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Juve – Roma, Bonansea non glissa sul primo tempo: “Buttato! Il pareggio? Peccato”

Photo Credit: Nicolò Ottina - PhotoAgency Calcio Femminile Italiano

Un finale da +1 per un pareggio opaco? È quello rimediato dalla Juventus in occasione dell’ottavo appuntamento di campionato.

La squadra di Massimiliano Canzi è scesa in campo contro la Roma capolista, corazzata che ha mandato sotto di un goal le ospiti dopo poco meno di un quarto d’ora, complice la firma dell’ex Bergamaschi; la risposta bianconera  è arrivata solamente nella ripresa (70’) su una bella proposta di Godø: la norvegese ha trovato i guantoni di Baldi a respingere, pronta, però, Pinto ad approfittare ed insaccare.

Un risultato che, per quanto dimostrato sul rettangolo verde, sembra stare stretto. A parlarne, resasi disponibile a microfoni del club, Barbara Bonansea: «Eravamo a -5 in classifica ed è un po’ un peccato perché abbiamo buttato il primo tempo – ha ammesso -. Nella ripresa abbiamo giocato con meno timore e, guardando all’andamento del match, potevamo anche riuscire a portare a casa i tre punti.

La rosa è composta da giocatrici di alto livello e quindi sia chi parte titolare che quelle che entrano a gara in corso riescono a dare il loro contributo; le sostituzioni servono a dare nuova energia, ed è quello che abbiamo portato in campo. Un peccato che stiamo parlando di un pareggio e non di una vittoria».

Grazie alla prestazione odierna, la formazione torinese sale momentaneamente a quota 14, proprio a -5 dalle giallorosse ed a solo +1 dal Milan. Ora è testa alla Champions League: atteso per martedì 9 dicembre il super match contro il St. Pölten.

Cecilie Runarsdottir, Inter Women: “Sono molto orgogliosa della squadra per essere riuscite a risollevarci”.

credit photo: Francesco Passaretta - photo agency calcio femminile italiano

L’Inter ha attraversato, nelle ultime settimane, un periodo non semplice in cui le prestazioni, viziate anche da diverse assenze in rosa, non sono state all’altezza rispetto a quanto il club si era prefissato prima dell’inizio della stagione.
Uscite dall’Europa Cup contro l’Hacken, ora tutta l’attenzione delle nerazzurre sarà rivolta negli impegni in Campionato e in Coppa Italia.
Per quanto riguarda la serie A, la partita vinta contro la Lazio per 2-0 con la doppietta di Tessa Wullaert ha dato prova dei primi segni di ripresa come detto anche da Cecilie Runarsdottir dopo la fine della gara:

“Sono molto orgogliosa della squadra per essere riuscite a risollevarci dopo un periodo così difficile. Abbiamo giocato bene e ci siamo guadagnate la vittoria ed i tre punti, quindi si: sono molto fiera della mia squadra”. 

Dopo la pausa dovuta ai match con le Nazionali, utili nel caso dell’Italia come preparazione alle qualificazioni dei Mondiali 2027 che si svolgeranno a partire da Marzo 2026, questo fine settimana tornerà con l’ottava giornata di campionato la serie A Athora.
Le ragazze di Piovani giocheranno in casa contro il Genoa di mister Sebastian De La Fuente domenica 7 dicembre (con fischio d’inizio alle ore 12:30) in una partita che si preannuncia non semplice visto che tutte le squadre che partecipano alla massima serie presentano delle criticità e dei punti di forza tali da poter mettere in difficoltà anche i club più blasonati.
Il Genoa, nello specifico, si trova al moneto penultimo in classifica con 6 punti e farà il possibile per conquistare i tre punti e a risalire la china, l’Inter (attualmente settimo con 9 punti) da parte sua vuole riaffermarsi tra le squadre da battere.

La Juventus squarcia il velo diPinto nella ripresa, alla Roma il gol dell’ex

Photo Credit: Paolo Comba - PhotoAgency Calcio Femminile Italiano

Big match di spicco della Serie A al “Tre Fontane” tra la Roma capolista di Mister Rossettini e la Juventus, in questo caso, agli ordini del vice di Mister Canzi, Moretto, per squalifica del tecnico. Giallorosse e bianconere, protagoniste di una partita carica, piena di fiammate e di incursioni, hanno posto fine al primo dei due incontri di questo campionato con un pareggio deciso dall’ex Bergamaschi nel primo tempo e Pinto da subentrata nel secondo. Primo tempo dominio giallorosso, secondo tempo dominio bianconero, il risultato racconta perciò di una parità giusta che, a tratti, avrebbe forse favorito le piemontesi.

Il pressing giallorosso in avvio è asfissiante e sapientemente gestito dalle attaccanti, che non riescono però a sciogliere le maglie della Juventus, ben piazzata. A sua volta, la Roma concede pochissimi spazi alle incursioni avversarie: la gara, però, è viva, e Greggi e Pilgrim danno vita a un asse pericolosissimo interrotto dagli interventi di Lenzini.
La Roma passa in vantaggio con il gol dell’ex al 12′, un destro a giro che s’insacca all’incrocio dei pali, imprendibile per De Jong per potenza e precisione. La Juventus prova a reagire dalla bandierina con la conclusione di Wälti che impegna Baldi, ma rischia grosso in ripartenza. Le squadre si allungano, la Roma trova con più facilità buchi nella difesa bianconera, approfittando anche di una Juventus molto imprecisa al momento della conclusione e della costruzione del gioco.

La Juventus arriva a un passo dal pareggio con il cross al centro di Cabonell che centra la testa di Stølen Godø, la norvegese fallisce clamorosamente a porta vuota. Con l’ingresso di Pinto, Girelli e Beccari la squadra di Canzi fa scattare di più il gioco, relegando la Roma a subire.
La squadra bianconera acciuffa il pareggio con Pinto al 70′ in un tap-in da due passi dopo un dribbling alla difesa da parte di Stølen Godø e la conclusione non trattenuta da Baldi: azione insistita e perfetta delle bianconere, rientrate con la testa e le gambe nel match.
La Roma cerca la reazione immediata affidandosi al colpo di testa di Bergamaschi, ma diventa assedio Juve: occasioni a pioggia per le bianconere, Baldi sempre chiamata in causa per evitare guai e Roma in apnea. Krumbiegel arriva a un passo dal raddoppio in pieno recupero, non centrando la porta in diagonale sola davanti all’estremo difensore giallorosso, idem Carbonell di testa.

Greggi, Rieke, Corelli, Valdezate e Oladipo imprescindibili, ma superprova anche di Baldi. Per le bianconere ottimo match di Lenzini, Bonansea, Carbonell e Stølen Godø, nonché l’entrata Pinto. Un tempo per parte in termini di gioco, un gol per parte, un punto per parte: tutto perfettamente bilanciato, così come dovrebbe essere in un big match.

I giorni magici della ‘dottoressa’ Pisani: dalla laurea in ingegneria biomedica al ‘Sinigaglia’. “Grazie Como, tutto questo non è scontato”

Photo Credit: Stefano Petitti - PhotoAgency Calcio Femminile Italiano

Le ragazze del Como 1907 vivranno presto un’emozione unica: quella di giocare una partita allo stadio ‘Giuseppe Sinigaglia’. Appuntamento domenica 14 dicembre per la sfida contro la San Marino Academy che chiuderà il 2025 del campionato di Serie B Femminile, prima di un’altra domenica emozionante, visto che una settimana dopo ci sarà l’ottavo di finale di Coppa Italia contro l’Inter. Ma per Elena Pisani, che del Como è già un pilastro sebbene sia arrivata in riva al lago solo da pochi mesi, le soddisfazioni non arrivano solo in campo, con il primato in classifica: poche settimane fa, Pisani ha conseguito la laurea magistrale in ingegneria biomedica, uno dei tanti esempi di calciatrici che, nonostante gli impegni diventino sempre maggiori, trova tempo e motivazioni per proseguire il percorso di studi.

 

“C’è tantissimo entusiasmo per questa partita – le parole di Pisani -. Sarà una bella occasione per portare anche quanti più tifosi possibili a sostenerci. Giocare al Sinigaglia sarà una bellissima emozione. Questa iniziativa è totalmente in linea con le ambizioni del club, che lavora per dare sempre più risalto alla squadra femminile è questa ne è una prova. Il progetto del Como è davvero affascinante: la società si contraddistingue per mettere il progetto femminile al pari di quello maschile e questa cosa non è assolutamente scontata”.

Protagonista di una puntata di ‘Discover Como, su Como Tv, Elena ha raccontato la sua vita: “Non è stato semplice conciliare studio e calcio. Tutto questo ha richiesto sacrificio: anche quando dal punto di vista universitario non ne potevo più, andare in campo a sfogarmi era una liberazione”. Una carriera, quella di Elena, passata anche per gli Stati Uniti, dove ha vestito la maglia delle Lady Buccaneers, nel Tennessee, che attraverso una borsa di studio l’ha supportata come studente-atleta per conciliare entrambi i percorsi: “In Italia me la sono dovuta cavare da sola: mi è venuto naturale fare il master in ingegneria biomedica, con i miei tempi, consapevole che ci avrei messo del tempo”.

Amante della natura, Pisani si definisce un “difensore vecchio stile”, e ha conosciuto il calcio grazie anche al fratello Davide, ora campione di freestyle: “Non punto più a essere perfetta, ma a ottenere sempre il massimo”. Sogna la Nazionale maggiore e di scoprire il mondo: “Sapere che ci sono tante bambine che ci guardano in un certo modo è una grande motivazione per andare avanti”.

 

Serie A Women: ‘Casa Tarqui’ novità social, prima protagonista Sabatino. Supercoppa: al via la vendita dei biglietti

Credit Photo: Paolo Comba - Photo Agency Calcio Femminile Italiano

È Daniela Sabatino, attaccante del Sassuolo, la protagonista della prima puntata di ‘Casa Tarqui’, il nuovo format online sui canali social della Serie A Women, in cui le protagoniste del massimo campionato si raccontano in un faccia a faccia virtuale con la giornalista Alessia Tarquinio. Sabatino, segnando al Milan a 40 anni e 150 giorni, è diventata la terza marcatrice più ‘anziana’ del campionato di Serie A femminile prendendo in esame le stagioni dalla 2007-08 in poi.

“E alle ragazze giovani di qui – racconta – dico che non sanno nemmeno la fortuna che hanno. ‘Vogliamo fare a scambio di età?’: vorrei tanto avere le loro opportunità. Facevo allenamento su un campo di terra, alle 8 di sera, non avevamo un massaggiatore né altro. È cambiato tutto radicalmente”. Sabatino racconta i suoi inizi in Abruzzo, l’idolo Pippo Inzaghi, il rapporto con il papà scomparso nel 2019, e tanti altri aneddoti, in un carosello tutto da vedere che si chiude… con un quiz. Buona visione!


Saranno in vendita da giovedì 11 dicembre alle ore 15, sui siti figc.vivaticket.it e vivaticket.com e presso i punti vendita Vivaticket, i biglietti per la Supercoppa Women in programma domenica 11 gennaio alle 15 allo stadio ‘Adriatico-Giovanni Cornacchia’ di Pescara e che vedrà sfidarsi Juventus e Roma, avversarie anche domani, sabato 6, nel big match dell’ottava giornata della Serie A Women Athora.

Il costo del biglietto per la Tribuna Adriatica sarà di 5 euro, con i biglietti di ridotti al costo di 1 euro che saranno riservati alle ragazze e ai ragazzi fino ai 20 anni (nati dopo l’11 gennaio 2006), agli Over 65 (nati prima dell’11 gennaio 1961), agli abbonati del Pescara Calcio per la stagione 2025-26 (inserendo come coupon il codice dell’abbonamento) e agli studenti universitari iscritti all’anno accademico in corso (solo presso i punti vendita Vivaticket, presentando la tessera).

Solo nella giornata di domenica 11 gennaio, inoltre, dalle 11 alle 16 sarà possibile acquistare i biglietti nei botteghini del settore curva Nord.

Biglietti e prezzi
– TRIBUNA ADRIATICA €5,00
– TRIBUNA ADRIATICA RIDOTTO (Under 20, Over 65, studenti universitari*, abbonati Pescara**) €1,00
*solo presso i punti vendita Vivaticket, presentando la tessera
**inserendo il sigillo fiscale

Ulteriori informazioni sulle modalità di accreditamento media, per i possessori di tessere CONI/FIGC e per le persone con disabilità saranno diffuse nei prossimi giorni.

Milan fortitudo a Cercola – I jolly Grimshaw e Appiah chiudono la pratica partenopea

Photo Credit: Emanuele Colombo - PhotoAgency Calcio Femminile Italiano

Ottavo atto di campionato dal riscatto voluto per il Milan, impegnato in casa Napoli nella giornata odierna. Nello scontro tra le due a spuntarla è stata la formazione ospite, indirizzata verso la vittoria finale nella seconda frazione di gara.

Primi attimi “sventola rossonero”: l’equilibrio dei 20 minuti iniziali viene interrotto dalla chance Kyvag-Ijeh, pericolosa ma sfociata solamente in un tocco della traversa; dal fronte biancoceleste risponde Muth con una proposta da centro area che non impensierisce.

Tra punizioni concesse ed un penalty negato alle partenopee (richiamato, qui, il VAR post presunto fallo di mano di Grimshaw), la prima frazione prosegue senza particolari colpi di scena. Al 36’ è Jusjong a cercare la porta, ma sfoggia una conclusione fine a se stessa; cresce il pressing delle padrone di casa nei due di recupero in aggiunta, rimane, però il dominio Milan che contribuisce a mandare le 22 sul rettangolo verde aventi uno scenario a reti inviolate.

Di ritorno dagli spogliatoi arriva la prima sostituzione ospite: Cernoia out, subentra Park. Continua, intanto, la maledizione del fuori porta per le rossonere: van Dooren tutt’altro che cecchino in aggancio all’assist di Kyvag, Mascarello impegna Beretta. Modifiche arrivano al 65’ quando è Grimshaw ad insaccare! Il vantaggio delle atlete guidate da Bakker deve tutto al mancino della scozzese.

Negli istanti finali l’11 partenopeo tenta la fuga per il pareggio, senza apportare alcuna correzione al tabellino; inaspettato, poi, il raddoppio ospite (firma di Appiah ) a chiudere definitivamente la pratica.

Un sorriso a 32 denti per le lombarde, reduci dal 2-2 beffa di fronte al Sassuolo e dalla caduta davanti al Como. È qui che quel “siamo pronti a lottare insieme per ottenere il massimo”, riferito dalla coach Bakker alla vigilia, trova un senso.

Verena Beka, Venezia: “Un grande orgoglio difendere questi pali. Cosa mi auguro? Un’annata di crescita per tutti”

Photo Credit: Stefano Petitti - PhotoAgency Calcio Femminile Italiano

È ancora focus sul campionato. Il Venezia fatica a trovare un cammino costante in termini di risultato: nella settimana antecedente la pausa Nazionali, la compagine arancioneroverde ha avuto modo di affrontare il Bologna, una delle “big” del percorso; un affronto intenso che ha premiato le ospiti di giornata ma che non ha scalfito la cotanta voglia di scendere in campo con determinazione e voglia di lottare, per un potenziale che c’è ed è lì, pronto a trovare palcoscenico.

Solo una momentanea spirale negativa da cui il gruppo vuole riemergere; abbiamo parlato di questo e tanto altro con Verena Beka, attuale estremo difensore della rosa di mister Oliveira.

Benvenuta! Come ti stai trovando a difendere per la prima volta i pali del Venezia? Una valutazione complessiva sul gruppo che hai trovato in queste prime giornate di campionato?

«Per me è un grande orgoglio difendere i pali del Venezia, è un club importante e sento davvero il peso positivo della responsabilità. Sapevamo che, da neopromosse, questo campionato sarebbe stato tosto e che il salto di qualità sarebbe stato evidente, e infatti lo stiamo percependo.

Il gruppo sta lavorando bene per adattarsi e migliorare: c’è tanta voglia di fare il passo successivo e competere ogni settimana con la giusta mentalità».

Domenica lo stop tra le mura amiche contro il Bologna. Cosa è mancato, secondo te?

«Difensivamente avremmo dovuto essere più compatte e solide, in attacco non siamo riuscite a trovare sbocchi per creare occasioni, anche perché il Bologna è una squadra molto forte e organizzata. Dobbiamo imparare a fare meno errori, perché in un campionato così competitivo anche il minimo dettaglio fa la differenza.

Serviva più lucidità, che però è difficile mantenere quando vai sotto, ma stiamo lavorando per crescere partita dopo partita».

Come si può trovare più continuità di risultato in una Serie B così competitiva?

«La difficoltà a trovare una striscia positiva dipende soprattutto dall’elevata qualità e dalla competitività di questo campionato. Noi sappiamo che dobbiamo continuare a dare il massimo e rimanere focalizzate ogni giorno sugli obiettivi che abbiamo come squadra, solo così possiamo trasformare le prestazioni, creare continuità e far crescere il gruppo».

Prossimo appuntamento a Frosinone. L’avversario di giornata scenderà in campo con voglia di riscatto dopo la parità rimediata nel recente step di campionato. Quale dovrà essere l’approccio alla partita?

«Sappiamo sarà una partita difficile: giocano in casa, sono una squadra molto tosta, hanno trovato punti importanti nelle partite precedenti e vorranno continuare la loro striscia positiva. Dobbiamo entrare in campo concentrate e determinate, cercando di imporre il nostro gioco e restare compatte per tutta la partita. L’obiettivo è dare il massimo, affrontare la gara con la mentalità giusta e provare a portare a casa un risultato importante».

C’è un valore simbolo che rappresenta la vostra squadra?

«Il valore emotivo che vorrei mantenere fino a fine stagione è la compattezza: sentirsi un gruppo unito e pronto a lottare insieme, anche nei momenti più difficili, è ciò che ci può fare superare le difficoltà e ottenere i risultati che ci meritiamo».

Un augurio per questa annata.

«Mi auguro che sia un’annata di crescita per tutti: per me personalmente, per la squadra e per il club. Voglio continuare a crescere, partita dopo partita, e dare il massimo per aiutare questa società a rimanere in questo campionato. Sarebbe bellissimo chiudere la stagione con la consapevolezza di aver dato tutto!».

Si ringrazia Verena Beka e la società tutta per la gentile concessione.

Francesca Pittaccio, Como 1907: “Un nostro punto di forza è il gruppo: Cerchiamo sempre di aiutarci e farci forza l’una con l’altra”.

Credit photo: Francesco Passaretta - photo agency calcio femminile italiano
Il Como 1907 si trova, con otto partite vinte su dieci giocate, a capeggiare la classifica di serie B chiarendo, sul rettangolo verde, che ha il chiaro obiettivo di vincere lo scudetto e di raggiungere la promozione in massima serie. Le ragazze di Selena Mazzantini trovano, nella forza del gruppo, la spinta in più per raggiungere quelli che sono gli obiettivi settimanali.
Calcio Femminile Italiano ha raggiunto Francesca Pittaccio, al suo primo anno con la maglia delle lariane (e con un passato in squadre come Res Roma, Lazio e Sampdoria) per un’intervista in esclusiva in cui si è parlato di sogni ed obiettivi (personali e di squadra) ma anche di ciò che il calcio rappresenta per la classe ’96 e di come il movimento calcistico femminile, ancora in via di sviluppo nella Penisola, possa crescere.
“Un nostro punto di forza è sicuramente il gruppo: Cerchiamo sempre di aiutarci e farci forza l’una con l’altra. Una cosa che dobbiamo migliorare forse è l’atteggiamento in campo dal primo minuto, entrare subito con la fame di chiudere la partita dato che siamo consapevoli di avere tutte le carte per poterlo fare. Il mio obiettivo personale coincide con quello di squadra: militare il prossimo anno nella massima serie”.
Come giocatrice, la numero 24 del Como è tanto versatile quanto pericolosa ed aggressiva in campo, con la velocità come caratteristica distintiva. Queste peculiarità la avvicinano ad Elisa Bartoli. Dell’ex capitana della Roma, ora in forza nell’Inter, Pittaccio apprezza in particolar modo l’approccio determinato a fare la differenza sul rettangolo verde.
“Penso di avere uno stile di gioco aggressivo, ogni volta che entro provo a dare tutta me stessa, una mia caratteristica distintiva è la velocità. Di Elisa Bartoli ho sempre invidiato il suo modo di affrontare ogni partita con una fame e determinazione difficili da trovare”.
Nel descrivere cosa sia per lei il calcio il difensore ha utilizzato, come parole chiave, i termini ‘mentalità’, ‘passione’ e ‘sacrificio’ che riassumono un po’ quanto lo sport, il calcio in questo caso, sia portatore di valori fondamentali per ogni aspetto della vita. La mentalità ad esempio è fondamentale per rialzarsi dopo una brutta caduta, ma anche per riuscire a gestire sia i sentimenti positivi che quelli negativi; la passione è il motore che spinge a recarsi al campo ogni giorno; il sacrificio aiuta a scegliere per il meglio (anche se non sempre in maniera facile)
Il calcio per me è mentalità perché lo sport, in questo caso il calcio, insegna tanto,  tantissimo: Insegna a cadere, a rialzarsi, aiuta a gestire gli impegni, ad essere responsabile e molto altro. Non so quante altre cose hanno la capacità di sviluppare una mentalità così. Penso che lo sport e in questo caso il calcio mi abbia dato gli strumenti per affrontare la vita dentro il campo ma soprattutto fuori. 
E’ anche passione. Fare il lavoro che si ama penso sia la cosa più bella che possa accadere e anche la più difficile. Ricordo quando post lavoro correvamo stanche morte per andare ad allenarci al campo che magari era pure di ‘pozzolana’ e comunque eravamo le persone più felici del mondo. 
Ad ultimo direi ⁠sacrificio perché per arrivare ad alti livelli bisogna fare delle scelte sin da  piccoli come, ad esempio, rinunciare ad una festa perché il giorno dopo si gioca o bisogna andare all’allenamento. Quando si cresce la scelta si pone nell’allontanarsi dalle persone che si amano di più per raggiungere i propri obiettivi”. 
Parlando di calcio, è stato inevitabile spostare il discorso sullo sviluppo della disciplina al femminile in Italia. Il professionismo è una grande conquista ma, alla base questa va coltivata ponendo a capo delle giovanili dei professionisti del settore in grado di insegnare quei fondamenti che si riveleranno poi necessari per la crescita dell’atleta. E’ importante, poi, che il calcio femminile abbia più visibilità (e conseguentemente più attenzione mediatica).
“A mio avviso è fondamentale coltivare il professionismo mettendo delle persone competenti sin dai settori giovanili cosicché, quando le nuove generazioni cresceranno, avranno giá una mentalità idonea. Serve, inoltre e soprattutto, anche una maggiore visibilità. Questi due fattori, sono secondo me imprescindibili per la crescita del movimento”. 
La nostra chiacchierata si è conclusa parlando di sogni nel cassetto, che si spera si realizzino presto, e con un’esortazione rivolta a chiunque leggerà quest’intervista:
“Assolutamente si, ho un grande sogno ma non lo diró qui. Semmai si dovesse realizzare ve lo diró in diretta.
Inseguite i vostri sogni anche se questo costa sacrificio, sudore e sicuramente tanti no. 
Continuate a crederci perché poi riuscire e non aver mollato sarà la gratificazione più bella di tutte. Semplicemente, qualsiasi cosa scegliatea, mettete tutti voi stessi e fatelo con il sorriso. Ogni cosa ha il suo corso, il suo tempo, basta solo crederci ogni giorno, soprattutto quando è più difficile”.
CALCIO FEMMINILE ITALIANO RINGRAZIA FRANCESCA PITTACCIO E IL COMO 1907 PER LA DISPONIBILITA’ CONCESSACI

Katla Tryggvadottir, Fiorentina: “Sono felice, abbiamo un bel gruppo ed un ottimo staff, e stiamo costruendo qualcosa di speciale!”

 Katla Tryggvadottir, l’islandese classe 2005, che è arrivata a Firenze nel mercato estivo: dopo aver maturato esperienze nel suo paese natale ed in Svezia, ha parlato attraverso i canali ufficiali del Club viola:“Penso che a Firenze mi trovo molto bene, ho preso rapidamente la decisione di trasferirmi qui e mi sono dovuta adattare a molti aspetti, mi piacciono molto le persone e sono molto cordiali e per me è più facile, grazie anche alle mie compagne Svedesi ed alle Norvegesi che ho trovato qui, è stato tutto più facile”.

“In Italia ed in particolare in Serie A, prosegue la giocatrice della Fiorentina, si gioca ad un ritmo più veloce rispetto alla Svezia ed all’Islanda, qui ci sono ottime calciatrici, ed anche ottime squadre, come ho detto è una Campionato molto difficile: devi pensare rapidamente, ci sono calciatrici che giocano a ritmi elevati e questo è positivo, perché ti permette di migliorare molto il tuo aspetto da giocatrice, solo affrontare tali situazioni ti permette di migliorare”.

Dopo la pausa delle Nazionali, il campionato riprende con l’ultima gara stagionale al Viola park, contro la Ternana: la cenerentola a quota 4 punti, ultima in classifica: “Si, la ternana è ultima in classifica, ammette Katla, ma oggi ogni gara è difficile e dobbiamo affrontare ogni partita con la stessa mentalità. Innanzitutto dobbiamo concentrarsi su noi stesse, sul nostro modo di giocare e su quello che faremo in campo”.

Lei che è stata fondamentale, per i tre punti in casa contro le ragazze di Bekker, vuole ricordare il suo gol strepitoso che ha fatto gioire tutta la squadra: “Contro il Milan stavamo pareggiando per 3 a 3, e sapevo che non avevamo nulla da parere, per cui dovevo solo provarci: al 96’ la loro portiera ha commesso un errore e noi lo abbiamo sfruttato, io ho rubato palla ed ho segnato la rete della vittoria. Sono felice, abbiamo un bel gruppo ed un ottimo staff e credo che stiamo costruendo un qualcosa di speciale, e ci sentiamo davvero una squadra. Siamo tutte sulla stessa barca e penso che potremmo lottare per la vetta quest’anno, dobbiamo solo pensare ad una partita alla volta, perché questo è l’aspetto che è più importante!”.

Michela Cambiaghi: “Il 36? L’ho scelto perché…”

Photo Credit: Paolo Comba - PhotoAgency Calcio Femminile Italiano

Che si tratti di un calciatore o di una calciatrice, la scelta del numero di maglia risulta, spesso, tema scatenante curiosità. Un background difficile da interpretare, con significati che vanno ben oltre la semplice spiegazione matematica.

Capire cosa si celi dietro una o più cifre non è mai semplice, ma nel caso di Michela Cambiaghi il segreto è stato svelato. La celebre 36, contributo azzurro e juventino (l’attaccante è subentrata quest’anno nella rosa bianconera dopo una lunga parentesi in forza all’Inter), nonché protagonista di un piacevole incontro con un content creator milanese, ha illustrato le ragioni dietro la predilezione di quanto indossato: «mia nonna è il fulcro – ha spiegato in modo inedito -. Il ‘36 è, infatti, il suo anno di nascita.

Una persona molto speciale per me che mi ha insegnato i valori e le piccole cose. Tra i ricordi? Impossibile dimenticare i momenti passati a fare l’orto, a grattugiare il pane col macinino…il mio piatto preferito da lei cucinato? Le polpette!».

Tali affermazioni appaiono come tasselli di una vita colma di amore ed emozione; a proposito di ciò, la brianzola ricorda la frase “ne devi fare di strada!”, messaggio che funge da tatuaggio indelebile sulla pelle della stessa fin dal primo momento in cui proprio la nonna aveva osato pronunciarla in modo diretto, comprendendo tutta la passione di chi del pallone puntava già a farne una professione. Una breve ma profonda citazione che lega Cambiaghi alla famiglia, onnipresente sulle spalle e sul petto della 29enne anche grazie ad un altro profondo legame, quello col padre: « è l’altro motivo per cui ho optato per questo numero. Il ‘63 (al contrario, quindi) è il suo anno di nascita.

Il nostro è sempre stato un bellissimo rapporto e mi ha sempre accompagnato nel mio percorso; una cosa che non ho mai detto? Al momento del passaggio dal maschile al femminile, ho pensato di mollare, ma lui mi ha spronato a continuare ed è anche grazie a lui se sono arrivata a fare quello che faccio oggi. Lui è la spalla su cui poter contare».

Diversi i flashback vissuti, uno di questi? La giornata del primo goal in Nazionale, impossibile da scordare per la calciatrice: «lo porterò sempre con me – ha affermato con gli occhi lucidi -. Ho provato un’emozione incredibile, ho sentito come se quel momento avesse ripagato tutti gli anni di sacrifici e lavoro passati a migliorarmi e cercare di arrivare a questo livello. È stata una liberazione perché sognavo la Nazionale!».

Alla fine un segnale di umiltà, di perseveranza e determinazione, caratteristiche che faranno sempre parte dell’essere Michela, una ragazza che, oggi, può dire di avercela fatta: «bisogna sempre pensare di raggiungere un obiettivo ancor più grande del precedente. C’è sempre un sogno da rincorrere».

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