Il Covid ha fermato il nostro campionato regalandoci la possibilità di consolidare il nostro gruppo, ma non ha spento l’entusiasmo di Mister Terracciano, che puntualmente incontra la squadra per gli allenamenti. Nello spogliatoio il clima è sereno, anche se un pensiero va ad alcune compagne impegnate in prima persona ad aiutare chi lotta per la vita contro questo terribile nemico. Incontriamo Fabiana Ottaviani, classe 2001, trequartista con la maglia n.7.

Che cosa pensi dell’esperienza che stai vivendo con la Ducato Spoleto?
“E’ sicuramente un’esperienza bellissima, anche se con alti e bassi. Non avevo mai affrontato un campionato di serie C prima d’ora, anche se in realtà avevo già un’idea di quale sarebbe stato il livello e di sicuro non me ne ritengo ancora all’altezza, perché c’è ancora molto da migliorare. Con la giusta dose di volontà e determinazione sicuramente riusciremo ad ottenere tutte insieme l’obiettivo di mantenere la categoria, che è ciò che il nostro gruppo merita veramente; ci stiamo allenando molto bene, sfruttando questo periodo di stop per noi fondamentale”.

Per te il calcio è un hobby o una professione?
“Ho iniziato a conoscere e praticare questo sport all’età di 9 anni grazie a Gianfranco Diotallevi, che poi è stato il mio allenatore per 4 anni, prima alla Ducato Spoleto e poi al Norcia480. Il calcio mi ha dato tantissimo, mi ha cambiato soprattutto caratterialmente, mi ha dato la determinazione che ho ora. Per me il calcio non è mai stato un hobby, non l’ho mai visto come un passatempo, l’ho sempre visto come un regalo che la vita mi ha voluto fare, e spero che questo regalo un giorno possa diventare professione”.

Quali sono i tuoi progetti al riguardo?
“Un primo passo che vorrei fare è sicuramente quello di conoscere un po’ il calcio fuori
dall’Umbria e magari un giorno fuori dall’Italia. Un secondo passo invece, come ho già detto, è quello di far diventare questa passione la mia professione, soprattutto per “ripagare” i sacrifici fatti dalla mia famiglia, ma anche per una soddisfazione personale”.

Che cosa pensi del fatto che il calcio femminile non è ritenuto professionistico?
“Sicuramente il calcio in Italia non è allo stesso livello di quello estero, anche se dopo il mondiale in Francia c’è stata maggiore attenzione. La FIGC, se non sbaglio, dal prossimo anno punta a riconoscere anche noi donne come professioniste. Ma io penso che dovrebbe diventare professionismo tutto lo sport femminile, non solo il calcio”.

Che cosa ti ha dato la spinta a scegliere questa squadra quest’anno?
“Inizialmente non volevo impegnarmi per questa stagione soprattutto per mancanza di stimoli, ma poi in parte la scelta del salto in serie C e in parte la mia volontà di non mollare mi hanno portato ad affrontare un nuovo anno che mi ha già regalato tantissime emozioni”.

C’è qualcuno che è stato determinante in questa tua decisione?
“Inizialmente no, ho preso questa decisione con me stessa, non volevo abbandonare la mia
passione e quindi ho voluto rimettermi in gioco. In un secondo momento, con l’arrivo di Mister Stefano Terracciano ho capito che non era quello il momento di abbandonare la squadra. Il Mister è una persona fantastica, grazie a lui ho riscoperto l’amore che avevo per il calcio ma che piano piano stava svanendo. Mi motiva prima e dopo l’allenamento, prima e dopo la partita, e fa lo stesso con tutta la squadra, ed è questo che secondo me deve fare un allenatore. Se un giorno dovessi passare ad una categoria superiore o comunque avere successo è solo grazie a lui, che ha creduto in me sin dal primo momento.”