Ex giocatrice di Serie A2, B e C terminata la carriera nel calcio a 5 con lo Sporteam Vicenza in serie A Elitè, rimanendo sempre in terra veneta negli ultimi 15 anni, confermata dal calcio Padova Femminile per la prossima stagione alla guida della categoria Under 15.
Stiamo parlando di Ambra Capotosto, allenatrice del Padova Under 15 femminile, raggiunta dalla nostra redazione per chiederle un bilancio di fine stagione e sul calcio femminile attuale.

Com’è iniziata la sua avventura da allenatrice? Ha incontrato difficoltà?
“Che avessi qualche caratteristica adeguata ad allenare, lo avevo già intuito precocemente all’età di 23 anni quando un allenatore del comitato regionale del Lazio mi propose da subito di cominciare ad intraprendere questa carriera, poi gli studi mi portarono ad allontanarmi dalla mia terra di origine a proseguire e poi terminare la mia carriera calcistica in Veneto. La voglia di mettersi in gioco come allenatore c’è sempre stata ma sicuramente l’attimo esatto in cui ho preso coscienza è stato nel momento in cui una mia conoscente mi chiese di darle un aiuto con una squadra juniores di una società dilettantistica nel padovano. Da quel momento in poi credo di non aver mai smesso di avere fogli in tasca e berretto sulla testa. Mi ritengo fortunata, perché in tutte le società in cui sono stata, sia maschili che femminili, ho sempre trovato il supporto giusto anche nelle difficoltà quotidiane.”

Rispetto a quando aveva l’età delle giovani ragazze che allena, quanto è cambiato il mondo del calcio femminile? Come vivono le sue giocatrici la loro attuale situazione sportiva e come invece l’ha vissuta lei quando era un’adolescente?
“Il calcio femminile in Italia è cambiato molto ma non ancora rivoluzionato. Fino a qualche anno fa non c’erano i campionati giovanili femminili e questo risulta essere un passaggio essenziale per un adeguato trasferimento di competenze alle giocatrici che sia graduale e omogeneo. Io a 14 anni fui catapultata subito in prima squadra senza avere la possibilità di crescere progressivamente. Le giovani calciatrici di oggi hanno indubbiamente maggiori chance rispetto a qualche anno fa, tenendo anche conto della presenza delle nazionali giovanili e del professionismo, appena certificato, che crea certezze e aspettative.”

Allenare le giovani significa allenare il futuro del calcio italiano. Che consigli si sente di dare alle giovani ragazze o alle bambine che vogliono iniziare questo sport?
“Il consiglio che vorrei dare, lo rivolgerei soprattutto ai genitori. Una bambina che si avvicina al gioco del calcio ha già di per se qualcosa di straordinario quindi bisogna essere in grado di cogliere questa caratteristica che va al di là della pratica sportiva. Poi mi sento di dire che gli obiettivi si raggiungono attraverso il lavoro duro e qualche sacrificio, queste sono le mie parole quotidiane.”

Il Presidente Massimo Mingardi ha speso delle bellissime parole a stagione conclusa sia per la prima squadra sia per le categorie Under: siete vincitrici del vostro girone e siete state impegnate per le fasi finali della categoria Nazionale, può ritenersi soddisfatta? Si è trovata bene con questo gruppo?
“Premesso che il merito del raggiungimento della fase finale va dato anche all’allenatore che ci ha preceduto, direi che essere nelle prime sei d’Italia su 192 formazioni iscritte sia il raggiungimento di un obiettivo estremamente significativo per una società come la nostra, fatta principalmente del lavoro quotidiano dei singoli ottimamente coordinata dal DS Valter Pepato e dal Responsabile del settore giovanile Adriano Zilio. Se cerca sulla Treccani il sinonimo di soddisfazione le verrà fuori il sostantivo appagamento che non è proprio il mio sentimento dopo le fasi finali. Direi che sono/siamo consapevoli, ma che è d’obbligo aggiungere ulteriori obiettivi a questa squadra che ha qualità. Il gruppo mi ha accolta benissimo, siamo entrate subito in sintonia ma va dato merito anche dell’educazione e il rispetto che i genitori riescono a trasmettere alle ragazze, nonostante i tempi a mio giudizio molto condizionati dai social oltre che dalla pandemia.”

Da poco si è conclusa la fase nazionale under 17 dove il Padova è stato protagonista. Che cosa vi portate dentro da questa esperienza?
“Il livello delle fasi finali era sicuramente molto buono e con diverse idee di proposte di gioco. Analizzando con Mister Zilio le varie gare, possiamo dire che ce la siamo sempre giocata alla pari tranne all’esordio contro il Milan in cui abbiamo pagato l’emozione della prima uscita contro una big. Siamo state poco lucide su alcuni episodio che abbiamo immediatamente pagato.
Terminare il primo tempo sotto di tre goal non ci ha aiutato sicuramente.
Gli altri tempi più equilibrati e noi maggiormente reattive. Terminata con 4-1 per le rossonere con unico goal patavino di Squizzato.
La seconda partita contro l’Inter formazione con qualche individualità in più, partita anch’essa in salita perché perdevamo 2-0 al 10° del secondo tempo, ma il risultato è stato bugiardo fino a quel momento perché avevamo avuto tante occasioni con qualche strappo di Copelli e Baccaro fin da subito oltre a mostrare più di qualche buona trama di gioco con Zuin, Molon e Pittarello a centrocampo. La reazione non si è fatta attendere e abbiamo prontamente rimontato facendo un 2-2 con Baccaro e Copelli. Pareggiare 2-2 in rimonta contro l’Inter, creando più di qualche occasione non concretizzata ha solo evitato il ribaltone sulle nerazzurre.
Ultima partita del girone B contro il Napoli Vinta 3-1 che ha decretato il III° posto nel girone proponendo comunque delle cose molto interessanti contro una squadra ben messa in campo ed estremamente coriacea. La finalina 5°-6° posto infine ci ha visto soccombere per 2-1 contro le bergamasche dell’Atalanta. Anche questa partita equilibrata ma con tante occasioni non concretizzate.”

Quale fino ad ora la più bella soddisfazione da tecnico?
“Ho un passato relativamente recente come allenatrice ma credo che le soddisfazioni per un tecnico che allena nelle selezioni giovanili passino attraverso la carriera di alcune calciatrici che percorrono la strada verso le nazionali piuttosto che nei club di serie A.
Fin quando allenerò nel settore giovanile credo che questa sia la vera soddisfazione che va al di là dei campionati vinti piuttosto che trofei o qualificazione alle fasi finali nazionali. Le vere protagoniste sono loro.”

 Parlando invece della prima squadra, che cosa ne pensa del risultato ottenuto a fine campionato? L’esito finale ha tenuto tutti col fiato sospeso fino all’ultimo…
“La salvezza è stata raggiunta ed è questo il risultato che più conta. Come, quando e perché, poco importa, l’importante è stato esserci riusciti. Analizzando poi a freddo in ottica futura sarà fondamentale non perseverare negli stessi errori ma fare tesoro di questa stagione per aggiustare il tiro e dare al Padova Femminile la possibilità di essere nel posto che merita in classifica ovvero nella prima metà.”