Negli Stati Uniti, per esempio, mi ricordo che guardavo in televisione la Coppa del Mondo del 1982 in Spagna e quella del 1986 in Messico commentate in lingua spagnola. Le ultime due edizioni maschili e l’ultima femminile del Mondiale sono invece state trasmesse da quattro o cinque canali nazionali di sport e da network internazionali. La visibilità per il pubblico è quindi aumentata e, di conseguenza, anche gli investimenti”.
Dal calcio giocato all’esperienza nel consiglio di amministrazione dell’AS Roma. “In riferimento alla guida di un team, penso che una delle cose che ho imparato sul campo è l’importanza di mettersi in ascolto, spesso le persone vogliono ascoltare prima se stesse e non va bene. La seconda cosa è creare un ambiente che rafforzi le persone intorno a te: devono capire che tu ti fidi di loro e che credi nelle loro potenzialità”.
Per Mia Hamm, vincitrice del FIFA World Player nel 2001 e nel 2002, ossia nelle prime due edizioni del riconoscimento internazionale, a fondamento di un cambiamento culturale c’è l’educazione. “Per far cambiare l’idea che il calcio sia uno sport prettamente maschile la cosa più importante è proprio questa.
Quando vai nelle scuole vedi sempre più ragazzine giocare a calcio, lo fanno per la gioia che dà loro. Non sono io che ho scelto il calcio né il calcio che ha scelto me, però io sentivo il mio cuore emozionarsi ogni volta che entravo in campo. Grazie al calcio ho potuto conoscere così tante culture e Paesi, aprire gli occhi sul mondo”.
Come alla capitana della Juventus Women e della Nazionale Italiana Sara Gama, la Mattel le ha dedicato una Barbie. “Più riusciamo a far capire alle persone che giocare a calcio è indipendente dal genere e più riusciremo ad avere collaborazione in ogni aspetto. Come donne dobbiamo comunque coinvolgere gli uomini, dobbiamo capire che senza di loro non possiamo farcela”.
Mia Hamm, che è una delle due donne presenti tra i migliori 125 calciatori al mondo, lista stilata in occasione del centenario della Fifa, insieme alla compagna di nazionale Michelle Akers, vede una crescita positiva anche in Italia. “In tanti ormai hanno compreso che pure un piccolo investimento ha un ritorno incredibile, non solo dal punto di vista finanziario ma di facility e di infrastrutture”.
Mia Hamm ha delle aspettative ben precise su cosa dovrebbe avvenire grazie al nuovo incremento dei finanziamenti per il calcio femminile, previsto dall’Uefa dal 2020: “Credo che vedremo crescere il numero delle calciatrici e anche aumentare la qualità del gioco, un po’ a tutto tondo: le strutture, il livello degli allenatori, la parte tecnico-tattica e fisica del gioco. Le nazioni che sono più avanti, faranno da traino e da punto di riferimento. I Paesi che sono rimasti, finora, ai margini innalzeranno il loro livello”.
La nazionale favorita alla prossima Coppa del Mondo, Francia 2019, non può che essere una: “Devo dire gli Stati Uniti. Stanno giocando molto bene. Però il livello si è alzato e c’è un bel gruppo di squadre che potrebbero fare bene. Questo è eccitante non solo per un’ex calciatrice ma anche per gli appassionati di questo sport.
Tra le squadre europee, terrei d’occhio l’Olanda, la Germania e l’Inghilterra, oltre alla Francia, il Paese ospitante, che sarà sicuramente molto sostenuta dal pubblico di casa”.
La più grande soddisfazione della statunitense, sposata due volte con tre figli e molto attiva anche nel sociale con la Mia Hamm Foundation creata dopo la morte del fratello adottivo per anemia aplastica, riguarda il movimento. “Come calciatrice la mia grande gioia è stata contribuire all’incremento delle donne che, negli anni successivi al mio addio al campo, si sono dedicate agli sport di squadra. Prima molte si cimentavano solo nelle discipline individuali, come l’atletica leggera”.