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QUESTA SONO IO: BETTY BAVAGNOLI

Le prime partite nei campetti con gli amici, le difficoltà per iniziare a giocare a calcio sul serio, i traguardi da raggiungere per il movimento e il rapporto con la città di Roma: abbiamo parlato con Betty Bavagnoli… 

Chi era Betty da bambina?

“Era una bambina vivace ma anche molto timida, con un senso del dovere spiccato grazie ai miei genitori che tenevano molto all’educazione, al rispetto e all’aiuto degli altri. Sin da piccola avevo tanta voglia di giocare, di correre dietro a un pallone su un prato, come tutti i bambini, in particolare quelli maschi. Però avevo un grande rispetto anche per gli orari, come quelli del rientro dopo aver giocato con gli amici”.

Come si è avvicinata al calcio?

“Come tanti bambini ho iniziato a giocare al campetto sotto casa. Ovviamente erano tutti maschietti e per diverso tempo, almeno fino agli 11 anni non avevo facilmente il permesso di andare da parte dei miei genitori, quindi quando ci riuscivo andavo di nascosto”.

Come la accoglievano al campo gli altri bambini?

“Ricordo con grande affetto e grande gioia i tempi di quando ero bambina e giocavo a calcio. I miei amichetti maschi erano tutti molto carini con me. Probabilmente perché avevo delle doti e tutti mi volevano nella loro squadra, non ho mai avuto né problemi né discriminazioni da parte loro. Si può pensare che all’epoca ci fosse più chiusura, ma io in campo non l’ho mai vissuta. E sottolineo in campo…”.

E fuori dal campo?

“Fuori dal campo invece ho trovato molta più resistenza. Altri genitori, persone adulte che si fermavano a guardare, episodi in cui venivo additata come un maschiaccio. Anche solo il dire: ‘Gioco a calcio’ otteneva reazioni di stupore come se fosse qualcosa di impensabile. Oggi, a distanza di anni, ci sorrido perché posso dire che sono cambiati i tempi, ma penso che tutto quello che abbiamo raggiunto oggi è arrivato grazie anche a chi della mia generazione, di quella precedente e di quella successiva ha fatto da apripista contro i tabù, la discriminazione da parte degli adulti e di tutte le persone che ci circondavano”.

Quando è entrata per la prima volta in una squadra femminile?

“A giocare in una vera squadra ho iniziato tardi. O meglio, tardi per gli standard di oggi: è successo a 16 anni. Fino all’anno prima giocavo ancora con gli amici nel cortile della scuola. Mi chiamavano sempre ma i miei genitori preferivano farmi fare altri sport. Mi hanno iscritta a pallavolo, judo e atletica, in particolare il salto in alto. Alla fine sono state esperienze utili per capire meglio le mie caratteristiche come ad esempio la velocità. Nella mia testa pensavo sempre al calcio ma è stato bello anche scoprire e vivere le altre discipline, perché ogni sport insegna sempre tantissimo”.

Come riuscì a passare al calcio?

“Mia madre continuava a non condividere questa mia scelta, ma avevo una zia legatissima a me e che desiderava tanto aiutarmi a realizzare questo sogno. Mi ha dato una grande mano fino a quando anche i miei genitori si sono convinti a farmi iniziare. Mi portò in una squadra femminile della mia città, Piacenza”.

Rispetto alle ragazze di oggi che hanno più facilità nell’accedere al calcio, oltre all’orgoglio di aver contribuito alla crescita del movimento, si prova anche un po’ di ‘invidia’?

“Comprendo il concetto ma la parola invidia certamente non è quella giusta. Sono talmente felice di quello che abbiamo raggiunto che quello che resta forse è un po’ di rimpianto per il fatto che la mia generazione non abbia potuto vivere quello che invece è alla portata delle bambine di oggi. Lo dico con grande serenità e gioia. Se avessimo avuto modo di vivere la scuola calcio come i bambini maschi, avremmo avuto da molto prima le vetrine che il movimento merita. Le compagne, le avversarie che ho affrontato io nella mia carriera erano tutte molto forti e senza l’aiuto e l’insegnamento a cui avevano accesso i ragazzi. Da un punto di vista personale, certamente mi sarebbe piaciuto vivere la realtà di oggi quando avevo sette o otto anni”.

Quando ha avuto la sensazione che il calcio potesse diventare davvero il suo mondo?

“Un passaggio molto importante per me è stata la chiamata della Lazio quando avevo 22 anni. Mi staccavo dalla mia famiglia. Siamo sempre stati molto uniti e non era previsto che andassi a vivere lontano da loro, ma la mia carriera di calciatrice cominciava a crescere con le convocazioni in nazionale. Però il momento in cui ho realizzato che il calcio sarebbe potuto diventare la mia vita l’ho avuto prima, quando ero ancora a Piacenza e conquistammo la promozione in Serie A. Anche se non sapevo dove sarei potuta arrivare”.

Nella sua carriera ha ricoperto molti ruoli. Quale ha sentito come più suo?

“Ho iniziato come ala, attaccante esterno ma con la mia facilità di corsa riuscivo a coprire tutti i ruoli della fascia. In Nazionale però venivo utilizzata anche come terzino, condividendo la fascia con Adele Marsiletti, una grande giocatrice. Io però mi sono sempre sentita più una centrocampista e in alcune fasi della mia carriera ho anche ricoperto il ruolo di mezzala”.

Quali sono state le emozioni calcistiche più grandi che ha provato?

“Trovo difficilissimo sceglierne una. Il primo scudetto che ho vinto, con la Lazio, è stata una grandissima emozione, ma ognuno dei sette scudetti conquistati è stato emozionante. Ogni volta mi fermavo a ripensare a quanto impegno, quanta passione, quanta voglia di emergere anche come donna mi avevavano portato fino a lì. Un’altra grande emozione è stata raggiungere la finale degli Europei del 1993. Si giocava in Romagna, vicino casa mia. Eliminammo in semifinale la Germania, una nazionale gigante rispetto a quello che eravamo noi all’epoca. Poi perdemmo in finale contro la Norvegia, un’altra grandissima squadra, così come era avvenuto ai quarti dei Mondiali del 1991 in Cina”.

A proposito di Mondiali: che emozione è stata seguire il Mondiale del 2019?

“Ogni volta che vedevo una partita della Nazionale, anche come commentatrice in studio su Sky, faticavo a trattenere l’emozione. Vedere il cammino delle Azzurre mi ha riportato a tutto il nostro passato, a quanto le bambine possano avere avuto difficoltà ad avvicinarsi a questo sport e a quanta bellezza sia scaturita questa manifestazione. Mi è piaciuto sentire come il cammino delle nostre ragazze sia stato apprezzato e sostenuto dall’opinione pubblica. Faticavo a trattenere la commozione, ci hanno regalato davvero tanto. È stata una felicità incredibile. La cosa che mi ha dato maggiore soddisfazione è stata sentire parole di apprezzamento in particolare da parte degli uomini, dei tifosi che si sono appassionati e avvicinati così tanto alla nostra realtà, rapiti dalla bellezza che tutte le nazionali hanno trasmesso, non solo dal punto di vista tecnico ma anche da quello della lealtà e della genuinità mostrate sul campo”.

“Si è trattato di qualcosa di veramente incredibile. In questi ultimi anni sono stati compiuti dei passi in avanti fondamentali, non solo da parte di noi calciatrici e allenatrici ma da parte di tutti gli addetti ai lavori, anche dalla Federazione che nel 2015 ha varato un importante progetto di sviluppo del calcio femminile. In questi ultimi 5 anni abbiamo accelerato il passo, ma sempre partendo dalle lotte di cui siamo state protagoniste nei 30 anni precedenti”.

Sono stati fatti tanti passi in avanti ma manca ancora quello definitivo verso il professionismo: siamo vicini?

“È complesso rispondere. Vero che ci sono stati dei passi in avanti ma personalmente credo che non si debba dare per scontato che questo traguardo sia dietro l’angolo, non perché non lo si voglia ma perché ci vuole consapevolezza in ogni passaggio utile ad arrivarci senza poi rendersi conto di non aver predisposto tutto il necessario per non tornare più indietro. Mi riferisco in particolare a tutte le tutele e le coperture che serviranno alle società e alla federazione per far sì che il cambiamento avvenga con successo. In questo caso stiamo parlando di calcio, ma in Italia nessuno sport prevede il professionismo per le donne. Bisogna iniziare a mettere le donne in condizione di essere tutelate. Non è possibile che un’atleta che svolga professionalmente un’attività sportiva non venga tutelata nell’ipotesi in cui si infortuni o rimanga incinta. Su questo tema, siamo tutte unite. Probabilmente ci sarà bisogno di un passaggio intermedio ma mi auguro che non serva troppo tempo”.

L’ingresso dei club professionistici ha comunque rappresentato un passaggio positivo?

“Sì, per me hanno dato un grande contributo e supporto, non solo dal punto di vista economico ma anche strutturale, di immagine, di tutela nella gestione di una squadra con professionalità e competenze giuste. Spero che ce ne siano sempre di più. Allo stesso tempo non vanno dimenticate le società femminili storiche che operano da sempre sul campo e senza le quali oggi non saremmo arrivate a questo livello”.

Nella sua carriera da allenatrice, c’è stato un passo molto significativo: nel 1999 hai affiancato Carolina Morace sulla panchina della Viterbese: che esperienza è stata far parte del primo staff di donne alla guida di una squadra professionistica maschile?

“Quel periodo è stato incredibile, il presidente Luciano Gaucci fece una scelta che inizialmente era un po’ una provocazione, una trovata pubblicitaria per far parlare della società. Facemmo il ritiro estivo a Soriano nel Cimino e al primo giorno erano presenti la CNN, Al Jazeera e altre televisioni di tutto il mondo. Oltre a questa visione rivoluzionaria, Gaucci prese comunque un’allenatrice, molto competente come Carolina. Forse diede per scontato di poterne gestire e controllare la personalità. Carolina era assolutamente in grado di parlare alla squadra e di gestire uno spogliatoio di uomini, ma come con ogni allenatore, il rischio di divergenze con la proprietà è sempre presente e questo avvenne quando il presidente cercò di cambiare alcuni membri dello staff. Carolina si oppose fino a dare le dimissioni. È stata comunque un’esperienza incredibile, intensa, importantissima”.

“In tutto è durata cinque mesi compresa la preparazione precampionato, ma di sicuro ha avuto un grande impatto. Ricordo quel periodo con grandissima gioia e gratitudine, in particolare verso i calciatori di quella squadra. Un gruppo di uomini che per la prima volta hanno vissuto la guida da parte di un’allenatrice donna. Avrebbero potuto reagire in tanti modi, ma la loro professionalità è stata la parte migliore di questa esperienza. Sono sempre stati disponibili e attenti. Si trattava anche di una squadra di ottimo livello, con calciatori che poi avrebbero giocato in Serie A, come Fabio Liverani e Davide Baiocco”.

Sempre al fianco di Carolina Morace ha vissuto l’esperienza sulla panchina del Canada: in cosa ne è uscita arricchita?

“Anche questa è stata una pagina molto bella. La ricordo con gioia, felicità ed emozione. Sono stati due anni e mezzo intensi. Noi italiani abbiamo una grande conoscenza del calcio, soprattutto dal punto di vista tecnico e tattico. In nord America abbiamo trovato un rispetto e una cura del fisico assolutamente sorprendente, quasi maniacale. Si trattava di una squadra molto forte fisicamente, un po’ carente tatticamente ed è su quell’aspetto che abbiamo lavorato di più. Abbiamo imparato tanto anche noi e l’emozione della vittoria della Concacaf Cup è stata una soddisfazione enorme. Per questo sono infinitamente grata alla professionalità delle calciatrici canadesi”.

Qual è il suo rapporto con la città di Roma? La sente come una seconda casa?

“Assolutamente sì, mi sento romana di adozione, vivo a Roma praticamente da 30 anni. È una città che mi ha dato tanto. Ovviamente sono molto legata anche alle mie origini, ma girando tanto il mondo, devo dire che una città bella come la Roma non l’ho mai trovata. Quando si dice che è la città più bella del mondo io ci credo. Amo davvero questa città. Probabilmente dovremmo aiutarla tutti di più a essere sempre migliore”.

Siamo poco oltre la metà della stagione. La Roma è ancora in corsa per un posto in Champions League e per la Coppa Italia: quali sono stati i progressi maggiori che ha visto nella squadra rispetto allo scorso campionato?

“Sicuramente abbiamo cercato di alzare la qualità. Dal punto di vista della squadra a questo punto della stagione posso dire che il miglioramento che mi piace più sottolineare è che siamo diventate più squadra. La Roma sta capendo che è il momento di acquisire la mentalità di un gruppo di primo livello. Lavoriamo tanto sulle lacune tecniche, tattiche e fisiche, ma quello che fa la differenza è la testa, nello sport e nella vita. Le ragazze stanno capendo che c’è bisogno di fare uno step in più per raggiungere i traguardi che ci siamo prefissati. Niente e nessuno ci vieta di puntare a vincere, ma per provarci, dobbiamo sapere che c’è sempre bisogno di alzare l’asticella ed è un passaggio che va fatto con la testa. Ci sto lavorando tanto e in questo ultimo periodo le ragazze stanno dimostrando più consapevolezza. Senza definire obiettivi precisi, io e la mia squadra proveremo ad arrivare il più in alto possibile”.

Credit Photo: Giancarlo Dalla Riva

Vivianne Miedema vince nuovamente ai London Football Awards

Vivianne Miedema dell’Arsenal ha vinto nuovamente il premio della giocatrice dell’anno dei London Football Awards per il secondo anno consecutivo. Il prolifico dell’attaccante ha vinto il premio davanti alla compagna di squadra dei Gunners Bethany Mead e al trio del Chelsea Bethany England, Erin Cuthbert e Magdalena Eriksson.

Emma Hayes del Chelsea e Joe Montemurro dell’Arsenal hanno entrambi perso il premio Manager of the Year.

I vincitori del premio FA ‘For All’ e del premio Community Project of the Year sono stati rispettivamente Middlesex FA / Really Real e Palace for Life Foundation / Divert Program, per il loro lavoro sull’inclusione e l’impegno con i gruppi sottorappresentati che partecipano al calcio.

 

Credit photo: Arsenal Facebook

Algarve Cup, pagelle Nuova Zelanda – Italia 0-3 … il tridente d’attacco le migliori, neozelandesi quasi nulle

La partita valida per le semifinali dell’Algarve Cup 2020 tra Nuova Zelanda e Italia si è conclusa 0-3 a favore delle Azzurre. Minaccia neozelandese arginata perfettamente dalle ragazze di Milena Bertolini che ora hanno già la testa alla finale contro la Germania che vale più del trofeo in sè. La rivalità tra Germania e Italia è secolare e questo è solo un ulteriore episodio della lotta continua, ed in un momento come questo per il nostro Paese una vittoria rappresenterebbe una boccata d’aria ed una ventata di spensieratezza che tanto serve agli italiani. Lasciando il pensiero alla finale, bisogna analizzare le protagoniste della semifinale andata in scena sabato.

ITALIA
KATJA SCHROFFENEGGER
: 7,5
Ritornare in Nazionale dopo un’assenza fin troppo lunga? Lo stai facendo nel modo giusto. Rigore parato allo scadere del primo tempo e miracoli su miracoli nel secondo. È pur vero che con davanti una difesa del genere è difficile fare male, ma Katja ha fatto veramente un partitone. Bentornata!

ALIA GUAGNI: 7  (dal 77esimo Martina Lenzini: 6)
È il solito treno sulla fascia, supera qualsiasi limite di velocità tanto che gli autovelox di Algarve sono andati in tilt. Scherzi a parte, Alia, se ce ne era bisogno, conferma il fatto che è più che fondamentale per la Nazionale con l’assist sul primo gol e con il filtrante per la Bonansea sul terzo gol (poi palla girata di tacco alla Tarenzi che la mette dentro, calcio champagne puro).
 
SARA GAMA: 7
Il capitano fa una partita rocciosa in difesa con anticipi e contrasti aerei e, fregandosene dei miscredenti, si spinge più di una volta in avanti prendendo anche un palo. Sicurezza e duttilità hanno caratterizzato la sua partita, certi che contro la Germania in finale darà alla squadra quella grinta e quella cattiveria agonistica che solo lei sa trasmettere. Ora la richiesta è una sola, SARA GAMA TREQUARTISTA.
 
ELENA LINARI: 7
Con la Gama forma una delle coppie difensive più difficili da superare tra le varie Nazionali. L’esperienza all’Atletico sta facendo affermare le sue capacità in giro per l’Europa e sta dando una grandissima mano alla Nazionale con la consapevolezza europea che sta acquisendo. Dopo il gol del pareggio contro le portoghesi, Elena ha giocato un’altra ottima partita di contenimento azzerando gli attacchi delle neozelandesi.
 
ELISA BARTOLI: 6,5
Solita grinta e forza di volontà che l’ha sempre distinta dalle altre giocatrice. Corre e si sacrifica per la squadra. Gioca più in difesa che in fase offensiva e contiene egregiamente gli attacchi laterali delle neozelandesi.
 
MARTA MASCARELLO: 7 (dall’86esimo Arianna Caruso:S.V.)
O l’hanno allevata in mezzo ai pitbull o non c’è altra spiegazione. È un toro, corre dappertutto, non si risparmia mai e tutto ciò impreziosito da sprazzi di tecnica sopraffina da far invidia con verticalizzazioni precise ed efficaci. È indubbiamente la vera sorpresa azzurra di questa Algarve Cup.
 
VALENTINA CERNOIA: 6,5 (dal 70esimo Aurora Galli: 6)
Messa come mezzala dalla Bertolini, svolge il suo ruolo qualitativo in qualsiasi posizione. Fa da collante tra difesa e attacco gestendo la fase d’attacco e spingendo in avanti le compagne. La solita Valentina Cernoia che ormai non ha bisogno di ulteriori parole.
 
MARTINA ROSUCCI: 7 (dall’86esimo Lisa Boattin: S.V)
Sul primo gol scarta le neozelandesi come se fossero birilli; e potrebbe bastare questo per riassumere la partita di Martina. Carica e spinge le compagne verso il gol, dà filtranti alle attaccanti degni del miglior Marchisio e risulta fondamentale anche in fase di non possesso. Ormai la Rosucci è diventata una pedina fondamentale per la Nazionale.
 
STEFANIA TARENZI: 8 (dal 70esimo Agnese Bonfantini: 6,5)
Parte un po’ a sorpresa al posto della Sabatino ma non delude assolutamente le aspettative. Galoppa sulla fascia e come un treno spinge in avanti dando non qualche grattacapo alle terzine oceaniche. Prestazione impreziosita dal terzo gol della partita che chiude la partita definitivamente e manda le azzurre in finale.
 
CRISTIANA GIRELLI: 8
Sempre lei, meravigliosamente lei: Cristiana Girelli non ha veramente più bisogno di presentazioni. Contro il Portogallo fa una partita eccezionale tirando fuori gli “attributi” e segnando il rigore decisivo al 95esimo e contro la Nuova Zelanda si è dimostrata sempre la solita: primo gol e assist per il secondo. È la vera anima del gruppo azzurro e il valore aggiunto dell’attacco della Nazionale, splendidamente Cristiana Girelli.
 
BARBARA BONANSEA: 8
BB11 corre come una gazzella, BB11 fa assist, BB11 fa gol, sii come BB11. Dopo la partita un po’ anonima contro il Portogallo, ritorna la Barbara che conosciamo, quella ragazza che tanto ci fa emozionare ad ogni partita. Con la Girelli e la Tarenzi ha formato un tridente d’attacco da far tremare i polsi ed il tutto con l’aggiunta del secondo gol segnato alla Jackie Chan e con l’assist sul terzo gol di tacco. SPETTACOLARE.
 
Nuova Zelanda:
Leat 4,5
Skilton 5,5
Moore 5,5
Stott 5
Riley 5
Bott 6,5
White 5
Bowen 6
Percival 6
Longo 5,5
Wilkinson 5
Radosajevic S.V
Satchell S.V

Cristiana Girelli: “Usiamo la testa e pensiamo al bene comune”

Vittoria per l’Italia femminile nella semifinale di Algarve Cup. Le azzurre di Milena Bertolini si sono imposte per 3-0 contro la Nuova Zelanda, guadagnandosi la possibilità di giocarsi la finale contro la Germania. Italia avanti già nel primo tempo con Girelli. Nella ripresa Bonansea e Tarenzi hanno chiuso i giochi fissando il risultato sul definitivo 3-0. Adesso l’ultimo atto, che si giocherà l’11 marzo contro la selezione tedesca, reduce dal 4-0 contro la Norvegia. Cristiana Girelli autrice del gol che ha sbloccato l’incontro ha espresso tutte le sue emozioni e preoccupazioni sulla delicata situazione internazionale:
“Lo sport regala emozioni bellissime, come quelle di ieri sera, come quelle di raggiungere una finale in un torneo così prestigioso…
Emozioni che purtroppo in questo momento non bastano a spegnere le preoccupazioni e le paure che sta vivendo il nostro paese, che sta vivendo sopratutto la mia Regione.
Per questo mi sento di tralasciare un attimo la felicità per questo traguardo raggiunto, o ancora meglio, usare queste immagini ricche di significato per dire a tutti i giovani ed a tutti quanti: USIAMO LA TESTA e PENSIAMO AL BENE COMUNE.
I nostri medici e i nostri infermieri stanno facendo tutto il possibile e forse anche l’impossibile per tenerci al sicuro, ma non basta.
Dobbiamo fare la nostra parte tutti quanti.
Evitate di uscire, evitate i luoghi affollati.
Rispettate le misure delle istituzioni preposte.

E vedrete che #andràtuttobene. 🍀
Forza Italia!”. 💪🏼🇮🇹💙

Valentina Cernoia e Barbara Bonansea hanno ribadito la soddisfazione di aver centrato un prestigioso obbiettivo:
valentinacernoia In finale dell’ #algarvecup 🔥🇮🇹
#us #nazionalefemminile @azzurrefigc

barbarabonansea“Avere un obiettivo comune porta a ottimi risultati. 🇳🇿 vs 🇮🇹 0-3
Siamo in Finale”. #AlgarveCup 💪🏻⚡️ #bb11 #nazionalefemminile #football #women
#funny #game
 

Presidente AIC Damiano Tommasi: “Non ha senso in questo momento mettere a rischio la salute di calciatori, arbitri, tecnici e dei tifosi …”

Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, in accordo con la richiesta del Presidente AIC Damiano Tommasi, ha chiesto la sospensione immediata dei campionati di calcio: “Non ha senso in questo momento mettere a rischio la salute di calciatori, arbitri, tecnici e dei tifosi che sicuramente si raduneranno per vedere le partite, solo per non sospendere temporaneamente il calcio e intaccare gli interessi che ruotano attorno ad esso”. Questa mattina il ministro aveva ricevuto una lettera del presidente Tommasi — inviata anche tutti i vertici del Paese e del calcio — in cui si chiedeva di fermare la Serie A. Spadafora ha poi dichiarato: “Condivido le dichiarazioni di Tommasi e mi unisco alla sua richiesta. Non ha senso in questo momento, mentre chiediamo enormi sacrifici ai cittadini per impedire la diffusione del contagio, mettere a rischio la salute dei giocatori, degli arbitri, dei tecnici, dei tifosi che sicuramente si raduneranno per vedere le partite, solo per non sospendere temporaneamente il calcio e intaccare gli interessi che ruotano attorno ad esso. Altre Federazioni hanno saggiamente optato per uno stop per i prossimi giorni. Credo sia dovere del presidente della Figc, Gravina, un supplemento di riflessione, senza attendere il primo caso di contagio, prima di assumersi questa gravosa responsabilità“.

Credit Photo: Associazione Italiana Calciatori

Match Analysis: le azzurre conquistano la prima finale della storia nel Torneo Algarve

Coach Bertolini ridisegna una nazionale sulle risposte della gara precedente e ottiene una risposta sul campo di assoluto valore. Tatticamente un 4-3-3- con Cristiana Girelli rifinitore e 2 punte dutili ma con visione della porta e utili alla fase difensiva.
3 reti di grande qualità rispettivamente con forza-tecnica-determinazione. Dai primi minuti subito convincenti e imponendo un ritmo alto nonostante l’avversario pressasse alto, fraseggio veloce e preciso che ha permesso di trovare sempre linee di passaggio per imbastire azioni offensive. Dietro grande reparto, con l’ ottima Katja Schroffenegger capace anche di parare il rigore a pochi secondi dal riposo e mantenendo il vantaggio che poteva anche inidirizzare la partita in altro modo.
Spirito convincente, voglia di giocare con grande applicazione, il palo che nega il raddoppio a Sara gama e un’azione spettacolare sviluppata sulla catena di destra, dove Alia Guagni per tutto il 1 tempo ha macinato km e servito palle dentro l’area di rigore. La conferma di Elena Linari nella linea centrale di difesa permette piu’ uscite del nostro centrale trovando superiorita’ numerica.
Il 2 tempo la squadra riparte subito forte e determinata creando ancora nuove azioni pericolose per noi, centrocampo rapido nel recupero della palla permetteva subito di trovare le verticalizzazioni veloce evitando alle punte di allontanarsi troppo dalla porta.
la 2 rete frutto di gesto tecnico alla del piero , combinazione tra le 2 compagne di squadra del proprio club che ne sottolinea la qualita’ di questa nazionale.
E infine la 3 rete per determinazione di una giocatrice determinata come la tarenzi sempre disonibile nelle 2 fasi e capace di farsi trovare sempre al posto giusto, servita ancora una volta dal grande gesto tecnico di Barbara Bonansea.
E ora ci aspetta una finale contro un avversario molto forte anche fisicamente, ma con questo spirito e la gioia delle nostre ragazze e di tutto il gruppo possiamo tornare a casa consapevoli di avere una nazionale di alto livello se mai ci fosse stato qualche dubbio.

Cyprus Women Cup 2020: tra spettacolo e talenti da scoprire

La Cyprus Women Cup 2020 è la tredicesima edizione del torneo che negli ultimi anni ha portato numerose giocatrici alla ribalta del successo. Purtroppo questa edizione è stata caratterizzata dall’avvento del corona virus che sta mettendo a ferro e fuoco tutto il mondo sportivo e non ha tralasciato questo torneo; infatti la nazionale tailandese ha rinunciato alla partecipazione proprio per evitare eventuali contagi. Inoltre l’inizio del torneo è dovuto slittare dal 2 al 5 marzo proprio per questa motivazione. Nonostante tutto, il torneo si sta svolgendo regolarmente arricchendo il panorama di talenti del movimento calcistico femminile.

Le nazionali partecipanti sono di gran lunga di numero inferiore rispetto all’edizione scorsa; infatti sono passate da 12 a 5 (con il forfait citato in precedenza della Thailandia). Proprio per il numero di squadre dispari, la formula è stata rivoluzionata con l’entrata in scena di un coefficiente. Ovvero le nazionali verranno messe in classifica in base a questo coefficiente che è il risultato della divisione tra i punti fatti e le partite giocate. Tutto ciò ha permesso anche una sorta di parità sul piano di livello del gioco e tutto ciò è facilmente deducibile sia dal ranking che dalle partite che si sono giocate fino ad ora. Per quanto riguarda il ranking, c’è il Messico,  che sulla carta dovrebbe essere la favorita per la vittoria finale, presente al numero 26 del ranking mondiale. Scendendo si trova la Repubblica Ceca e la Finlandia a parimerito al ventottesimo, poi la Slovacchia al quarantasettesimo posto ed infine la Croazia al numero 52. Ovviamente però fare previsioni in base al ranking è come giudicare il libro dalla copertina quindi per dare un giudizio vero e proprio bisogna aspettare che tutte le squadre scendano in campo. Per ora le 2 partite che sono andate in scena sono state Croazia-Messico e Repubblica Ceca-Finlandia.

Croazia-Messico sulla carta doveva essere una partita dal risultato scontato ma il pallone è rotondo ed infatti le croate, guidate da Iva Landeka, stella del Rosengard, hanno tenuto testa alle messicane che sono andate subito in vantaggio con Franco al terzo minuto. La Croazia subisce il colpo ma si rialza più forte di prima mantenendo una fase di contenimento ottima coadiuvata dalle costruzioni offensive che risulteranno più che efficaci. Infatti le balcaniche azzerano il vantaggio messicano al ventesimo minuto con Lojna. Il resto della partita sarà un continuo capovolgimento di fronte che però vedrà prevalere le centroamericane a livello di possesso ma non a livello di risultato. La partita finirà 1-1 con le messicane che, nonostante il talento offensivo di  Kiana Palacios e la rocciosità difensiva di Kenti Robles, non sono riuscite a sfondare il muro croato che si preparano ad un’altra dura battaglia contro la Finlandia.

Finlandia che è stata protagonista dell’altra partita giocata giovedì scorso contrapponendosi alla Repubblica Ceca. Le due nazionali si equivalgono su ogni piano, usano anche un sistema di gioco molto simile basato sulla fisicità ma anche dalla tecnica delle proprie giocatrici. Nel primo tempo le due squadre si studiano e provano qualche attacco di fioretto senza mettere in difficoltà una l’altra. La partita si sbloccherà nel secondo tempo con l’autogol di Westerlund a favore delle ceche che verranno fuori con tutto il loro talento con le varie Martinkova, Staskova e Vonkova. Vantaggio che verrà amministrato egregiamente dalle ragazze di Karel Randa ma che verrà annullato al minuto 68 con Kaisa Collin, giovanissima attaccante finlandese, che manda il pallone alle spalle di Votikova. La partita si concluderà con il risultato di 1-1 confermando la parità di livello di gioco tra le due nazionali.

L’unica nazionale che non ha giocato nella giornata di giovedì è stata la Slovacchia che ha avuto il turno di riposo ma che ha la sua prima partita domenica 8 marzo contro le messicane, mentre l’altra partita vedrà come protagoniste la Finlandia e la Croazia pronte a dare spettacolo in campo. Tutte e 2 le partite verranno disputate all’Arena Aek di Larnaca  rispettivamente alle 18 ed alle 13.

Algarve Cup, Milena Bertolini: “Con questo spirito e questa convinzione possiamo mettere in difficoltà chiunque”

Un’Italia bellissima. Un’Italia che conquista la finale di Algarve Cup dodici anni dopo l’ultima apparizione alla manifestazione. Le azzurre liquidano 3-0 la pratica Nuova Zelanda con le reti di Girelli, Bonansea e Tarenzi, e si contenderanno il trofeo contro la Germania mercoledì prossimo.
Queste le parole del CT Milena Bertolini a fine partita.
“Sono molto contenta della prestazione le ragazze sono entrate in campo con l’atteggiamento giusto, i reparti sono stati compatti come chiedevo e ho visto tanti movimenti che abbiamo provato negli ultimi giorni. In finale affronteremo una delle nazionali più forti del mondo, ma con questo spirito e questa convinzione possiamo mettere in difficoltà chiunque”.

NUOVA ZELANDA-ITALIA 0-3 (0-1 pt)
Reti: 20’ Girelli (I), 56’ Bonansea, 68’ Tarenzi.

NUOVA ZELANDA (5-4-1): Leat; Bott, Skilton, Stott, Moore, Riley; White, Percival, Bowen, Longo; Wilkinson. A disp: Esson, Nayler, Rood, Chance, Hassett, Gregorius, Stratford, Radosavljevic, Satchell, Cleverley, Bunge, Robertson. Ct: Tom Sermanni.
ITALIA (4-3-3): Schroffenegger; Guagni (78’ Lenzini), Gama, Linari, Bartoli; Cernoia (70’ Galli), Mascarello (86’ Boattin), Rosucci (86’ Caruso); Tarenzi (70’ Bonfantini), Bonansea (78’ Bonetti), Girelli. A disp: Giuliani, Baldi, Salvai, Tortelli, Caruso, Galli, Sabatino. Ct: Milena Bertolini.

Arbitro: Ivana Martincic (CRO), Assistenti: Almira Spahic (SWE) e Alexandra Petra (ROU). Quarto ufficiale: Silva Rosa Domingos (POR). Note: ammonite Tarenzi (I), White (NZ)

Risultati altre partite:
Germania-Norvegia 4-0
Svezia-Danimarca 1-2
Belgio-Portogallo 1-0

Calendario:
Martedì 10 marzo (orari da definire)
3°/4° posto: Norvegia-Nuova Zelanda
5°/6° posto: Danimarca-Belgio
7°/8° posto: Portogallo-Svezia

Mercoledì 11 marzo (Parchal, ore 19.45 italiane)
Finale: Italia-Germania

Credit Photo: FIGC – Federazione Italiana Giuoco Calcio

Italia scatenata in Portogallo: travolge la Nuova Zelanda e conquista la finale dell’Algarve Cup

Una partita a senso unico, condotta con la consapevolezza tipica delle grandi squadre. La Nazionale di Milena Bertolini continua la sua striscia di vittorie – iniziata nelle qualificazioni europee – e con il 3-0 alla Nuova Zelanda conquista la finale dell’Algarve Cup. Dopo il gol della solita Girelli e il rigore parato da Schroffenegger, nella ripresa arrivano i gol di Bonansea e Tarenzi, un palo di Gama, l’esordio di Lenzini e tante occasioni da gol.

L’Italia mercoledì 11 marzo allo Stadio Da Bela Vista di Parchal (ore 19.45 italiane) affronterà in finale la Germania, che nel pomeriggio ha superato 4-0 la Norvegia. Le tedesche hanno vinto 15 dei 28 precedenti disputati – ultima sconfitta nel 2001 – e nel ranking Fifa sono seconde dietro agli Stati Uniti. Servirà una grande prova, ma le Azzurre sono pronte e vogliono continuare a regalare emozioni.

LA PARTITA
Sono cinque le novità di formazione rispetto all’esordio con il Portogallo. In porta – a tre anni dall’ultima presenza da titolare – gioca Schroffenegger, davanti a lei insieme alle confermatissime Gama e Guagni ci sono Linari e Bartoli. A centrocampo debutto dal primo minuto per la 21enne Mascarello, a cui sono affidati i compiti di regia, in attacco spazio al tridente formato da Bonansea, Girelli e Tarenzi, schierata al posto di Sabatino. In avvio di gara l’Italia controlla il gioco sfruttando le proprie qualità tecniche, la Nuova Zelanda si chiude e cerca di ripartire in contropiede. Il vantaggio azzurro arriva al 20’ con Girelli, che raccoglie un cross di Guagni e – approfittando dell’uscita a vuoto di Leat – segna a porta vuota la sua 39esima rete in Nazionale. Gol a parte, tutte le azioni pericolose del primo tempo passano – e spesso partono – dai piedi dell’attaccante della Juve. Al 44’ la possibile beffa: l’arbitro concede un rigore alle neozelandesi (fallo di mano di Guagni) ma Schroffenegger intuisce e respinge la conclusione di Longo.

Nella ripresa le Football Ferns si sbilanciano in avanti lasciando spazio alle ripartenze italiane. Pronti, via e Gama ha sul destro l’occasione del 2-0, ma la sua conclusione da posizione defilata finisce sul palo. Il raddoppio arriva al 56’ con Bonansea, brava a sfruttare l’ennesimo assist di Girelli, mentre 10 minuti dopo Tarenzi su assist di tacco della stessa Bonansea firma il tris azzurro. Nel finale l’Italia amministra il vantaggio e non rischia nulla. La strada è quella giusta.

NUOVA ZELANDA-ITALIA 0-3 (0-1 pt)
Reti: 20’ Girelli (I), 56’ Bonansea, 68’ Tarenzi.

NUOVA ZELANDA (5-4-1): Leat; Bott, Skilton, Stott, Moore, Riley; White, Percival, Bowen, Longo; Wilkinson. A disp: Esson, Nayler, Rood, Chance, Hassett, Gregorius, Stratford, Radosavljevic, Satchell, Cleverley, Bunge, Robertson. Ct: Tom Sermanni.
ITALIA (4-3-3): Schroffenegger; Guagni (78’ Lenzini), Gama, Linari, Bartoli; Cernoia (70’ Galli), Mascarello (86’ Boattin), Rosucci (86’ Caruso); Tarenzi (70’ Bonfantini), Bonansea (78’ Bonetti), Girelli. A disp: Giuliani, Baldi, Salvai, Tortelli, Caruso, Galli, Sabatino. Ct: Milena Bertolini.

Arbitro: Ivana Martincic (CRO), Assistenti: Almira Spahic (SWE) e Alexandra Petra (ROU). Quarto ufficiale: Silva Rosa Domingos (POR). Note: ammonite Tarenzi (I), White (NZ)

Risultati altre partite:
Germania-Norvegia 4-0
Svezia-Danimarca 1-2
Belgio-Portogallo 1-0

Calendario:
Martedì 10 marzo (orari da definire)
3°/4° posto: Norvegia-Nuova Zelanda
5°/6° posto: Danimarca-Belgio
7°/8° posto: Portogallo-Svezia

Mercoledì 11 marzo (Parchal, ore 19.45 italiane)
Finale: Italia-Germania

Credit Photo: FIGC – Federazione Italiana Giuoco Calcio

Empoli Ladies: iniziativa #coloriamola

Empoli Ladies, insieme alla società maschile Empoli FCB lancia sui social iniziativa #coloriamola:

Oggi l’Italia e la nostra Empoli si presentano ai nostri occhi deserte. Uno scenario che colpisce e ci regala la misura del momento che tutti quanti stiamo vivendo. Un vuoto forzato che rende tutto un po’ più grigio. E allora nel nostro piccolo vogliamo provare a dare una botta di colore a tutto questo. Il colore della nostra amata squadra del cuore. Coloriamo i balconi e le terrazze di Empoli e del nostro circondario di azzurro. Hai una maglia? Una bandiera? O anche semplicemente un lenzuolo azzurro? Esponilo e colora insieme a noi la nostra città. Insieme, seppur distanti, vicini sempre alla nostra squadra del cuore #coloriamola

#DistantimaUniti #Andràtuttobene #iorestoacasa

Credit Photo: Empoli Offcial

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