Alessandro Cartago è stato il preparatore dei portieri per la Selezione Lombarda che ha preso parte al Torneo delle Regioni da poco concluso, conquistando poi la vittoria finale contro la Sicilia. Oltre ad aver partecipato fin dall’inizio al percorso delle selezioni per il Torneo, è anche allenatore in serie D maschile.

Quali sono le caratteristiche principali che deve avere un buon portiere?
Sicuramente servono caratteristiche fisiche importanti unito a personalità e abilità tecniche di base. Oggi per un portiere è diventato importante anche saper giocare con i piedi perché importante nella costruzione del gioco dal basso; ovviamente poi non tutti gli allenatori lo richiedono alle proprie squadre, tuttavia è diventata una qualità importante su cui si lavora sempre.

Qual è il compito più difficile di un preparatore dei portieri?
Anzitutto occorre capire le caratteristiche del portiere individuandone pregi e difetti ed anche il carattere. Poi è fondamentale instaurare un rapporto di correttezza e fiducia affinché il portiere possa fidarsi ma soprattutto affidarsi al proprio preparatore, condividendo le proposte di allenamento.

Faccia un bilancio della sua esperienza al Torneo delle Regioni.
Io ho partecipato attivamente a tutto il percorso delle selezioni, ho visionato le partite dei campionati regionali di serie C e D ed allenato i portieri prima della partenza per l’Abruzzo, trovando due portieri giovani che racchiudevano tutto quello che sarebbe servito per garantire la sicurezza necessaria per arrivare in fondo. Al Torneo delle Regioni ho potuto constatare, con grande rammarico, che c’è ancora poca qualità nei portieri e carenze importanti nelle basi. Ovviamente ciò sta a significare che anche il ruolo del preparatore dei portieri non sempre è valutato nel giusto modo o, addirittura, alcune squadre non hanno nemmeno questa figura, indispensabile per il miglioramento dei portieri nel calcio femminile.

Oltre all’esperienza al Torneo delle Regioni come preparatore dei portieri, lei è allenatore in serie D maschile. Quali sono le differenze maggiori che nota tra i due settori?
Nelle squadre di serie D i portieri arrivano con delle basi importanti, perchè hanno lavorato negli anni con preparatori dei portieri e quindi si parte da un livello più avanzato. Nel femminile spesso ho allenato portieri “adulti” ripartendo dalle basi. Inoltre le ragazze hanno ovviamente meno forza e più difficoltà nella lettura delle palle alte, ma questi aspetti, se allenati in maniera corretta, possono portare miglioramenti notevoli. La cosa davvero sorprendente che ho potuto constatare da quando alleno i portieri nel femminile è la grande passione delle ragazze e la determinazione nell’affrontare le sedute di allenamento. Le ragazze hanno un’infinita voglia di migliorarsi e capire tutte le proposte di allenamento. Per me è sempre molto stimolante e soddisfacente allenarle perché ti seguono e riescono a migliorarsi ogni giorno.

Ad oggi il mondo del calcio femminile è in crescita in Italia, ma la strada da percorrere è ancora tanta se ci paragoniamo ad altre realtà europee. Quale crede che sia il primo aspetto da migliorare?
Per quanto riguarda i portieri bisognerebbe iniziare a valorizzare, in ogni categoria, dalle regionali alla serie A, la figura del preparatore dei portieri, per mettere in condizioni le ragazze di poter rendere al meglio e di innalzare la qualità. Ancora più importante questo ruolo nei settori giovanili per far sì che anche nel femminile, quando si allenano le più grandi, non si debba partire dalle basi ma arrivino portieri già pronti per affrontare campionati agonistici o comunque più importanti. Il fatto che in Italia le calciatrici siano dilettanti non aiuta; le ragazze vanno ad allenarsi la sera tardi dopo una giornata di lavoro e questo non porta benefici perché la performance non potrà mai essere ottimale. Alcune ragazze addirittura lavorano e studiano e poi alla sera giocano e cosi la crescita è lenta. Per non parlare delle strutture dove si allenano, spesso fatiscenti e dove si fa fatica anche ad avere il materiale per allenare. La cosa positiva secondo me è che tutte le squadre professionistiche abbiano ormai un settore femminile quindi tra qualche anno credo che il livello del calcio italiano possa raggiungere quello delle squadre europee.

Credit Photo: Alessandro Cartago

Un grande ringraziamento ad Alessandro Cartago per la disponibilità dimostrata!

Sara Ghisoni
Nasce a Fiorenzuola d’Arda il 1 marzo del 1995. Appassionata del mondo Juve dalla nascita, solo recentemente si è avvicinata all’universo del calcio femminile ma ne è rimasta folgorata. Crede fermamente che sia una realtà ancora poco conosciuta in Italia, ma in rapidissima espansione, ed è entusiasta di far parte del progetto che sta permettendo questa crescita. È laureata in Storia ed è ora impegnata in una magistrale in Scienze Storiche.