Sicuramente un motivo che spinge uno sportivo a studiare è la possibilità di avere un futuro alla fine della carriera da giocatore. Difatti, non in tutti gli sport o in tutte le categorie vi è la stessa percezione di salari. Sapere o sapere fare altro nella vita è fondamentale, anche per un ipotetico piano B.

Nel calcio femminile ora si può parlare di professionismo, ma fino a qualche anno fa l’atleta del massimo campionato italiano di calcio femminile viveva obbligatoriamente con l’idea che fare la calciatrice non sarebbe stato abbastanza per portare la pagnotta a casa. Per cui tra sacrifici e altro, le giocatrici alternavano la vita tra lavoro o scuola e poi il calcio.
Questo continua ancora oggi per molte atlete, nonostante la via del professionismo sia sempre più vicina.

Recentemente, la giocatrice della Juventus e della Nazionale Barbara Bonansea si è laureata in Business Administration, ma non è l’unica ad aver conseguito una laurea tra i campi da calcio. Laura Fusetti del Milan è laurea in Scienze della Ristorazione, Sara Gama della Juventus in Lingue e Letterature straniere, Alia Guagni dell’Atletico Madrid ha una triennale in Scienze Motorie e una magistrale in Scienze e Tecniche dello sport, Cecilia Prugna dell’Empoli Ladies in Disciplina delle Arti della Musica e dello Spettacolo (DAMS).
Eleonora Goldoni e Elena Pisani, dopo aver conseguito la laurea negli Stati Uniti presso l’East Tennessee State University sono tornate a giocare in Italia, ora rispettivamente al Napoli e Florentia. Molte altre sono invece iscritte a corsi di laurea, preferendo la modalità online per conciliare la vita da atleta.

Il campionato femminile di Serie A1 e A2 di pallavolo rimane quello con più laureate: il 20.6% del totale delle giocatrici ha una laurea, pari a 1/5. Anche il basket si distingue bene dove nel maschile i numero di laureati maschi è 5.5%, mentre nel calcio di Serie A maschile una cifra inferiore all’1%.

Credit Photo: Pagina Facebook di Barbara Bonansea