Photo Credit: Pierangelo Gatto

Asia Sargenti lascia il calcio. Infatti, la calciatrice ha annunciato nei giorni scorsi sui social il suo addio al mondo del pallone a soli vent’anni, chiudendo la sua avventura come portiere: “Un viaggio durato ben dodici anni. Dodici come il numero dietro la schiena di chi di solito, in questo ambito, non è molto considerato. Un viaggio che ha rivelato una verità impensabile: non siamo chiamati ad andare in capo al mondo per diventare eroi, non siamo chiamati a diventare famosi. Forse ciò che dovevo imparare da questo viaggio era semplicemente essere Asia. A parte che i sogni passano se uno li fa passare. Alcuni li hai sempre difesi, altri hai dovuto vederli finire. Niente paura, niente paura. Niente paura, ci pensa la vita, mi han detto così. Grazie a tutti quei volti che ci sono stati fin dal giorno zero, a chi ho incontrato nel viaggio, a chi ho lasciato nel mentre e a chi resterà anche dopo”.
Ma adesso quali saranno i suoi progetti futuri? Per questo, abbiamo quindi intervistato l’ex numero uno del Chievo Valpo, Hellas Verona Women, Juventus e H&D Chievo Women per risponderci ad alcune domande.

Asia cosa è stato per te il calcio?
«Per me il calcio è stata una passione a prima vista, qualcosa che possiedo dentro di me dalla nascita. È stata la mia forza nei momenti difficili, ma soprattutto è stata una scuola di vita. Mi ha insegnato valori come l’amicizia e la solidarietà, la determinazione e lo spirito di sacrificio, necessario non solo nello sport ma, soprattutto, in molte situazioni della vita».

Come hai scoperto di avere la passione per il pallone?
«Come ho già detto è sempre stata una passione intrinseca a me. Nessuno nella mia famiglia ha giocato a calcio, solo il nonno con cui ho sempre condiviso tutte le mie avventure. Fin da piccola continuavo a calciare la palla in casa contro le scale e dopo qualche anno ho deciso di portare a casa a mamma e papà l’iscrizione alla scuola calcio e così è iniziato il mio viaggio».

In che modo hai capito che avresti giocato tra i pali?
«Se il calcio è sempre stato dentro di me, la passione per il portiere lo è stata ancora di più. Fin dai primi allenamenti giocare fuori mi annoiava. Volevo lanciarmi nelle pozzanghere di fango come ero solita lanciarmi in piscina e così ho deciso fin da subito che quello sarebbe stato il mio mondo».

Chi era il tuo calciatore o calciatrice di riferimento?
«Non ho mai avuto calciatori o calciatrici di riferimento, mi piace guardare loro più come degli esempi di vita. Tendo sempre ad osservare i loro comportamenti fuori dal campo o i valori che sostengono, perché in fondo giocare a calcio sono bravi tutti, chi più chi meno».

Tra le numerose gare che hai giocato nella tua carriera, qual è quella che ti ha dato più soddisfazioni?
«La gara che mi ricordo di più in assoluto è stato il mio debutto in Serie A con la maglia del Chievo. Ero giovanissima e, forse, non ancora molto consapevole di ciò a cui andavo incontro. Guardavo Giacinti e Sabatino come se fossero extra terrestri. Mi ricordo ogni singolo momento, ogni singola emozione e la porterò sempre con me».

Qual è la maglia che ti ha lasciato ricordi indelebili?
«Più che maglie indelebili, credo ci siano ricordi indelebili. Come le rappresentative regionali, le convocazioni in nazionale giovanile, gli anni alla Juventus. Ripensando al passato mi viene sempre un po’ di nostalgia ma tutto questo farà sempre parte di me. Mi piace ricordare queste esperienze attraverso le persone che ho conosciuto perché alla fine del viaggio sono le relazioni che restano, tutto il resto fa da contorno».

Tu hai conosciuto numerose calciatrici nel tuo percorso calcistico. Tra quelle che hai incontrato, c’è una che ti ha stupito più di tutte?
«Si ho giocato con tante calciatrici brave ma una che mi piacerebbe citare e a cui mando un grosso in bocca al lupo per questo Mondiale, da giovanissima, è Chiara Beccari. È sempre stata superlativa, come calciatrice e come persona e spero che la vita le riservi grandi cose».

Lo scorso anno hai giocato nell’H&D Chievo Women, dove la squadra ha chiuso al sesto posto in Serie B. Secondo te, il piazzamento è stato giusto?
«Se consideriamo l’andamento generale della stagione, tra alti e bassi credo che il sesto posto sia un posizionamento più che onesto. Il campionato è stato molto competitivo, quindi direi che anche le squadre che sono arrivate dopo di noi hanno fatto un’ottima stagione».

Qualche giorno fa è arrivato il tuo annuncio, tramite social, sull’addio al calcio giocato. Perché hai deciso di fare questa scelta?
«È stata una scelta difficile da prendere, fatta però guardando al futuro. Fare la calciatrice significa non poter coltivare molto fuori dal campo, significa non affezionarsi troppo a posti, a persone perché ogni anno non sai dove andrai. Io ho il talento, ma non il carattere per partire e lasciare continuamente tutto ciò che mi circonda. Sono uscita di casa giovanissima, e forse è il motivo per cui sono arrivata a questa conclusione prima del dovuto. La vita è fatta di cicli, e quest’anno ho deciso di chiuderne uno meraviglioso e di iniziarne uno nuovo che mi possa aprire la strada del futuro».

Cosa ti mancherà di questo mondo?
«Mi mancherà sicuramente il calcio nella sua essenza, mi mancheranno le “alzatacce” della domenica per andare in trasferta, mi mancheranno tante mie compagne, mi mancheranno le emozioni prima di una partita importante, mi mancherà tutto».

Tu pensi che il calcio femminile italiano, negli ultimi anni, sia migliorato o peggiorato?
«Negli ultimi anni il calcio femminile ha sicuramente fatto dei passi in avanti come visibilità e come movimento in generale. Tuttavia, credo che la mentalità italiana sia ancora molto distante da questo mondo e se ciò non cambia in fretta sarà difficile riuscire a far decollare il movimento. Per le società dilettantistiche è ancora un investimento troppo rischioso e questo significa non poter dare alle bambine la possibilità di giocare tra di loro fin da piccole».

Parliamo del Mondiale che inizierà tra meno di tre settimane. Che torneo possiamo aspettarci?
«Secondo me sarà una bella avventura. Come tutte le competizioni di questo calibro sicuramente avrà le sue sorprese, non ci sarà niente di scontato. Quindi non ci resta che seguirlo».

Secondo te, chi può vincere la Coppa del Mondo?
«Come ho detto è imprevedibile e non scontato ma credo che Stati Uniti, Svezia, Francia e Spagna siano tra le favorite».

E l’Italia, invece, dove potrebbe arrivare al Mondiale?
«Secondo me è tutto da vedere. Non è capitata in un girone molto semplice, quindi credo che sarà molto difficile rientrare tra le prime sedici, ma niente è impossibile».

Come giudichi le scelte fatte dalla CT delle Azzurre Milena Bertolini in vista del Mondiale?
«Scelte sono scelte, sono tutti molto bravi a giudicare ma non sono loro poi a dover scegliere quindi credo che vadano rispettate. Sicuramente c’è stato un cambiamento molto grosso, sono contenta che abbia dato spazio alle giovani e spero che questo venga colto come un segnale positivo».

Com’è la tua vita fuori dal campo?
«Sono una persona molto impegnata. Odio stare ferma, trovo sempre qualcosa da fare. Ora sto studiando Scienze Motorie all’Università di Verona, e nel tempo libero frequento molto gli ambienti parrocchiali; è lì che ho imparato il valore dell’amicizia. Fin da piccola mi è sempre piaciuto poter mettermi al servizio di qualcuno ed è proprio lì che riesco ad esprimere questa parte del mio carattere».

Adesso cosa c’è per te nel tuo futuro?
«Il mio futuro lo vedo ancora molto confuso. Ho tante idee ma niente di concreto ancora. Mi piacerebbe fare della fisioterapia e della rieducazione il mio lavoro, e magari perché no anche in ambito sportivo».

Ti piacerebbe restare nel mondo del calcio?
«Mi piacerebbe rimanere sicuramente nel mondo del calcio ma più a contatto coi bambini e le bambine, dove si respira un calcio sano, genuino, senza filtri e secondi fini. Quest’anno infatti inizierò ad allenare qui nel mio Paese le annate dei più piccoli per mettermi alla prova».

La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia Asia Sargenti per la disponibilità.

Elia Soregaroli
Nato il 12 luglio del 1988 a Cremona, Elia ha sempre avuto una grande passione per il mondo del giornalismo, in particolar modo a quello sportivo. Ha tre esperienze lavorative in questo settore, IamCalcio, ManerbioWeek e BresciaOggi, un workshop con l'emittente televisiva Sportitalia, e uno stage curricolare con il Giornale di Brescia. Si avvicina al calcio femminile nel 2013 grazie ai risultati e al percorso del Brescia CF e da allora ha cominciato ad occuparsi anche del movimento in rosa.