Nel torneo di Eccellenza siciliana ai nastri di partenza è presente, come nel passato campionato, il Cus Unime, squadra di calcio ad 11 femminile di Messina. La società gialloblù guidata da Roberto Smedile, e capitanata da Simona Guerrera, vede nelle sue fila Eleonora Fragomeni, classe ’93 di Messina, in squadra da 4 anni. Abbiamo raggiunto la punta delle peloritane per conoscere meglio la realtà sicula.

Eleonora come ti sei avvicinata al mondo del calcio?
Ho iniziato a giocare a calcio all’età di quasi 22 anni. Ho sempre fatto partitelle con amici o dato quattro calci al pallone con mio cugino e più lo facevo e più mi piaceva, tanto che un giorno, a metà stagione, ho deciso di contattare una squadra di calcio a 5 messinese per entrare a far parte del gruppo. Naturalmente non ero proprio ai loro livelli ma le ragazze e il mister mi hanno fatto sentire subito a mio agio, dandomi anche spazio nelle partite CSI. Quell’anno la squadra ha sfiorato la promozione dalla Serie C alla A2. La voglia di salire in un’altra categoria era tanta, tanto che il presidente e il mister si ripromisero, per la nuova stagione, di creare una squadra vincente per la scalata in A2 e ci riuscirono. Capisci bene che spazio per me non ce n’era più di tanto così in accordo con il mister andai in una squadra che affrontava un campionato di Serie D per farmi le “ossa” e così è stato. In seguito, dopo aver lasciato la squadra quasi a fine campionato per problemi con il gruppo, ho ripromesso a me stessa che avrei creato io qualcosa a mia immagine e somiglianza”.

Cosi è nata la squadra della Cus Unime giusto?
“Come si suol dire chiusa una porta si apre un portone. Così nel giugno 2017 con Alessandro Parisi, che era allora il responsabile calcio Cus Unime e anche mio grande amico, ho deciso di creare una squadra di calcio a 5. Lui subito ha creduto nel mio progetto e insieme andammo dal presidente Nino Micali per proporgli questa nuova iniziativa, fin qui mai stata fatta dal CUS. Ricevuto l’appoggio del presidente, abbiamo dato vita alla squadra e sono riuscita a organizzare tutto, coinvolgendo subito Tiziana Impoco, calciatrice italiana di grande esperienza e diventata il nostro tecnico: in quella stagione siamo riusciti a vincere i playoff e conquistare la promozione in Serie C”.

Da li a poco è nata la squadra di calcio a 11 vero?
I numeri con il calcio a 5 erano sempre in crescita, tanto che nella stagione 2018 si crearono 2 squadre di calcio a 5, ma ancora non mi bastava. Volevo creare per la città qualcosa che non c’era da tempo e fu così che nella scorsa stagione oltre a disputare il campionato di Serie C di calcio a 5 creammo la squadra di calcio a 11. Grazie alle strutture del CUS, con un campo a 11 in erba sintetica a disposizione, siamo riuscite ad allenarci bene e prepararci al meglio per questa nuova avventura. La grande pazienza e forza di volontà dimostrata da mister Smedile, per la prima volta sulla panchina di una squadra femminile, ha pagato, e al momento dello stop forzato eravamo quarte a 4 punti di distacco dalla 1° posto. Abbiamo sperato fino all’ultimo di riprendere quello che avevamo lasciato, organizzando allenamenti a distanza in videochiamata, ma purtroppo non è stato così”.

Per questa nuova stagione quali erano gli obiettivi?
“In questa nuova stagione c’eravamo ripromessi di fare ancora meglio della precedente e già dai primi giorni di settembre abbiamo dato il via alla preparazione atletica.  Abbiamo inserito nuovi elementi di qualità in gruppo, ma purtroppo ancora una volta abbiamo dovuto accettare lo stop dei campionati, prima ancora dell’inizio. Tuttavia non demordiamo e continuiamo ad allenarci in maniera individuale e distanziata, nel rispetto dei protocolli”.

Quali differenze hai trovato tra calcio a 5 e quello ad 11?
“Chi pensa che le differenze non ci siano sbaglia, e ne ho avuto la prova la scorsa stagione quando mi sono ritrovata a disputare tutti e due i campionati. Gli allenamenti sono completamente diversi, il calcio a 5 si basa molto sulla velocità e sulla rapidità, c’è molto il tocco di suola, fondamentale per gestire al meglio la palla e la tecnica, anche il tiro è meglio farlo di punta che di collo. Cosa del tutto inversa il calcio a 11: il tiro quasi obbligatoriamente di collo, punto dolente per me abituata a calciare di punta; ci vuole molta più resistenza nella corsa e molto uso del corpo, la palla si stoppa di piatto, diciamo quindi che sono due sport differenti che proiettano la stessa finalità, fare goal”.

E dal punto di vista organizzativo?
“Come responsabile invece noto che nelle due squadre c’è una sorta di rivalità, naturalmente detto in senso positivo, con le ragazze del calcio a 5 a sentirsi la squadra principale, essendo state le prime a varcare le porte del CUS, e le ragazze del calcio a 11 a cercare maggiori attenzioni perché anche loro si considerano una prima squadra. Ma la verità, come ho detto alle ragazze, è che non esiste una squadra principale: entrambe sono importanti ed entrambe sono pronte ad affrontare un campionato regionale nel migliore dei modi.”

Come gestisci questo duplice ruolo di giocatrice e dirigente?
“Avendo un duplice ruolo non è sempre facile gestire la cosa. A volte capita di essere vista più come una compagna di squadra che come una responsabile, non sempre comprendono i motivi di alcune scelte, ma ho sempre avuto il supporto di tutte loro. Ho un bellissimo rapporto con le calciatrici e ricevere il loro supporto, il loro aiuto, è sempre bello. Per questo dico grazie a tutte loro”.

Come sta crescendo il calcio femminile in generale nella tua regione?
Con l’avvento dei mondiali ho visto che c’è stato un margine di crescita esponenziale soprattutto con il calcio a 11 qui a Messina, dove mancava da oltre 15 anni una realtà di calcio femminile a 11 perché tutte le società si erano proiettate sul calcio a 5. Nel tempo, invece, sono aumentate la squadre nel campionato regionale e non può che essere un bene, perché si dà alle ragazze la possibilità di scelta. Inoltre anche i genitori si avvicinano sempre di più a questo mondo, portando le figlie a fare scuola calcio: loro saranno il nostro futuro e presto speriamo di vederne tante esordire in prima squadra”.

Quale reputi un’emozione provata grazie a questo sport da ricordare volentieri?
“Ho tanti bei ricordi, ma non di azioni, gol o assist. Il mio più bel ricordo legato al mondo del calcio è aver trovato persone speciali che ormai fanno parte di me e della mia vita e aver instaurato quei rapporti di fiducia e rispetto che solo una squadra considerata come una famiglia ti può dare”.