Agata Centasso, centrocampista del VFC Venezia, ha parlato di sé, del suo presente e del suo futuro al quotidiano ilfoglio.it. Da anni schierata nella formazione della sua città, ha raccontato del suo amore per la maglia del Venezia ma anche dello “scandalo” che l’ha coinvolta la scorsa estate, quando Dagospia pubblicò alcune sue foto presentandole con un titolo di pessimo gusto. Queste le sue parole:

“Appena me lo segnalarono sono cascata dalle nuvole. Ho pensato che non mi piaceva per niente, e sperato che non lo vedesse nessuno. La questione si ingigantì a dismisura, mi arrivarono anche numerose dichiarazioni di solidarietà. Per me poteva bastare così. Scrissi un post per placare le polemiche e tanti saluti. Il problema è che oggi si fa ancora fatica ad affermare la figura della donna in quanto sportiva, secondo una dimensione paritaria. Lo sforzo collettivo c’è. Poi basta un articolo per spazzare via tutto”

Sull’immagine social:

“Qualcosa da maneggiare con cura e un’occasione: mi fa piacere poter pubblicizzare prodotti dell’artigianato locale. I social ci permettono di farci notare ma poi le persone devono venirci a vedere alle partite: più avremo seguito reale, più si farà caso alle qualità effettive, alla fatica, all’immagine di ragazze che si smazzano sul campo. Lontano dai cliché. Noi i tifosi li abbiamo sempre avuti, anche in trasferta. Siamo una realtà un po’ speciale”.

Le due società del Venezia:

“Loro hanno rilevato il titolo sportivo del Vittorio Veneto (Treviso), lanciando il Venezia FC Women. Mentre con buona parte delle mie compagne sono rimasta nella vecchia squadra, il VFC Venezia calcio. In Coppa c’è già stato lo scontro ed è andato male, ma ci rifaremo. Giocare contro i propri colori fa uno strano effetto. A 31 anni però conta solo la passione: sono contenta del mio Venezia. E di continuare a venire associata alla mia città”.

Il calcio femminile tra ieri e oggi:

“Essere all’altezza ogni giorno è una piccola sfida, ma basta avere una storia da raccontare. I miei fratelli mi hanno aiutato a misurarmi con loro attraverso lo sport. Fino a vent’anni giocavo a basket: per la mia generazione non era comune una ragazza con le scarpe da calcio. Un giorno invece ho provato, quasi per caso, al Lido. E non ho più smesso. Ma la mia scuola è stata fra i campi del centro storico: mi sono fatta le ginocchia, a furia di cadere sui masegni. Oggi è tutta un’altra stagione: i Mondiali del 2019 hanno fatto da spartiacque e per una bambina è facile trovare la chance di avvicinarsi a questo sport. Poi l’adeguamento dei contratti, il professionismo in vista per le calciatrici di Serie A. L’Italia si sta evolvendo. Nella nostra categoria più del rimborso spese non abbiamo. Tocca arrangiarsi: io sono operatrice sociosanitaria, vorrei laurearmi in Lettere e un giorno lavorare nella comunicazione. Intanto ho iniziato a curare una rubrica online: sempre di calcio, ovviamente. Sarà una lunga strada”. Le sfere dell’essere, che sfuggono ai filtri Instagram. E meno male”.

Credit Photo: Instagram Agata Centasso