Il Chievo Verona Women FM ha concluso la stagione salendo sul gradino più basso del podio della Serie B, insieme al San Marino Academy, con quarantaquattro punti, un piazzamento certificato dal successo ottenuto nell’ultimo turno di campionato contro il Cortefranca. Il merito va soprattutto a Giacomo Venturi, il quale è arrivato sulla panchina clivense nel mese di agosto dello scorso anno, e ha trascinato le gialloblù al terzo posto della cadetteria. La nostra Redazione ha raggiunto coach Venturi per risponderci ad alcune domande.

Giacomo cos’è per te essere un allenatore?
«Essere un allenatore è riconoscersi in un lavoro che piace e che ci appassiona, a me è successo che per dodici anni ho fatto il biologo, poi ho cambiato strada e alla fine l’ho trovata».

Cosa ti ha spinto ad accettare lo scorso anno di andare sulla panchina del Chievo Verona?
«Innanzitutto, avevo voglia di confrontarmi in un calcio diverso, perché ho sempre fatto allenatore nel maschile sia nelle giovanili che nelle prime squadre, poi volevo provare un’avventura diversa da quella maschile, per cui avevo voglia di tornare alla purezza del calcio. Perciò il Chievo mi ha incontrato, si sono incastrate molte cose, e alla fine ho accettato un progetto che potesse fare bene».

Tu hai avuto esperienze come viceallenatore e Match Analyst, e al Chievo hai debuttato come allenatore una Prima Squadra. Com’è stato l’impatto?

«In realtà ho già avuto una breve esperienza con una squadra veronese di Eccellenza lo scorso anno. Onestamente non ho notato alcuna differenza tra quello che facevo nelle giovanili e in Prima Squadra, forse l’unica differenza sta nella sensibilità tra un giocatore e una giocatrice. Per com’è andato il percorso in questa stagione posso però ritenermi soddisfatto».

Una delle formazioni del Chievo Verona Women FM scese in campo quest’anno (Photo Credit: Federico Fenzi)

Quali sono gli aspetti su cui hai lavorato con le ragazze all’inizio della stagione?
«Dal punto di vista tecnico ho sfruttato la mia esperienza che ho accumulato negli anni. Guardando il percorso del calcio femminile e delle gare di Serie A ho notato che c’è molto margine, perché le ragazze hanno voglia di pareggiare quello che fanno i maschi, soprattutto alla luce del fatto che l’anno prossimo arriverà il professionismo. Quindi mi sono incentrato su un’identità chiara di gioco, presentando a loro la mia filosofia che avevo in mente su di loro, e alla fine sono arrivati i risultati sotto ogni aspetto. Le ragazze sono state molto competitive in questa stagione».

Il lavoro ha alla fine dato i suoi frutti, visto che le clivensi sono arrivate sul podio…
«Io sono una persona che lavora sul breve termine, so che ogni domenica c’è una partita, e io voglio arrivare cercando di vincere, però sono riuscito a soddisfare gli obiettivi dei dirigenti».

Tra le partite che hanno giocato quest’anno le tue ragazze quali sono state, per le, le migliori?
«Dal punto di vista del gioco posso dire due gare che si sono giocate nel ritorno: la gara col San Marino pareggiata per 1-1 in rimonta col rischio di vincerla nei minuti finali, facendo un bellissimo gioco, e quella con la Pink Bari, vinta per 1-0 all’85’, in cui c’è stata l’espressione massima della nostra compattezza, attaccare sempre, giocare col pallone a terra e dominare l’avversario. Dal punto di vista di intensità le gare di Coppa Italia contro Napoli e Empoli, perché avevamo poche settimane di allenamento, poi la vittoria in rimonta all’andata contro il Brescia, e quella subito dopo l’1-1 col Como, ovvero le due squadre che hanno dominato il campionato, e fermarle è stata una gran bella soddisfazione».

E quelle che vorresti rigiocare?
«La parola “rigiocare” non mi piace tanto. Diciamo che ci sono stati dei brutti risultati: in tre partite, contro Cortefranca, Como e Cesena, abbiamo preso quindici reti, e, fino a quel momento, ne abbiamo prese dieci in tutto il campionato. Certo, abbiamo avuto qualche problema, ma quello che mi piace è sempre vedere la voglia della squadra di rialzarsi immediatamente provando a vincere».

Il campionato si è concluso battendo, in rimonta, per 4-1 il Cortefranca. Che gara è stata?
«Nel primo tempo non giocavamo come sapevamo. Le ragazze erano tese per via dell’ultima gara di Valentina Boni, e temevo che l’emozione potesse tagliare le gambe, quindi ci siamo guardate negli occhi, perché volevamo assolutamente il terzo posto. Abbiamo riordinato le idee e, quando siamo rientrate in campo, ho rivisto il mio Chievo, e alla fine abbiamo fatto quattro gol, facendoci un premio di quello che abbiamo fatto quest’anno».

Valentina Boni premiata dalla dirigenza del Chievo Verona Women FM al termine della gara vinta dalle clivensi contro il Cortefranca (Photo Credit: Federico Fenzi)

Tra l’altro è stata anche l’ultima gara di Valentina Boni da calciatrice…
«Valentina è un simbolo per il Chievo e per il calcio femminile italiano, Si rispecchia molto in Roberto Baggio. È stata una giornata emozionante. Per quanto mi riguarda è stata una grande responsabilità essere stato l’allenatore che l’ha accompagnata nella sua ultima stagione. Con lei c’è stata molta sintonia. Valentina è stata bene quest’anno, era quella che spingeva le sue compagne, sia in allenamento che in campo, mettendosi sempre a disposizione della squadra dal primo all’ultimo minuto. Me lo porterò con me per sempre questo ricordo».

Che Serie B è stata secondo te?
«Ho guardato alcune partite dello scorso anno, e, in questa stagione, mi sono reso conto che la Serie B è cresciuta molto. Il margine di crescita è ampio, sia nell’organizzazione del gioco e delle squadre. Le ragazze hanno voglia di assorbire concetti che, forse, è anche superiore a quella che hanno i ragazzi».

Qual è la squadra del campionato cadetto che ti ha stupito di più a livello di gioco? E sul piano tattico?
«Non c’è né una sola: penso la mia, perché ha un gioco basato sul possesso e sui tempi di gioco, poi il Como e il Cittadella, due squadre che si avvicinano alla nostra filosofia, e anche il Brescia che, con mister Garavaglia, ha saputo mettere in risalto i valori di un gruppo di una rosa ed esprimerli al meglio».

Secondo te il calcio femminile italiano svolterà col passaggio al professionismo?
«Dobbiamo vedere, perché in Italia, per cercare di recuperare il divario con le altre nazioni, si cerca di fare le cose velocemente, ma poi si trascurano certi dettagli organizzativi, come il progetto delle seconde squadre nel maschile. Mi auguro che nel femminile ci possano essere le condizioni per renderlo più incisivo e duraturo».

Ti vedremo ancora il prossimo anno sulla panchina del Chievo Verona?
«Sicuramente la priorità va alla società che mi ha lanciato nel femminile. Non era scontato approcciarmi in questo mondo, ho visto nel Chievo dei dirigenti seri. La mia voglia di continuare c’è, quindi ci siederemo ad un tavolo e vedremo i programmi della prossima stagione. Io sono una persona ambiziosa, ma ripetersi il prossimo anno sarà molto difficile».

La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia il Chievo Verona Women FM e Giacomo Venturi per la disponibilità.

Photo Credit: Pierangelo Gatto

Elia Soregaroli
Nato il 12 luglio del 1988 a Cremona, Elia ha sempre avuto una grande passione per il mondo del giornalismo, in particolar modo a quello sportivo. Ha tre esperienze lavorative in questo settore, IamCalcio, ManerbioWeek e BresciaOggi, un workshop con l'emittente televisiva Sportitalia, e uno stage curricolare con il Giornale di Brescia. Si avvicina al calcio femminile nel 2013 grazie ai risultati e al percorso del Brescia CF e da allora ha cominciato ad occuparsi anche del movimento in rosa.