Occhi di ghiaccio ma cuore aperto. Marina Georgieva, 26 anni, osserva lo stadio Curva Fiesole, teatro delle partite casalinghe della Viola e luogo in cui questa intervista si svolge. Elegante oggi nella sua divisa ufficiale, è pronta a sporcarsi le mani quando la vita (o il match) lo richiede.

Difensore centrale, Marina è arrivata in estate per rinforzare la retroguardia viola. Nata a Melk, è punto fisso della Nazionale Austriaca ma con radici bulgare delle quali va orgogliosa. “In realtà sono sempre metà e metà: in Austria sono la bulgara, in Bulgaria sono l’austriaca. Diciamo che ho preso il meglio delle due culture: per cibo e mentalità sono austriaca, ma la mia gestione del tempo è totalmente balcanica!”.

Marina, il tuo arrivo a Firenze dal Paris Saint Germain è stato uno dei trasferimenti più interessanti in Italia. Raccontaci come è andata e cosa ti ha portata qui.

All’inizio non conoscevo molto l’ambiente lavorativo della Fiorentina, quindi non sapevo cosa aspettarmi. Dopo i primi contatti ho iniziato ad informarmi e sono venuta a controllare di persona con menta aperta, pronta a tutto. Sono stata decisamente e favorevolmente impressionata. Il Viola Park è una struttura che non mi aspettavo, forse la migliore in cui sono mai stata. Le persone, la cultura, il calcio sono molto vicine alla mia idea”.

La tua carriera si è snodata tra Austria, Germania e Francia. Pur essendo giovane hai già visto molto calcio europeo. In cosa ti hanno fatta crescere queste esperienze?

“A livello di crescita personale ogni paese ha la sua cultura, quindi ho imparato ad approcciarmi e adattarmi in fretta. In Francia per esempio la mia vita personale e professionale erano molto separate, non condividevamo molto fuori dal campo o dal centro sportivo. In Germania era differente in un altro modo, lì è un po’ più difficile inserirsi nel gruppo, prima devi dimostrare cosa sai fare sul campo. In Italia ti accettano per come sei, anche se non ti conoscono o non sei stata presentata da nessuno. Sono tutte esperienze che hanno contribuito alla mia crescita personale.

Dal punto di vista professionale ogni campionato ha le sue caratteristiche, più tattico in Germania, più veloce e fisico in Francia. La Serie A è ovviamente più tecnica. Il Campionato più difficile forse è stato quello francese, ma anche in Germania è stato impegnativo. Passare dalla prima lega austriaca alla Frauen-Bundesliga, con ritmi e caratteristiche diverse, è stato il primo vero salto. Ogni volta è una sfida in cui devo “riposizionare il mio calcio”.

Questa stagione è la tua prima in Serie A. Avversarie, stadi, partite: per te tutto è nuovo e un difensore non ha margine di errore sul campo. Come affronti mentalmente le partite?

Prima di ogni match fisso i miei obiettivi. Voglio vincere i duelli, non perdere mai la palla ed essere sempre nella giusta posizione. Mi focalizzo su questi tre aspetti per essere la miglior giocatrice in campo e affronto la partita un’azione alla volta. Ci sono comunque aspetti che ancora devo affinare, non sento di essere al 100% e voglio rinforzare anche queste possibili lacune”.

Questa però è 100% “Champion Mentality”.

Assolutamente sì, non voglio rilassarmi e voglio sempre essere migliore della Marina dell’ultima partita”.

Il vostro percorso nel 2023 è stato assolutamente positivo. Voltandoci un attimo, quale momento sceglieresti come migliore e quale come peggiore finora?

Il migliore e il peggiore sono arrivati nella stessa giornataLo stadio Curva Fiesole sold out per Fiorentina-Juventus è stato incredibile: l’atmosfera, la carica, il nostro gioco. Abbiamo fatto una grande partita, sono sicura che avremmo portato a casa quella partita anche grazie ai nostri tifosi. Ho un feeling speciale con quello stadio, mi galvanizza. Il momento peggiore è arrivato in quella stessa partita quando ho preso un cartellino rosso e il rigore ci ha causato la sconfitta. Ovviamente lasciare il campo e le mie compagne è stato tremendo”.

Marina vive per obiettivi a breve o a lungo periodo? Hai già deciso i tuoi in maglia viola?

Io voglio vincere. Tutto, sempre. Non importa in quale competizione, sia con il club che con la nazionale. So che potrebbe sembrare poco realistico o irrealizzabile, che forse dovrei abbassare la mira a obiettivi più alla portata, ma è stato così per tutta la mia vita. Quando giocavo nell’Academy e non nascondevo questi desideri, gli altri bambini mi prendevano in giro. L’anno scorso mi hanno richiamata complimentandosi perché ero arriva al Paris Saint Germain. Credo che sia importante voler vincere e non sentirsi arrivati. Soprattutto, non accontentarsi e non scegliere obiettivi più “piccoli” perché più facili da raggiungere. Punto sempre al massimo e sono pronta ad affrontare la delusione di un eventuale fallimento pur di non accontentarmi. Accetto di perdere, non accetto il non provarci.

Ambiziosa e concentrata. Sempre.

Ambiziosa certamente, ma c’è molto di più. “Obsessed” direi. Credo in Dio e penso che tutto quello che mi succede faccia parte del mio destino. Non rinuncio o mi commisero, ho i miei momenti di sconforto ma mi rialzo subito e penso che faccia tutto parte di un piano più grande. Il mio impegno è sempre massimo, poi quello che deve accadere accadrà. Determinazione e resilienza. Un po’ la mentalità di Usain Bolt, è un atleta che ammiro molto”.

Com’è la Marina fuori dal campo? Le tue compagne di squadra avrebbero da aggiungere qualche aggettivo?

Sono un mix di molte cose: sono molto creativa, onesta e forse anche troppo diretta! Dico quello che penso! Sono organizzata e caotica allo stesso tempo: ho bisogno di un piano per tutto ma allo stesso tempo sono pronta a cambiare subito. Penso che le mie compagne di squadra aggiungerebbero che sono un po’ pazza…e sempre in ritardo! Ho anche una parte profonda che conoscono i miei amici più stretti, un lato di Marina che non esce quasi mai nella vita di tutti i giorni”.

C’è ancora molto tempo, ma hai già pensato alla tua carriera post calcio?

Il mio più grande desiderio dopo la carriera calcistica è avere figli. Quando smetterò vorrei poter creare una famiglia. Ho anche intenzione di finire la mia Laurea Specialistica in Sport Management, mi manca un esame per la licenza UEFA B per allenare anche se non mi vedo molto come Allenatrice! Finché il mio corpo resiste giocherò a calcio, dopo vorrei comunque restare nel mondo dello sport”.

L’ultima domanda, quella più intima e lontana dal calcio. Cos’è per Marina la felicità?

La felicità viene dall’interno per me. Salute, per me e per la mia famiglia, e nessun conflitto”.