocate in Inghilterra dalla Juventus e, soprattutto, negli incontri di UWCL che la Fiorentina Women’s ha disputato contro il Chelsea…sembravano incontri di maschi vs. femmine.

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