La vera rivelazione di Euro 2016? E’ fuori dal terreno di gioco e dentro… gli studi Rai. Il pubblico del calcio scopre Katia Serra, ex giocatrice che regala grandi dribbling dialettici e tattici al fianco di mostri sacri come Arrigo Sacchi e Marco Tardelli. La 43enne opionista del “Grande Match” ha stupito tutti, coniugando non solo ‘sapere’ calcistico’ a una innata capacità di bucare il video. “Il mondo del pallone resta un ambiente fortemente maschilista”, ricordando le “occhiatine o battute inopportune” che ha dovuto subire gia’ quando partecipo’ a “Pomeriggio mondiali” durante Brasile 2014.

 “Non e’ stato affatto facilesono 5 anni che lavoro in Rai e fin quando mi sono occupata di calcio femminile non ho incontrato nessun ostacolo, ma nel momento in cui ho cominciato a commentare il calcio maschile ho riscontrato numerose avversita’”, racconta all’Agi.
“Il grande match” ha ricevuto diverse critiche sui giornali perche’ nello sforzo di unire l’intrattenimento all’analisi tecnica, avrebbe banalizzato la parte sportiva. Ma di certo, accanto a ex calciatori come Federico Balzaretti, a giornalisti come Ivan Zazzaroni e alla squadra di Raisport, Katia Serra non ha sfigurato con la sua precisione e acutezza nei commenti tecnici.

Del resto la “Candreva del calcio femminile” (l’accostamento e’ suo) ha 30 anni di carriera alle spalle con 25 presenze in nazionale e un gol, 316 presenze e 70 gol in Serie A, la conquista di una Coppa Uefa, tre Coppe Italia, tre Supercoppe italiane, un Oscar del calcio come migliore calciatrice nel 2007.

Katia ora è diventata la regina delle opinioniste tv. “Spero che il mio esempio sia trainante, conosco moltissime donne competenti a cui non viene data la possibilita’ di poterlo dimostrare, in questo ambiente non e’ semplice imporsi o riuscire a farsi scivolare addosso, occhiatine o battute inopportune”. Alla base del divario tra uomo e donna spiega Katia “c’e’ il fatto che il calcio per gli atleti maschi rappresenta un lavoro e una volta lasciato il campo possono comunque restare nel mondo del pallone riciclandosi o come allenatori o come commentatori, la donna purtroppo non puo’ mantenersi solo giocando a pallone e sia durante il corso della carriera sportiva sia dopo deve dedicarsi ad un lavoro che le permetta di vivere”. L’esempio della Serra potrebbe fare scuola e chissa’ che un giorno anche in Italia non si possa assistere a una partita di cartello commentata un duo Caressa-Bergomi al femminile.