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Immaginate di essere nati in una città, di vivere in quella città, di tifare una squadra e sapere che quella squadra, quella che hai sempre tifato, giocherà proprio nella tua città. Magico, no? Ecco, ad Arianna Gallina da Biella è successo esattamente questo. Deve ancora compiere 18 anni, ma il suo sogno lo ha già realizzato: o forse è proprio l’inizio del sogno. Juventus-Sampdoria, ritorno dei quarti di finale della Coppa Italia Frecciarossa, le bianconere già praticamente sicure della qualificazione. Sono passati solo pochi minuti, ma c’è un problema in campo per Federica Cafferata. Joe Montemurro si volta verso la panchina e manda a scaldare proprio Arianna. “E’ stato tutto molto veloce, non era previsto – racconta – ero un po’ agitata, ma appena messo piede in campo l’agitazione è volata via e mi sono goduta l’emozione e la partita”.

A Biella, in uno stadio che conosceva già prima che ci arrivasse la Juventus. “Ci facevamo lezioni di educazione fisica a scuola o la corsa campestre, ma ovviamente la tribuna era vuota, non c’era tutta questa gente. Poi la Juve è venuta a giocare qui: se me lo avessero detto, non ci avrei mai creduto. La maglietta dell’esordio? L’ho rimessa nel borsone, la prenderò a fine anno”. La famiglia ha sempre seguito Arianna nella sua crescita, ma non solo i genitori: appostato in tribuna c’era anche nonno Tommaso. “E’ sempre stato presente, mi ha sempre accompagnato agli allenamenti e alle partite quando i miei genitori non potevano. Ma allo stadio, alla fine, c’era anche mamma”.

L’esordio, la prima intervista post-partita (“Ero molto agitata, ma penso di essermela cavata bene”), poi questo racconto di come una bambina stia diventando calciatrice, con i colori bianconeri nel dna. “Tifo Juventus da quando sono piccola, la mia famiglia è bianconera. Dybala è il giocatore che mi ha fatto innamorare del calcio e della Juve”. Poi sono arrivate le Women, di cui Sara Gama – che venerdì giocherà la sua ultima partita in Nazionale – fa parte dal giorno zero. “Un esempio per molte bambine che avevano e che hanno questa passione, anche perché ha fatto tanto per il calcio femminile: è un simbolo”.

Juve di cui era tifosa e di cui oggi Gallina è giovane calciatrice: “Un giorno, quando avevo otto o nove anni, arrivò papà a dirmi che la società mi avrebbe voluto per un provino. Andò tutto bene, ma al primo allenamento avevo ansia. Alla fine andò tutto bene, ma per metà anno rimasi tesserata con la mia vecchia società, quindi facevo allenamenti doppi”. E primi sacrifici: primi di tanti. Perché Torino e Biella sono vicine, ma non vicinissime, e Arianna deve frequentare il liceo scientifico sportivo. “Vado ad allenamento in treno, e devo uscire un po’ prima da scuola. Da Biella a Santhià, da Santhià a Porta Susa, da Porta Susa a Lingotto, poi la navetta. Al ritorno riesco a prendere il diretto, ma di fatto passo i miei pomeriggi in campo e in treno. E ovviamente in treno devo cercare di studiare il più possibile”.

Non usa particolarmente i social, Arianna, “perché sono molto introversa”. Ama gli animali e la musica e, a proposito di musica, fuori la playlist dei prepartita: “Due canzoni non mancano mai: l’inno della Juventus e ‘Il più grande spettacolo dopo il Big Bang’ di Jovanotti, perché mi sa di Juve”. In ogni partita, Arianna applica un nastro sotto il ginocchio destro, come portafortuna: il debutto in prima squadra è arrivato all’improvviso, ma Arianna ha fatto in tempo a metterlo: “Quest’anno mi piacerebbe vincere lo scudetto con la Primavera, ma anche esordire in Serie A dopo averlo fatto in Coppa Italia”. Magari proprio a Biella, a casa sua.