La passione per lo sport è dentro di lei fin da piccola, trasmessa da suo padre Roberto che è stato Nazionale nella disciplina di canottaggio e allenatore di calcio, oltre che da suo fratello con cui ha iniziato a muovere i primi passi sui campi. Arianna Dudine è attualmente il capitano del Biassono, squadra di Serie D del Campionato Lombardo, ma per la classe 76’ la carriera calcistica è stata molto lunga e varia, ricca di incontri come quelli di Carolina Morace e Nazzarena Grilli.

La prima squadra in cui inizia a giocare è la Gescal a Milano, squadra mista, dove si fa subito notare dal Milan ma dopo un rifiuto iniziale, l’anno successivo indossa i colori rossoneri trovandosi all’età di 15 anni a giocare in Serie D. Le doti calcistiche emergono sempre di più e nel giro di un anno arriva subito l’approdo in Serie A nel ritiro estivo dove si trova al confronto con i grandi nomi del calcio femminile in Italia: Carolina Morace, Eleonora Brambilla, Nazzarena Grilli e Raffaella Salmaso. Dopo un paio di anni passati al Milan tra Serie D e A, segue il fallimento della squadra e Arianna decide di seguire il cuore arrivando alla Vallassinese dove dalla Serie D conquista tutte le promozioni fino alla massima Serie, ovvero la A. Per un breve periodo si sposta a Segrate, ma poi ritornerà alla Vallassinese con l’importante figura di Nazzarena Grilli nelle vesti di allenatrice e che sarà persona fondamentale per Arianna. Successivamente anche la Vallassinese fallisce e inizia un periodo di girovagare tra società di Serie A e B: Atalanta, Milan, Riozzese, Brescia. Segue uno stop di 7 anni per questioni famigliari, ma nonostante ciò nella stagione 2016/17 Arianna rimette gli scarpini ai piedi con la società del Real Meda: “è stata una rinascita”.

Da dove è nata la passione per il calcio?
La passione per il calcio, come qualsiasi altra passione per ogni persona uno ce l’ha dentro. Esattamente come nascere alta o bassa, capelli chiari o scuri. Ognuno ha la sua identità e con essa il proprio “fuoco dentro”. Il mio penso di averlo ereditato da mio papà. Una grandissima persona, atleta e uomo.
Cosa ti ha spinto a giocare in Serie D in una società appena nata?
Mi ha spinto l’idea di tornare a ripetere la prima meravigliosa esperienza calcistica che ho vissuto con la Vallassinese. Mi sono sentita subito a casa, ho provato una bella sintonia fin da subito con la società e l’ambiente. 
Obiettivo personale e di squadra per la stagione?
Il mio obiettivo personale è di continuare a migliorare e divertirmi e alimentare quella passione. Quello di squadra..diventare una squadra innanzitutto. Siamo tutte nuove, mai giocato insieme e per molte è una categoria superiore a quella giovanile. Abbiamo ampi margini di miglioramento e penso che possiamo fare molto bene. Per quest’anno non abbiamo obbiettivi dichiarati, l’idea è di prendere confidenza con la categoria e vedere come va. Dall’anno prossimo punteremo a qualcosa di più importante.
Il miglior ricordo della tua carriera calcistica?
Di ricordi in 25 anni ne ho veramente tanti.. ma due mi rimarranno più nel cuore degli altri. Il primo è legato ad uno dei momenti più duri della mia vita: il giorno della morte di mio padre. Era l’anno in cui giocavo a Segrate e forse l’anno in cui ho avuto il miglior rendimento della mia vita. Nazzarena Grilli mi aveva detto che forse mi avrebbero chiamato in nazionale, che me lo meritavo e che secondo lei la convocazione sarebbe arrivata. Così non è stato. Il giorno della morte di mio papà Nazzarena venne in ospedale e mi diede la divisa intera della nazionale n.5, appartenente a Federica D’Astolfo, un altro totem del calcio femminile. Quel gesto mi è rimasto nel cuore, per tanti motivi.
Il secondo è stato sicuramente l’anno in cui abbiamo conquistato la serie A con la Vallassinese. Un sogno che spero abbia reso orgogliose di noi una società unica, con persone straordinarie e che porto tutte nel cuore. Una su tutte : Stefania Bonanomi, il miglior Presidente che una calciatrice possa sperare di avere.
Come pensi cambierà il calcio femminile in Italia da qui ai prossimi dieci anni? 
Mi auguro che continui a crescere e sempre di più ma non mi illudo. Per una nuova società che arriva ce n’è una che purtroppo fallisce. Nel prossimo futuro credo che entreranno anche le altre big di calcio maschile e il livello della serie A si alzerà.
Ma per cambiare veramente e costruire qualcosa di bello penso che ci sia bisogno di dare a livello politico la giusta dignità a tutti gli altri sport (cosidetti minori). E qui spezzo uno lancia anche per tutto lo sport generale. Se pensiamo che atlete di livello mondiale come la Ferrari o la Pellegrini più di una volta si sono lamentate della carenza delle strutture in Italia, si capisce che la strada in generale è molto lunga. 
C’è bisogno che si riparta dall’ora di educazione fisica e dalle scuole e si dia l’opportunità ai ragazzi e ragazze di mantenersi gli studi grazie ai meriti sportivi. Di poter vivere grazie allo sport. Senza quello il Paese non cambierà culturalmente e i nostri talenti rimarranno gocce nel mare. 
Nel calcio femminile poi credo servano più scuole calcio e più tecnici preparati e un veloce passaggio dal dilettantistico al professionistico: solo così il movimento potrà crescere dalla base, creare più tesserate e a livello internazionale competere sempre di più.
Un grande ringraziamento per la disponibilità al capitano Arianna Dudine e alla società del Biassono a cui auguriamo un grande in bocca al lupo per la stagione!
Credit Photo: Maurizio Grassi