Marcella Bounous, Psicologa dello Sport, docente universitaria, Responsabile Centro studi e Ricerche SPORT ACADEMY, Past President AIPS.

Dopo averla conosciuta nell’ambito dell’ evento “Women 4Football” tenutosi a Milano, dove la nostra testata giornalistica è stata partnership, l’abbiamo raggiunta per eseguire una “intervista in esclusiva” e dialogare su importanti fattori psicologici legati allo Sport.

Lo Sport riveste una funzione importante i giovani, in particolare per le ragazze, che con l’accesso al “professionismo” vedono nel Calcio una possibilità in più per praticare sport con una visione prospettica anche di un lavoro. Come vede questa opportunità, dal punto di vista del genitore che deve avvallare questa scelta, e cosa consiglia agli adulti per la propria figlia?

“Dobbiamo dire che negli ultimi anni il Calcio Femminile sta vivendo una vera e propria rivoluzione e quello che una volta era considerato come uno sport “dominato” dagli uomini, adesso, sta cominciando a diventare sempre più popolare tra le donne: questo anche perché è il primo sport italiano in assoluto a divenire “professionistico” ( 1 luglio 2022). È chiaro quindi che qualcosa si sta muovendo.

Credo sia una ottima opportunità per le ragazze che vedono come prospettiva di lavoro il calcio, ma non dimentichiamo che il diventare professionista (ed inseguire i propri sogni ed obiettivi) necessita, indipendentemente dal genere, di un percorso complesso, impegnativo che non fa sconti a nessuno. L’impegno di una ragazza, che ambisce a diventare giocatrice professionista, presuppone un percorso importante che coinvolge molte skills tra le quali quelle mentali. Un aspetto da considerare è che nell’immaginario comune ci sono ancora sport “ maschili” e gli sport “femminili”: lo sport può essere un terreno fertile per combattere questi pregiudizi. Ma se pensiamo che al pari di altri organizzatori sociali lo sport costituisce un vero e proprio spazio di formazione della struttura identitaria ed è importante considerare come l’esperienza sportiva possa incrementare la consapevolezza di genere e l’abilità ad identificare gli stereotipi.

Un consiglio alla famiglia, che accompagna la propria figlia al mondo del calcio femminile, deve essere quello di supportare la sua “passione”, poiché l’aspetto fondamentale dei ragazzi di oggi è avere un sogno, un obbiettivo a lungo termine. Viviamo in un mondo che incoraggia “l’instant motivation”, tutto e subito. Il fare sport, qualsiasi sport esso sia, inevitabilmente aiuta la ragazza a crescere ed i genitori non devono avere paura di essere legati ai pregiudizi: se c’è passione c’è tutto.

Ovviamente l’uomo è diverso dalla donna, però se noi rifiutassimo la differenza oggettiva tra i due sessi non andremmo mai da nessuna parte, e ci sono caratteristiche di diversità e non di opposizione e poi sono caratteristiche di persona legate ai valori. Queste realtà appartengono a domini diversi e quindi non dimentichiamo che ci sono delle caratteristiche di prestazione diverse, anche legate all’interno dello stesso sesso, quindi noi non dobbiamo avere paura delle differenze ma dobbiamo fondamentalmente evidenziarle. ed i genitori, a mio avviso, devono fare questo step culturale.

E più importante il ruolo dell’allenatore, oppure quello dei genitori, per l’inizio della formazione sul campo delle giovani ragazze? Crede che per la giovane calciatrice, all’inizio del suo percorso, il giocare e doversi confrontare con i maschi considerando anche, ad esempio, una differente forza muscolare, in uno sport molto selettivo come il Calcio, è più un vincolo oppure è ancora di più da stimolo?

Credo entrambe: il ruolo degli adulti è importante. Sono ruoli diversi che devono lavorare in sinergia con messaggi educativi chiari e coerenti tra di loro. Non penso sia sensato fare una classifica di importanza.

Il fatto che sia un vincolo o uno stimolo dipende da come viene incanalato da allenatori e genitori, appunto facendo leva sull’importanza del loro ruolo.

Non mi piace sentir parlare di limiti: bisogna essere chiari nel comprendere come ci siano delle differenze naturali tra uomini e donne ( date da caratteristiche fisiologiche) e differenze di genere ( date dal modo in cui la società interpreta in maschile e femminile).

Questa è la grossa differenza. Si, ci sono delle differenze che non sono degli stereotipi ma sono reali, e noi le dobbiamo accettare, come ricchezza, come unicità. Non possiamo pensare di allenare una donna come un uomo, sarebbe sbagliatissimo.

E poi c’è un altro concetto su cui dovremmo riflettere che è la parità di genere e l’equità di genere.

ll primo è che uomini e donne hanno pari condizioni per realizzare il potenziale umano, quindi stessi diritti civili, mentre l’equità di genere mira a garantire le pari opportunità tenendo conto delle differenze tra i due sessi ed è proprio la diversità ad apparire come un valore fondamentale. Noi dobbiamo garantire oltre che la parità (diritto fondamentale) anche l ‘equità di genere in grado di assicurare pari opportunità a tutti, partendo appunto dalle differenze di ogni persona. E lo Sport dovrebbe valorizzare queste differenze”.

La diversa struttura muscolare e ossea delle donne, a livello fisico, rispetto agli uomini, come la vede? È possibile dare un contributo a livello psicologico per sostenere il raggiungimento degli obbiettivi prefissati? Quale potrebbe essere lo stato d’animo delle donne, nell’affrontare gli obbiettivi di ogni giorno nel gruppo sportivo o in una squadra di calcio? La salute ed il benessere delle atlete quanto conta, non solo nel calcio, ma nello Sport?

Posso affermare che ci sono studi che affermano che le donne riescono a gestire meglio i propri punti di forza a partire dalla propria consapevolezza: riescono a regolare le emozioni, ritrovano subito la concentrazione, sono più perseveranti, maggiore resistenza alla fatica e una capacità di recupero più rapida ( Wissal Boughattas, 20209 ) Incrementare le proprie abilità mentali inevitabilmente impatta positivamente sul benessere e sulla performance ( indipendentemente dal genere).

Per rispondere alla seconda parte della domanda, la salute ed il benessere sono un diritto di ogni essere umano: prima dell’atleta c’è sempre la persona. Quindi conta nella vita prima ancora che in un rettangolo di gioco.

La visione del benessere deve essere interpretata secondo un quadro multi fattoriale che si snoda tra fattori individuali, sport specifici e fattori legati alla propria carriera ( l’atleta si trova spesso a vivere dei momenti diversi nel corso della sua carriera come ad esempio un infortunio o un fine carriera).

Il progetto You’ll Never Walk Alone promosso da AIC e Lega Pro ( il primo in Italia) ha voluto proprio mettere in risalto il benessere del calciatore/ calciatrice partendo dalla persona.

In conclusione, che tipo di attenzione dovrebbe esserci da parte delle Federazioni (o se a suo sapere già esiste) per favorire lo Sport tra i giovani, per trovare le loro emozioni in squadra, per un modello di crescita omogeneo? Nel mondo particolare del Calcio Femminile che modello di crescita potrebbe consigliare? Si potrebbe fare, meglio, o di più per questo Movimento in Italia?

“Le Federazioni hanno dei protocolli, dei modelli da rispettare: a mio avviso quello che dovremmo mettere in risalto è un modello che evidenzi l’importanza del benessere nelle atlete.

Viviamo in un mondo dove il risultato è visto come obiettivo primario, invece ci sono delle tappe evolutive che le atlete devono percorrere per crescere: non bisogna avere fretta. Bisogna partire da una educazione allo Sport, proporre un agonismo consapevole che insegni loro a competere ancora prima che a vincere.

Ovviamente il Calcio femminile è esploso da poco e necessiterà di ancora un po’ di tempo per strutturare il contenitore, per capire i passi da compiere e aiutare le giovani calciatrici a formarsi come donne ancora prima che come calciatrici.

Occorrerà lavorare tanto sulla formazione per abbattere i pregiudizi e comprendere le differenze: solo alla luce delle differenze oggettive si possono strutturare programmi di allenamento che permettano di raggiungere obiettivi in maniera migliore e più rapida e duratura.

Raggiunto questo obbiettivo sarà tutto migliore e diverso”.

La nostra redazione vuole ringraziare la dottoressa Marcella Bounous per il suo tempo e la sua professionalità nel risponderci alle difficili tematiche legate allo Sport, l’ AIC per il supporto tecnico e la disponibilità.

Paolo Comba
Paolo Comba, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti di Torino, dopo il conseguimento del Tesserino ha collaborato per varie testate giornalistiche seguendo il Giro d’Italia (per cinque edizioni), i Campionati del Mondo di SKI a Cortina, gli ATP FINALS di Tennis a Torino, i Campionati Italiani di Nuoto ed ha intrapreso, con passione e professionalità, dal 2019 a Collaborare con Calcio Femminile Italiano. Grazie a questa Testata ho potuto credere ancora di più a questo Movimento, sia nelle gare di Serie A che in Nazionale maggiore, ed a partecipare di persona all’ Argarve Cup ed ai Campionati Europei in Inghilterra. Ad oggi ricoprendo una carica di molta responsabilità, svolgo con onore questa mia posizione, portando ancora di più la consapevolezza di poter dare molto per lo sviluppo e la vibilità del Calcio Femminile in Italia e all’estero poiché lo merita per la sua continua crescita.