Parigi, 1924: la prima edizione in cui le donne potevano partecipare agli sport più frequentati, come l’atletica. Eppure erano confinate al 4,4% della rappresentanza totale. Ma facciamo un salto indietro nel tempo di 24 anni.

Parigi, 1900: le donne partecipano, in via sperimentale, ai Giochi Olimpici anche se per i primi anni la loro presenza è limitata ad alcuni specifici sport, come il pattinaggio o il golf, che erano ritenuti ‘adatti’ al genere femminile. 22 anni dopo, la capitale francese ospitò per la prima volta un’edizione dei Giochi Olimpici femminili.

Ogni battaglia ha il suo leader pronto a trascinare la propria armata verso la vittoria. In questo caso, un’eroina. Alice Milliat fu la pioniera dell’emancipazione sportiva femminile. Durante gli anni della Prima guerra mondiale contribuì alla creazione di diverse associazioni sportive per donne fra cui, in particolare, la Federazione delle società sportive femminili francesi. A quel tempo solo poche decine di donne partecipavano alle Olimpiadi e lo facevano solo negli sport tradizionalmente ritenuti conformi. Alice aveva a cuore la lotta per i diritti delle donne nello sport fin da quando iniziò a praticare canottaggio, nuoto, hockey e calcio, intorno ai trent’anni, finchè non venne poi eletta come presidente di Fémina Sport, una delle prime società per lo sport femminile.

La sua prima proposta di maggiore inclusione delle donne nelle competizioni pubbliche, rivolta al Comitato olimpico internazionale (CIO), venne rigettata. Il ruolo delle donne all’interno delle Olimpiadi, come nell’antichità, era quello di incoronare i vincitori, secondo il fondatore del CIO Pierre de Coubertin. Un rifiuto che non fece altro che alimentare la battaglia di Milliat, che di sua risposta fondò nel 1921 la Federazione sportiva femminile internazionale (FSFI) e l’anno successivo organizzò i primi Giochi olimpici femminili a Parigi, dove si sarebbero tenute le Olimpiadi ufficiali due anni dopo.

Le atlete, provenienti da Francia, Svizzera, Cecoslovacchia, Regno Unito, Stati Uniti e Panama, si sfidarono in 11 competizioni a cui le donne non erano ammesse ai Giochi Olimpici ufficiali: 60 metri, 100 metri, 300 metri, 1000 metri, staffetta 4×110 metri, 100 metri di corsa a ostacoli, salto in alto, salto in lungo, salto in lungo da fermi, lancio del giavellotto e lancio del peso. Le donne dimostrarono che erano capaci di guidare il proprio destino, andando oltre il carattere machista imposto dai dirigenti del CIO.

Per paura che questi giochi potessero oscurare la popolarità delle Olimpiadi, il CIO convinse Milliat a rinunciare alla sua iniziativa in cambio di una maggiore apertura alle donne all’interno del programma Olimpico. Alle Olimpiadi del 1928, tenutesi ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, fu concesso alle donne di partecipare in alcune categorie di atletica e ginnastica: in particolare le donne si sfidarono nei 100 metri, negli 800 metri, nella staffetta 4×100 metri, nel salto in alto e nel lancio del disco.

Il ricordo e l’impegno dell’eroina Alice Milliat sopravvive ancora nel mondo sportivo femminile e a Parigi.  E un secolo dopo l’ultima edizione delle olimpiadi parigine, si torna nella stessa città e la rappresentanza femminile è perfettamente bilanciata con quella maschile. Le quote assegnate dicono 5.250 atleti e 5.250 atlete, partecipazione equamente divisa secondo un programma partito nel 2014 proprio per raggiungere questo obiettivo. Seppur in maniera lenta, il movimento femminile ha fatto valere la propria causa e la parità di genere è stata raggiunta.

Niccolò Larocca
Nato il 6 agosto 1995. Laurea triennale in Lingue e letterature straniere presso l’Università degli studi di Milano conseguita nel 2019 e master di giornalismo multimediale presso la 24 Ore Business School completato nel 2024. Da sempre appassionato di calcio e sport, con le sue dinamiche e le sue storie da raccontare. Credo nei valori che accompagnano il calcio femminile e nella sua potenziale crescita.