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AS Roma, annunciata una partership esclusiva e pluriennale con EA Sports

Credit Photo: paolo Comba - Photo Agency Calcio Femminile Italiano

AS Roma Electronic Arts Inc. (NASDAQ: EA) annunciano una partnership esclusiva e pluriennale che porterà per la prima volta la squadra maschile e quella femminile in EA SPORTS FC™, a partire dal lancio di EA SPORTS FC 25. Questo accordo esclusivo vedrà l’AS Roma completamente integrata nel “Gioco Più Bello del Mondo”, anche su FC Mobile e FC Online, a testimonianza dell’impegno di EA SPORTS nel fornire ai fan un’esperienza calcistica autentica e completa.

Questa dirompente collaborazione segna un momento significativo e fondamentale: l’AS Roma Women, vincitrice dello Scudetto e della Coppa Italia della scorsa stagione, diventa una delle due squadre della Serie A femminile a ottenere la licenza per la serie FC, rafforzando l’impegno di EA SPORTS FC nel promuovere e far conoscere il calcio femminile a livello globale.

“Siamo felici di accogliere nuovamente tra i nostri partner un brand così prestigioso e apprezzato dai giocatori di tutto il mondo come EA SPORTS FC”, ha commentato la CEO dell’AS Roma, Lina Souloukou. “È motivo di grande soddisfazione per il nostro Club essere rappresentato nel videogioco non solo attraverso la squadra maschile, ma anche con la presenza delle nostre Campionesse d’Italia. Ringraziamo EA SPORTS per averci dato questa opportunità, che delinea un enorme passo avanti a livello culturale per l’affermazione del calcio femminile”.

L’integrazione in-game includerà rappresentazioni accurate dello stemma dell’AS Roma e delle maglie di entrambe le squadre, garantendo ai fan un’esperienza davvero coinvolgente. I tifosi giallorossi di tutto il mondo potranno provare l’emozione di giocare nei panni della loro squadra del cuore con dettagli sorprendenti quando EA SPORTS FC 25 sarà rilasciato nel corso dell’anno, e ogni momento sarà caratterizzato da un realismo incomparabile.

“Siamo entusiasti di accogliere le squadre maschili e femminili dell’AS Roma in EA SPORTS FC, al fine di avvicinare i fan ai giocatori, ai club e ai campionati che amano”, ha dichiarato James Taylor, Director of FC Football Partnerships. “Questa collaborazione rappresenta l’impegno ancora più profondo nei confronti della community calcistica italiana, e siamo entusiasti di onorare il ricco patrimonio culturale e l’appassionata tifoseria dei giallorossi”.

Per celebrare la partnership, è stato pubblicato un video con Blanco, uno dei più acclamati artisti musicali italiani e appassionato tifoso dell’AS Roma. L’artista, noto per il suo profondo legame con Roma, dove suo padre è nato e ha vissuto per molti anni, incarna perfettamente lo spirito della sua amata squadra di calcio.

Brescia Femminile, tra i pali si sarà ancora Sabrina Tasselli

Photo Credit: Acf Brescia Calcio Femminile

Il rapporto tra Sabrina Tasselli e il Brescia Calcio Femminile proseguirà anche durante la stagione 2024/25.

Le parole di Sabrina Tasselli: “Sono rimasta a Brescia perché già arrivare qui è stata la scelta migliore fatta negli ultimi anni quindi mi sarebbe sembrato stupido anche solo pensare di cambiare. Ho trovato una società che mette la persona non la calciatrice e la scelta dei tecnici che ha dimostrato l’ambizione della società di crescere e distinguersi anche senza l’appoggio di una società maschile. Inoltre ho avuto modo di conoscere delle persone speciali che hanno reso questa esperienza ancora più entusiasmante“.

Lazio Women, Zsanett Kajan: “Vorrei sempre vincere e spero di riuscire ad offrire alla squadra gol e assist”

Credit Photo: Lazio Women

“Ho deciso di scegliere la Lazio perchè mi piace la struttura e ho percepito che si vuole costruire una bella squadra. È un club con una grande storia in Italia, non posso dire di avere avuto difficoltà nello scegliere. Io vorrei vincere ogni volta e spero di riuscire ad offrire alla squadra gol e assist. Spero di riuscire ad ottenere buoni risultati, vincere dei trofei e far gioire i tifosi”

“Non ho una posizione preferita da centrocampista, gioco dove mi schiera il mister e dove posso aiutare maggiormente la squadra anche se la mia posizione preferita è da numero 10. La Serie A è un campionato duro ma gioco in Nazionale da oltre 10 anni, quindi ho disputato molte gare internazionali. Questo mi permette di crescere singolarmente e può aiutare la squadra a fare meglio e a raggiungere quello che vogliamo conquistare. Vorrei fare più gol rispetto alla scorsa stagione, ma la cosa più importante è che il gruppo vinca più partite possibili”. 

Olimpiadi: poker degli Stati Uniti alla Germania, strepitose Rodman e Girma, spente le tedesche

Emma Hayes ha forse messo le mani avanti per scaramanzia, dicendo che la nazionale statunitense è un po’ troppo ‘acerba’ per puntare alla medaglia d’oro? Non si sa, fatto sta che le diciotto ragazze che ha scelto, finora, hanno disputato il match contro lo Zambia e quello contro la Germania come se la loro intesa fosse radicata in loro già da tempo e come se avessero già giocato tutte almeno una volta in un torneo di questo spessore.

STATI UNITI (4-1-2-3): Naeher; Dunn, Davidson (44’ Sonnett), Girma, Fox (90’+2 Krueger); Coffey, Lavelle, Horan; Smith (84’ Williams), Swanson, Rodman (90’+2 Nighswonger)

GERMANIA (4-4-2): Berger; Rauch, Hegering, Hendrich, Gwinn; Bühl, Popp (77′ Senss), Minge, Brand; Schüller, Nüsken (68′ Lohmann)

Marcatrici: 10’ Smith (USA), 22’ Gwinn (G), 25’ Swanson (USA), 44’ Smith (USA), 89′ Williams (USA)

Ammonizioni: 18’ Hendrick (G), 22’ Coffey (USA)

Arbitro: Falcon (Argentina)

Note: recupero 7’ pt, 6’ st.

La Germania ha cominciato il match creando una prima, timida occasione al 2’ con Brand, un pallone crossato al centro che però era irraggiungibile, mentre quella del 4’ è stata la prima palla goal del match capitata sui piedi di Schüller, conclusasi con un nulla di fatto. Le ragazze statunitensi hanno invece iniziato con fare guardingo, senza scoprirsi troppo. Trinity Rodman, recuperato un pallone al 9’, ha fatto un’incursione in area avversaria e crossato al centro, ma il pallone si è perso sul fondo, seppur anticipando quel che sarebbe accaduto di lì a poco. Il goal degli Stati Uniti è arrivato al 10′ grazie a un’azione di Rodman che, dal limite dell’area, ha raggiunto in diagonale Sophia Smith: dopo il velo di Swanson, ha approfittato di una dormita di Gwinn e calciato in rete per siglare l’1 a 0 della formazione d’oltreoceano.
Tra gli applausi del pubblico di Marsiglia, le ragazze di Hayes hanno fatto ingolfare la Germania nella sua area; ha provato a reagire dopo la batosta, ma il pallone è sempre finito, come per magia, tra i piedi delle statunitensi. Si sono susseguiti tiri di Smith e Swanson, due calciatrici che nei due match della trentatreesima Olimpiade hanno dimostrato un’intesa formidabile. Al 15’, Swanson ha provato ad andare direttamente al tiro dalla sinistra, ma Berger ha parato senza alcuna difficoltà.
La Germania ha tentato di pareggiare al 17’, ma il tentativo è stato vanificato dalla difesa statunitense subito dopo gli sviluppi del calcio d’angolo. La formazione europea ha sicuramente accusato il colpo e ha faticato a uscire, commettendo anche tanti errori. È stato dal minuto 20 che le ragazze tedesche hanno provato nuovamente a pareggiare i conti e, anche se non ci sono riuscite, il goal era nell’aria: al 22’ Gwinn, classe ‘99 del Bayern Monaco, approfittando della regola del vantaggio, ha segnato una rete splendida da fuori area con un pallone che si è aggiustata, che ha calibrato e che ha poi calciato in porta facendolo passare tra le gambe di Davidson dopo un assist al bacio di Nüsken.
Gli Stati Uniti hanno reagito immediatamente, raggiunto l’area avversaria e tentato di trovare il vantaggio con il mancino di Lavelle al minuto 24.
Il tap-in di Mallory Swanson, dopo un errore di Bühl, ha portato sul 2 a 1 le americane, forse l’occasione che ha trasformato le sorti della partita e firmato la sentenza per le tedesche. La rete è sopraggiunta dopo una respinta di Berger sul tentativo di Smith, che ha calciato pur essendo trattenuta dall’avversaria e ha aperto la strada a Swanson.
A differenza degli Stati Uniti, che si sono affannati alla ricerca del goal, la Germania ha provato a costruire azioni con calma, studiando l’avversaria. La squadra tedesca è ripartita, ha guadagnato lentamente metri e si è adoperata per cercare il pareggio. Ha cominciato con Brand, che ha provato a inventarsi un assist per Schüller: quest’ultima ha calciato in porta al 31′ e tentato di ribattere in rete, ma Girma gliel’ha impedito. La percussione tedesca è continuata prima con Bühl, quasi a sdebitarsi dell’errore, e poi con Gwinn dopo uno splendido uno-due, ma la partita non è stata riaperta.
Al 43’, dopo che Davidson ha abbandonato affaticata il terreno di gioco, gli Stati Uniti hanno trovato la rete del 3 a 1 e la personale doppietta di Smith: dopo un cross in area allontanato da Popp, Smith ha recuperato un pallone che ha poi calciato in porta e, complici un pizzico di fortuna e la deviazione sfortunata di Rauch, ha segnato uno splendido goal che, dal palo interno, ha poi trovato la rete all’angolo opposto, imprendibile per Berger. La rete ha mandato in confusione la Germania, ma il 3 a 2 è stato sfiorato dalla numero 9, Nüsken, al 45’+6, il cui colpo di testa è finito di poco fuori.

La Germania, Rodman e Smith permettendo, ha provato a cominciare la ripresa in attacco e con il disperato bisogno di riaprire la partita. Al 56’ Bühl, senza troppa convinzione, ha calciato da fuori area e non ha trovato l’angolo che avrebbe sperato. Un paio di minuti più tardi, le ragazze tedesche hanno sfiorato il 3 a 2 con il tiro di Brand, finito di poco fuori dopo aver colpito il palo.
La formazione americana non si è fatta mettere i piedi in testa, Swanson ha però sprecato una clamorosa occasione di arrivare al 4 a 1: ha anticipato tutti i difensori, come addormentati, ma ha mandato fuori il pallone arrivato tra i suoi piedi proprio davanti alla porta.
La reazione delle tedesche è stata istantanea. Un’occasione clamorosa per la Germania è quella del minuto 58: dopo un’incursione da parte delle compagne nell’area avversaria, Bühl ha fallito l’occasione di arrivare al 3 a 2. Al 66’ Schüller ha dato inizio al contropiede, ha poi passato la palla a Gwinn che non ha però calciato con abbastanza forza da impensierire le parate di Naeher.
Soltanto dal 70’ gli Stati Uniti hanno abbassato un po’ il ritmo per mantenere il risultato confezionato fino a quel momento, dedicandosi a un maggior giro palla e facendo buona guardia in caso di ripartenza delle avversarie. Lo spettacolo pirotecnico del primo tempo è andato via via scemandosi, con una squadra che giocava per difendere e una che sembrava essersi arresa.
Al minuto 83 Rodman ha provato a scrivere il suo nome sui tabelloni dello stadio di Marsiglia dopo un’incursione fino all’area di rigore e un bel tiro a giro deviato però da Berger in calcio d’angolo. Williams, da subentrata, al minuto 88 ha chiuso definitivamente i giochi e calato il poker dopo aver ricevuto un pallone da Swanson dopo una splendida giocata di Rodman: ha dovuto controllare il pallone e, con freddezza, calciarlo a incrociare nell’angolino basso a sinistra di Berger.
L’orgoglio delle ragazze tedesche le ha portate a reagire in pieno recupero: la subentrata Lohmann ha tirato verso la porta all’ultimo minuto dei tempi regolamentari, seguita da Brand al 90’+1 e dalla splendida punizione di Gwinn al 90’+5, ma il triplice fischio incombeva ed era ormai troppo tardi.

Il poker calato contro la Germania, probabilmente un po’ troppo sicura di avere vita facile con la neonata formazione forgiata dall’allenatrice inglese e dal suo team, è stato siglato sotto il segno di Trinity Rodman, Sophia Smith, Mallory Swanson e Rose Lavelle. La Germania è invece parsa poco combattiva e, dopo la terza rete, ha forse perso tutte le speranze di pareggiare, ritrovando una debole fiammella dentro di sé in pieno recupero, quando niente avrebbe potuto capovolgere la gara. Tra le migliori in campo c’è stata si sicuro Girma, che con la sua esperienza ha gestito bene la fase difensiva del match ed evitato che la Germania sfruttasse le (poche) occasioni da goal create. Per quanto riguarda invece la fase offensiva, un plauso va fatto a Rodman che, pur non trovando il goal, ha avuto una prestazione sontuosa e aiutato in fase di attacco e i difensori a gestire i palloni più complicati. Per la Germania, invece, è doveroso menzionare Berger, che ha fatto il possibile per difendere la sua porta, e Gwinn che, nelle poche occasioni pericolose della sua squadra, è stata il perno.

Olimpiadi, Spagna: Putellas non perdona

Dopo la vittoria contro il Giappone, la Spagna ha giocato contro la Nigeria, di nuovo a Nantes, con l’obiettivo di conquistare la loro seconda vittoria a Parigi 2024 e, di conseguenza, di accedere direttamente ai quarti di finale garantendosi un posto tra le prime otto.
Le Superfalcons nigeriane, d’altra parte, scendendo in campo avevano una motivazione altrettanto forte se si pensa che nella partita d’esordio a queste Olimpiadi, hanno perso di misura contro il Brasile.
Dopo una partita tanto combattuta quanto ricca di spirito agonistico, che ha visto contrapporsi due squadre in grado di offrire uno spettacolo di grande calcio, la Spagna ha raggiunto il suo obiettivo con un gol da punizione di Alexia Putellas.

La Nigeria, che manca dalle Olimpiadi dal 2008, è un avversario veloce che sa come sfruttare le sue transizioni offensive, uno dei suoi punti di forza, non sorprende dunque una gara di una tale portata.
La Spagna, anche in questa occasione, ha dimostrato di meritare pienamente tutti i titoli vinti in questi anni, riuscendo a portare a proprio favore questo risultato per nulla scontato.
La resilienza della squadra ha premiato le furie rosse che nonostante le difficoltà hanno mantenuto alta la concentrazione e freddo il sangue.

Un altro primato si aggiunge a quelli già conquistati dalla Spagna: alla sua prima apparizione olimpica, le calciatrici capitanate da Irene Paredes disputeranno i quarti di finale con il pieno risultato di due vittorie, tre gol segnati e uno solo subìto.
La Spagna ha avuto sicuramente un maggior possesso palla rispetto alle avversarie, ha controllato il pallone e allo stesso tempo è stata attenta ad arginare il più possibile i contropiede delle nigeriane, che hanno comunque avuto le loro occasioni per segnare.

Dopo un primo tempo terminato a reti invariate, è nella seconda frazione di gioco che la Spagna ha trovato più spazio d’azione. La partita, infatti, è parsa volgere a favore delle iberiche già al 53′ quando Salma Paralluelo ha insaccato in porta. I controlli al var però hanno riscontrato un fuorigioco e di conseguenza il risultato è tornato sullo 0-0,
Alexia ha sfiorato il gol un paio di volte e la stessa Paralluelo ha avuto una grande occasione con un colpo di testa.
Il gol ha tardato ad arrivare finché Putellas, finalmente è salita in cattedra con ciò che le viene meglio, e dimostrando, ancora una volta con i fatti, perchè per due volte sia stata eletta pallone d’oro (85′).
Il suo calcio di punizione nei minuti finali, ha portato la vittoria alla sua squadra e ha regalato alla squadra di Montse Tomé la vittoria.

La prossima partita della Spagna si svolgerà a Bordeaux contro il Brasile con lo scopo di conquistare il primo posto nel girone.
Queste le calciatrici spagnole che sono scese in campo contro la Nigeria:

Cata Coll; Oihane Hernández (Olga Carmona, 46′), Irene Paredes (C), Laia Aleixandri, Ona Batlle; Teresa Abelleira (Patri Guijarro, 58′), Aitana Bonmati, Alexia Putellas; Lucía García (Athenea del Castillo, 46′), Mariona Caldentey, Salma Paralluelo.
A disposizione: Misa Rodríguez, Laia Codina, Jenni Hermoso, Athenea del Castillo, Eva Navarro.

Spagna-Nigeria 1-0: non basta il carattere alle Falcons, che si arrendono all’85’

Spagna-Nigeria termina 1-0, rendendo le Iberiche la prima Nazionale ufficialmente qualificata ai Quarti a punteggio per ora ancora pieno. Le Falcons possono ancora sperare nel terzo posto, ma servirà un successo contro il Giappone nell’ultima decisiva sfida di mercoledì.

E le Africane giocano una gran partita, mettendo in difficoltà la Spagna grazie alle qualità fisiche e atletiche, doti che le Furie Rosse tendono a soffrire (sono umane anche loro), seppur ciò non basti per evitare la sconfitta. Va detto che Ajibade ha sulla coscienza un paio di opportunità mancate, soprattutto quella al 36′ quando si intestardisce nel dribbling e perde l’attimo per la conclusione. Nel finale invece, è la neoentrata Ihezuo a sprecare l’opportunità di un pareggio che alla fine sarebbe stato meritato.

Come al solito, ottima la prestazione di Nnadozie, che evita la rete spagnola in un paio di occasioni, e nelle altre ci ha pensato il poco concreto attacco avversario. La Nigeria capitola solo all’85’, con una punizione di Putellas che inganna tutte e batte il portiere, trovando il gol qualificazione. Per le Falcons è il secondo 0-1 consecutivo dopo quello con il Brasile.

SPAGNA (4-3-3): Cata Coll; Batlle, Aleixandri, Paredes, Oihane Hernandez; Putellas, Abelleira (58′ Guijarro), Bonmatí; Caldentey, Paralluelo, Lucía García. C.T.: M. Tomé

NIGERIA (4-2-3-1): Nnadozie; Okeke, Demehin, Ohale, Alozie (72′ N. Payne); Ucheibe (85′ Kanu), Abiodun; Oshoala (72′ Ihezuo), T. Payne, Ajibade; Okoronkwo (61′ Onumonu). C.T.: R. Waldrum

Marcatrici: 85′ Putellas

Arbitro: Tori Penso (USA)

Note: recupero pt 1′, st 4′

Australia-Zambia 6-5: a Nizza la partita più assurda dei Giochi Olimpici

Australia-Zambia 6-5 può tranquillamente essere definita la partita più assurda di questa edizione dei Giochi Olimpici. Una partita che sembrava finita al 57′, terminata con una delle rimonte più incredibili della storia del calcio femminile. Rimarrà negli annali, con tutta probabilità, però va anche detto che lo Zambia ha dilapidato un bel vantaggio. D’altronde, la difesa non è mai stato il punto forte della Nazionale africana, ma le Matildas di Gustavsson sono state protette dall’ingresso di Heyman, che ha letteralmente spaccato la partita al 57′, subentrando al posto di Raso. Riassumiamo brevemente lo svolgimento della gara.

Il primo tempo si apre con il gol lampo di Banda dalla distanza su servizio di Nachula, a cui fa seguito l’immediato pareggio di Kennedy su punizione di Catley. La sfida svolta davvero tra il 22′ e il 33′, con Kundananji che buca l’imperfetta Arnold in diagonale, e poi Banda ne punisce la respinta su cross di Siamfuko su punizione. Al 35′ accorcia Raso di testa su angolo da sinistra di Cooney-Cross, poi nel recupero Banda è fortunata sul rinvio di van Egmond, che la colpisce mandando il pallone in porta per il 4-2 zambiano che chiude la frazione.

Nella ripresa, il 5-2 di Kundananji (di testa sulla punizione di Banda da destra) sembra chiudere il match. Pochissimi secondi dopo, una carambola in area zambiana si risolve secondo il seguente sviluppo: palo su tiro-cross da destra di Torpey, poi Fowler serve la neo-entrata Heyman, il cui colpo di tacco è respinto da Mweemba sulla schiena di Musole, con la sfera che termina in rete per il 3-5. Poco dopo Foord trova la rete che riaprirebbe la sfida, ma poi l’arbitra rivede l’azione al VAR e annulla per l’evidente fallo di Heyman su Musole. Il 4-5 arriva comunque su punizione di Catley al 65′, che Musole si lascia sfuggire dalle mani. Al 77′, l’arbitra è costretta nuovamente ad andare al VAR, visto il pestone di Muchinga su Foord. La revisione assegna il rigore alle Matildas, e al dischetto Catley è implacabile nonostante Musole intuisca. Al 90′, Catley filtra per Heyman con la difesa fuori posizione, la numero 2 piazza il destro all’angolino e trova il 6-5 finale.

AUSTRALIA (4-4-1-1): Arnold; Catley, Hunt, Kennedy, Carpenter; Foord, Cooney-Cross, Gorry (57′ Torpey), Raso (57′ Heyman); van Egmond (57′ Wheeler); Fowler. C.T.: T. Gustavsson

ZAMBIA (4-4-1-1): Musole; Tembo, Mweemba, Muchinga, Siamfuko; Kundananji, M. Zulu (66′ Chileshe), H. Chanda, Nachula (83′ Chilufya); Mupopo (83′ Chitundu); B. Banda. C.T.: B. Mwape

Marcatrici: 1′ Banda (Z), 7′ Kennedy (A), 22′ Kundananji (Z), 33′ Banda (Z), 35′ Raso (A), 45’+2′ Banda (Z), 57′ Kundananji (Z), 58′ aut. Musole (A), 65′ Catley (A)

Ammonizioni: 77′ Muchinga (Z)

Arbitro: Emikar Calderas (VEN)

Note: recupero pt 4′, st 8’30”

Olimpiadi: il goal-magia di Restrepo e quello di Santos affondano la Nuova Zelanda

COLOMBIA (4-2-3-1): Tapía; Vanegas, Carabali, Arías D., Arías C. (76′ Caracas); Usme (C) (72’ Montoya), Izquierdo (89’ Salazar), Caicedo (89’ Quejada), Santos, Restrepo; Pavi.

NUOVA ZELANDA (4-4-2): Leat; Barry (76′ Foster), Stott, Bowen (C), Bott; Kitching, Steinmetz (45′ Longo), Taylor (76’ Rennie), Riley; Hand (65′ Green), Clegg (45′ Jale).

Marcatrici: 27′ Restrepo (C), 72′ Santos (C)

Ammonizioni: nessuna

Arbitro: Kim (Corea)

Note: recupero 6’ pt, 9’ st.

Marsiglia ha dato a Manuela Pavi la maglia di una delle undici titolari in virtù della buonissima prestazione contro le francesi, e ha nuovamente schierato Caicedo dal primo minuto. Le sue ragazze hanno, a differenza di quanto fatto nel match contro le transapline, approcciato la partita con fame e voglia di vincere per provare a qualificarsi verso lo step successivo, sapendo che la terza e ultima giornata sarà contro il Canada, su cui grava una penalizzazione di ben 6 punti e che potrebbe dare loro la chance di passare il girone per la prima volta nella loro storia. La squadra colombiana è perciò arrivata alla partita contro la Nuova Zelanda con un solo imperativo: vincere.

Il primo quarto d’ora è stato frizzante ed equilibrato, con occasioni dall’una e dall’altra parte. Le colombiane hanno provato a essere aggressive fin dai primi minuti e calciato verso la porta per la prima volta a 4′ con Arías, e i successivi tiri nello specchio parati dal portiere neozelandese sono stati a opera di Caicedo prima e poi Pavi in due occasioni. L’occasione della calciatrice del Real Madrid, al 15′, è stata quella più cristallina e regalato un numero di magia allo stadio di Lione: Caicedo si è girata su sé stessa sull’out di sinistra, accelerando poi fino all’area avversaria per andare a servire al centro, Pavi ha fatto un velo clamoroso per consentire a Usme di tirare, ma il tentativo è stato centrale. La seconda occasione importantissima sfumata è stata quella di Pavi al 19’, che ci ha provato in diagonale, ma il pallone è uscito fuori, seppur di pochissimo; dagli sviluppi dell’angolo, la stessa Pavi è poi stata ostacolata nel tentativo di tiro. Dall’altra parte, la Nuova Zelanda non è stata a guardare e ha provato a replicare con Riley, Steinmetz, Scott e Kitching. Anche Leicy Santos ha calciato in porta dal limite al 26’, ma il suo tiro era centrale.
Sempre al 26’, Caicedo ha cambiato la partita: dopo aver subito fallo da parte di Bott, sugli sviluppo della punizione, Marcela Restrepo ha calciato in porta e portato meritatamente in vantaggio la squadra di Marsiglia, senza dubbio quella che tra le due ci credeva un po’ di più, visto anche il possesso palla del 66% contro il 34% della Nuova Zelanda. Nel dettaglio, Restrepo ha recuperato un pallone ribattuto dalla difesa avversaria e calciato un destro al volo che si è insaccato nell’angolino destro di Leat. Galvanizzata dal goal di Restrepo, la squadra di Marsiglia ha dominato fino all’intervallo pur non creando occasioni di fondamentale rilevanza fino ai minuti di recupero: al 45’+1 l’immancabile Caicedo ha calciato un destro stretto sul palo, che Leat ha deviato in angolo, e al 45’+4 c’è stato il tiro di Vanegas dal limite, il pallone ha colpito la traversa con deviazione del portiere, che è stato indispensabile anche dopo il corner, respingendo un cross che sarebbe di certo andato in porta. Se la Colombia cercava in ogni occasione di trovare il goal, la Nuova Zelanda ha invece mostrato un certo timore che si è rivelato fatale.

Nella seconda frazione di gioco, le sudamericane sono entrate in campo alla ricerca della seconda rete per mettere in cassaforte un risultato importante e avvicinarsi alla qualificazione. Al 49’ c’è stato un corner in favore della Colombia che ha innestato un’azione da parte della numero 7, Pavi, che ha però calciato malissimo e fuori dallo specchio. La Colombia ha continuato ad aggredire, recuperare palloni e fare incursioni in area avversaria, senza però trovare il guizzo che le potesse portare sul 2 a 0 e a una situazione di tranquillità. La Nuova Zelanda ha invece provato ad agguantare il pareggio e tenere vive le sue speranze, provando a essere più combattiva e cercando di arrivare in area avversaria approfittando della Colombia che si scopriva per andare in goal.
Al 58’, Caicedo ha crossato in area un delizioso destro arrivato sui piedi di Vanegas, che è però stata anticipata e il pallone è andato in corner. La determinazione della Colombia l’ha portata a riprendere il controllo del match e a guadagnare un’ottima punizione al 61’, calciata in porta e ribattuta più volte dalla numero 7,  ma non è stata trasformata in un goal.
La Nuova Zelanda ha capovolto i fronti al minuto 63, arrivando con la sua numero 10, Riley, a un passo dal pareggio con il suo tiro deviato in corner, il primo squillo da parte delle ragazze neozelandesi. La Nuova Zelanda è però cresciuta a mano a mano che il tempo sul cronometro passava, e ha creato un’importante occasione al 68’, con un pallone deviato in calcio d’angolo; le ragazze di Marsiglia ne sono uscite palla al piede con Caicedo, che ha aspettato che le compagne salissero prima di passare il pallone e, quindi, la Colombia si è ricompattata.
Pochi minuti più tardi, quando la Nuova Zelanda sembrava essere rientrata in partita, ha invece visto il possibile pareggio dissolversi. L’incursione di Caicedo al 72′ e il suo passaggio in area hanno raggiunto i piedi di Izquierdo dal limite, che ha colpito un palo clamoroso, ma la Colombia ha trovato il vantaggio con una splendida rete della numero 10, Leicy Santos, dopo il velo di Usme e su assist di Vanegas. Anche in questa occasione, le ragazze di Marsiglia sono state brave nella ripartenza e nel costruire la loro azione fino all’area avversaria. Da quel momento in avanti, la Colombia si è sentita ancora più in fiducia e ha aumentato i giri del suo motore. Catalina Usme, principale motore della squadra, ha chiesto il cambio al 73’, esausta dopo due partite al cardioplama e un match in cui è stata determinante con la sua esperienza e la sua indiscussa intelligenza tattica. Al minuto 78 c’è stata l’ennesima verticalizzazione verso l’area di rigore partendo dalla sinistra con Caicedo, ma il pallone è stato recuperato dalla Nuova Zelanda. Al minuto 81, Caicedo ha percorso palla al piede più di metà campo, ha saltato un paio di avversarie e calciato verso la porta; il suo tiro, senza la deviazione di Bowen, sarebbe certamente entrato in porta. La Nuova Zelanda ha avuto un’importante occasione per segnare il goal della bandiera e limitare il passivo al minuto 86, ma il tiro è stato calciato fuori. Al minuto 87, la formazione neozelandese ha costruito un’azione da fuori area dopo una rimessa con le mani, ma la Colombia è stata bravissima a difendere ancora una volta la sua area e il risultato, e anche fortunata dopo il tiro da fuori area della numero 13, il difensore Scott, calciato fuori di pochissimo. La Colombia ha cominciato il recupero in scioltezza e nell’area avversaria, forte delle due reti di vantaggio, e continuando a giocare con un ottimo giro palla. Un pasticcio in area di rigore al 90’+3 ha quasi concesso alla Nuova Zelanda un goal, fortunatamente spazzato via dalla difesa.
La Colombia ha chiuso il match in attacco con uno splendido 2 a 0 e ancora due occasioni create nei 9 minuti di recupero concessi dall’arbitro, dapprima con Daniela Caracas, subentrata proprio allo scadere dei tempi regolamentari, e poi con Daniela Montoya, anche lei subentrata nella seconda frazione di gioco.

È difficile scegliere una sola migliore in campo per la Colombia, visto che tutte le ragazze allenate da Angelo Marsiglia hanno giocato una partita sublime e mostrato un gioco di qualità, forse anche per via della Nuova Zelanda quasi sempre assente dal terreno di gioco e poco propositiva, se non in alcune fiammate contenute egregiamente dalle colombiane. Si distinguono, in ogni caso, Linda Caicedo, Catalina Usme e Manuela Pavi, come nel primo match. Il risultato mostra ancora una volta la capacità di Marsiglia nello scegliere i cambi e nel dare fiducia alle sue ragazze. La qualificazione è a un passo, e la partita con il Canada deciderà chi andrà allo step successivo.

È beffa Brasile: c’è la rimonta del Giappone – Termina 1-2 al Parco dei Principi

Ancora Olimpiadi: il Brasile, atteso al Parco dei Principi, ha disputato la seconda gara del torneo davanti al Giappone.
La squadra di Arthur Elias è entrata in campo ad affrontare la nuova sfidante, dopo la recentissima vittoria di 1-0 trovata sulla Nigeria; l’ultimo incontro tra le due formazioni (prima del tale) risale proprio a quest’anno, in circostanza SheBelieves Cup. In quell’occasione finì in parità.

Tornando alla gara odierna, un primo tempo abbastanza equilibrato ma allo stesso tempo particolare: diversi falli in attacco hanno inevitabilmente rallentato i primi minuti, accendendo un po’ di nervosismo da ambedue le parti.
Intanto il Brasile prova a dominare davanti ad un Giappone che mura costantemente; un giallo per Marta che colpisce un difensore opposto: tale mossa ha anticipato la concessione di un rigore a pochissimo dalla chiusura del primo half. Niente da fare, però, per le giapponesi, che trovano Lorena prontissima ad evitare il rimbalzo del pallone.

Si riparte con un tris di cambi per il Brasile: la compagine gialloverde si mostra più sicura e vogliosa di trovare il vantaggio. La conferma del “sogno” non tarda, infatti, ad arrivare: undici minuti e via col primo goal! Passaggio con idea di Marta che passa a Ludmila, con aggancio finale di Jheniffer: un tiro imprendibile dal portiere avversario che va a finire nell’angolino sinistro della porta.
È subito reazione nipponica: Lorena impegnatissima con due parate partite dall’attacco avversario.
I diversi tentativi da questa parte aprono un concreto scenario al 43′ del secondo tempo, nel momento in cui è di nuovo rigore per il Giappone. Stavolta nessuno sbaglio: Kumagai firma la parità ed è subito tutto da rifare per il Brasile che sembra perdere ritmo.

Alla segnalazione degli 8 minuti di recupero il Giappone raddoppia sfruttando un errore brasiliano: una bella rimonta per la formazione che sorprende Lorena ed ottiene una bellissima vittoria finale grazie al goal di Tanikawa.

Il Brasile perde così una chance importante: un vero e proprio divario tra prima e seconda fase del girone.
Mercoledì 31 luglio la prossima gara contro le campionesse del mondo della Spagna: se ne vedranno delle belle!

Olimpiadi di Parigi 2024 – Gruppo C
Brasile/Giappone
Parco dei Principi, Parigi – ore 17:00
Marcatrici: 56′ Jheniffer, 90+2′ Kumagai (G), 90+6′ Tanikawa (G)

BRASILE (3-4-3): Lorena, Antonia, Rafaelle, Marta (39′ Kerolin), Yasmim, Thais, Gabi Nunes (49′ Tarciane), Ana Vitória, Priscila (49′ Ludmila, Angelina (25′ st Duda Sampaio), Lauren (49′ Jhennifer).
A disposizione: Taina, Tarciane, Duda Sampaio, Kerolin, Jheniffer, Ludmila, Gabi Portilho.
Allenatore: Arthur Elias

GIAPPONE (5-3-2): Yamashita, Minami, Kumagai, Takahashi, Koga (25′ Seike), Miyazawa (35′ st Chiba), Nagano, Tanaka, Hasegawa, Hamano (13′ st Ueki), Moriya (35′ st Tanikawa).
A disposizione: Hirao, Seike, Ueki, Tanikawa, Hayashi, Chiba, Ishikawa.
Allenatore: Futoshi Ikeda.

Arbitro: Rebecca Welch
Assistenti: Emily Carney, Franca Vertoom
IV Ufficiale: Tess Olofsson
Ammonite: 3′ Lauren (B), 44′ Marta (B), 25′ st Minami (G).

San Marino Academy, Giorgia Miotto è una nuova Titana

Credit Photo: Alberto Cavallaro - Photo Agency Calcio Femminile Italiano

La San Marino Academy prosegue nel suo “restyling”. Dopo l’annuncio di Elisa Crevacore, ecco un altro innesto che unisce qualità e duttilità tattica: Giorgia Miotto andrà a rinforzare ad un tempo i reparti di centrocampo e attacco. “In campo sono una che si adatta – esordisce la classe 2002 –  L’anno scorso ho giocato spesso da esterna sulla tre quarti campo, ma se mi chiedessero dove mi trovo meglio, risponderei da mezzala. Così mi sento io, almeno. Ma è ovvio che, se c’è bisogno, faccio anche il terzino. Ciò che conta è pedalare, dovunque una venga schierata. Però, ecco, penso che da mezzala potrei dare il mio massimo. Vengo da due stagioni non facili e ho il proposito di trovare continuità e migliorarmi a livello individuale, fermo restando che, prima di ogni altra cosa, vengono gli obiettivi di squadra”.

Miotto ha un curriculum di un certo peso. Cresciuta nel Pordenone, la squadra della sua città, passa al Tavagnacco prima di venire prelevata dall’Empoli, con cui esordisce in Serie A nella stagione 2020-21 segnando il suo primo gol al Florentia San Gimignano. Poi va al Milan e da lì al Pomigliano, in prestito. Dopo una parentesi al Cesena, si trasferisce al Parma. Quindi l’Arezzo ed infine la San Marino Academy“Non sono la più giovane del gruppo e questo comporta qualche responsabilità in più, ma al contempo ho anche la possibilità di imparare da qualche compagna più esperta di me ed è ciò che intendo fare. Ho avuto la possibilità di fare grandi esperienze con Empoli e Milan e spero di poter mettere quello che ho imparato al servizio di questa squadra.”

Miotto è rapida e ama l’uno contro uno. Tutte qualità che, insieme alle altre che costituiscono il suo bagaglio, saranno al servizio della causa e degli obiettivi biancoazzurri. “I primi contatti che ho avuto con la società mi hanno lasciato una bellissima impressione. Il progetto è assolutamente interessante e la dirigenza mi ha trasmesso molta tranquillità. Ho apprezzato la sincerità che ha permeato tutti i nostri colloqui. La San Marino Academy non parte senza ambizioni. È una società che vuole migliorare le stagioni passate, pur consapevole dell’alto livello di questo campionato. Il mister, poi, mi è sembrato molto preparato, uno che ha masticato tantissimo calcio. Anche con lui l’impatto è stato super positivo”.

“Ad agosto si parte tutti sullo stesso piano  – prosegue la neo Titana – Non c’è dubbio che qualche realtà sia molto ben attrezzata e che la sua forza vada rispettata. Però la palla è rotonda e non si sa mai come possano andare le partite. Dover lottare per la salvezza come primo obiettivo non è qualcosa che mi spaventa, anzi è una sfida affascinante, che regala stimoli supplementari. Dovremo cercare di arrivare prima possibile a quel traguardo. Dopodichè, proveremo a divertirci”.

Non solo le caratteristiche tecniche ma anche quelle umane di Giorgia dovranno aiutare il gruppo biancoazzurro ad alzare l’asticella. “Sono una persona un po’ timida, che ci mette qualche giorno a lasciarsi andare completamente. Però quando mi apro sono molto solare. Mi piace anche trasmettere tranquillità e calmare le acque quando, per una ragione o per l’altra, si agitano. In campo non sono una che parla tantissimo. Cerco di scegliere i momenti giusti per farlo, magari per incitare una compagna dopo un errore oppure per spronarla quando vedo che può dare di più”.

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