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Juventus Women, Jennifer Echegini lascia le bianconere

Credit Photo: Alessandro Belli - Photo Agency Calcio Femminile Italiano

I canali ufficiali della società bianconera hanno annunciato che Jennifer Echegini non è più una giocatrice della Juventus Women. È ufficiale il passaggio della calciatrice nigeriana, classe 2001, al PSG.

Termina, così, dopo sei mesi l’avventura in bianconero di Joe. Dal 13 gennaio, giorno del suo esordio nella vittoria casalinga contro il Milan, è riuscita a segnare dieci reti e a fornire un assist in sedici gare giocate tra campionato e Coppa Italia.

Matteo Pachera è il nuovo allenatore del Bologna

Photo Credit: Bologna FC 1909

Il Bologna FC 1909 comunica che, per la stagione sportiva 2024/25, ha affidato il ruolo di responsabile della prima squadra femminile a Matteo Pachera.

Nato a Bussolengo (VR) il 18 marzo 1978, il neotecnico delle rossoblù – appena entra nel mondo professionistico – instaura un legame di campo che “ritrova” anche a Bologna: tra il 1995 e il 1996 gioca in Serie B nel Chievo Verona il cui Direttore Sportivo era l’attuale Responsabile dell’area tecnica rossoblù, Giovanni Sartori. Era presente, anche se sulla panchina del Dall’Ara, in Bologna-Chievo 1-0 del 2 giugno 1996, quando il gol di Bresciani regalò ai rossoblù la promozione in Serie A. Prosegue, poi, la carriera tra Brescello, Trento e altre compagini tra i Dilettanti.

Prima di appendere le scarpe al chiodo inizia a collaborare con il Chievo Verona come allenatore delle giovanili. È un percorso che interrompe nell’estate 2018, spostandosi qualche mese dopo nell’Hellas Verona per guidare la Primavera femminile. Nel gennaio 2020 viene promosso in prima squadra, al tempo in Serie A, riuscendo a raggiungere la promozione, traguardo che ripete anche nella stagione successiva. Nel dicembre 2021 viene esonerato, mentre nel gennaio 2023 è richiamato dallo stesso club scaligero – nel frattempo retrocesso in Serie B – che lo confermerà anche per l’ultima annata appena terminata. Arriva a Bologna con un 6° posto alle spalle, 15 vittorie in 30 partite e il 4° miglior attacco del campionato (74 gol).

DICHIARAZIONI
Sul progetto Bologna
: “Sposarlo è stato molto semplice: già dal primo incontro con il direttore Fruzzetti ho percepito idee chiare ed ambizione. Non c’è stato bisogno di discutere su nulla“.
Sui primi tre posti che consentiranno la A: “È una grande opportunità, il Bologna vuole essere protagonista in questo campionato“.
Sul rapporto con Giovanni Sartori: “L’ho conosciuto quando ero calciatore, avevo 16-17 anni, è una bravissima persona che sa il fatto suo, come ha dimostrato negli anni a venire. Mi ero trovato benissimo e sono molto felice di incontrarlo di nuovo“.
Sulla decisione di allenare le categorie femminili: “Ho avuto la fortuna, ai tempi del Chievo, di allenare delle ragazze durante un camp in America: mi è piaciuta la loro capacità d’apprendimento. In Italia mi è capitata quest’occasione, sinceramente mi diverto tantissimo“.

STAFF
Allenatore
: Matteo Pachera
Viceallenatrice: Cristina Cassanelli
Preparatore atletico: Andrea Calzolari
Allenatore dei portieri: Paolo De Lucca
Medico: Francesco Agostinis
Fisioterapista: Martina Spigno
Recupero infortuni: Martina Perugini
Team manager: Lorenzo Gelosini

Nazionale femminile, Andrea Soncin: “Per centrare l’obiettivo servirà concretezza”

Credit Photo: Stefano Petitti - PhotoAgency Calcio Femminile Italiano

Venerdì a Sittard (ore 20.45, Rai Sport) l’Italia è attesa dalla penultima gara del girone contro i Paesi Bassi. Sarà fondamentale fare punti per giocarsi tutto il 16 luglio a Bolzano con la Finlandia.

Il ct Andrea Soncin ha parlato in conferenza stampa, diffusa tramite i canali ufficiali FIGC: “C’è grande fiducia, nell’ultimo mese con lo staff abbiamo seguito da vicino il lavoro delle calciatrici e abbiamo ricevuto solo risposte positive. Volevamo presentarci agli ultimi 180 minuti con la possibilità di qualificarci: all’inizio in pochi ci credevano, mentre noi ci siamo preparati per arrivare fin qui e siamo fiduciosi di poter raggiungere questo importante traguardo”.

Per riuscirci le Azzurre dovranno mettere da parte il rammarico per le vittorie sfumate all’ultimo in entrambi i confronti con la Norvegia, “che è comunque un segnale della consapevolezza raggiunta dal gruppo”, ha aggiunto Soncin, e tenere a mente gli aspetti su cui migliorare: “Siamo concentrati nel guardare ciò che ci compete e dobbiamo cercare di essere perfetti in quello che possiamo controllare – ha risposto così il Ct a chi gli faceva notare che le attaccanti non segnano da tre partite – il bel gioco non basta, per raggiungere il nostro obiettivo servirà concretezza. I Paesi Bassi sono molto forti, cercano la profondità e amano giocare in verticale, noi vogliamo ripetere la grande prestazione dell’andata. Sappiamo che partiranno con decisione, ma ci concederanno spazio e dovremo essere brave ad approfittare delle situazioni che creeremo”.

In chiusura di conferenza c’è spazio anche per una riflessione sul nuovo ruolo di Chiara Marchitelli, diventata capo delegazione della squadra: “È un punto di riferimento per tutti noi, una figura importante che può dare tanto alla Nazionale e a tutto il movimento”. E  per un appello al pubblico di Bolzano, che tra poco più di una settimana proverà a spingere l’Italia verso la fase finale dell’Europeo: “Sarà una grande serata perché le ragazze fanno sempre vivere grandi emozioni – ha concluso – negli altri match si è creato un grande clima, con tifosi e squadra che si sono spinti a vicenda. Sarà bello vedere l’impegno e la disponibilità che le calciatrici mettono in campo, trascinando tutti i presenti, a partire dai bambini e dalle bambine che riempiranno le tribune del Druso”.

Lumezzane, primo squillo di mercato: presa a centrocampo Laura Ghisi

Photo Credit: FC Lumezzane

Il Lumezzane ha annunciato il primo rinforzo di mercato. Infatti, il club valgobbino, dopo aver svelato che undici giocatrici avrebbero lasciato la Valtrompia, ha comunicato l’arrivo di Laura Ghisi, centrocampista, classe ’98 presa dal Brescia dove nel 2016 ha vinto uno Scudetto, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana, per poi vincere altre due in altrettante stagioni. Nel 2018 lascia il Brescia per giocare con Mozzanica ed Orobica, prima di tornare biancazzurra nel 2019 ma, fino a qualche giorno fa, Ghisi ha annunciato sui social il suo secondo addio alle Leonesse. Ora l’arrivo in terra lumezzanese.

Queste le prima parole di Laura, che avrà il numero 4, da neo giocatrice del Lume rilasciate sui canali ufficiali della società: “La progettualità e l’ambizione di questo club mi hanno subito convinta a sposare il progetto, si stanno ponendo basi importanti per crescere e fare bene nel futuro prossimo. Giocare poi in uno stadio vero come il Saleri è motivazione ulteriore, ho avuto il piacere di conoscere il Presidente Caracciolo ed insieme al direttore Rossi mi ha trasmesso una grande carica ed idee chiare, si percepisce forte la grande professionalità che c’è. L’anno scorso ho seguito la squadra e ho visto la fame che ha questa squadra, la forza che trae dal gruppo dove ci sono calciatrice di categoria come Viscardi, Barcella e Galbiati“.

Juventus Women, le prime parole di Massimiliano Canzi: “Penso che arrivare alla Juventus sia un punto di arrivo per la carriera di un allenatore”

Credit Photo: Juventus Women

In campo le vedremo giovedì 18 luglio, per il primo giorno di raduno, ma la stagione delle bianconere è iniziata ufficialmente oggi – martedì 9 – con la conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore della Juventus Women: Massimiliano Canzi. Ecco le prime parole del tecnico bianconero tramite i canali ufficiali del club:

“Innanzitutto voglio ringraziare il Club per la grandissima opportunità che mi ha dato e per le bellissime parole spese nei miei confronti da Stefano (Braghin). La mia responsabilità aumenta, ma sono felice di questo. Sono entrato in punta di piedi ed è giusto che sia così in un club glorioso come la Juventus. Non vedo l’ora di iniziare il lavoro sul campo e venendo qui, alla conferenza stampa, contavo i giorni che mancano al primo allenamento. Penso che arrivare alla Juventus sia un punto di arrivo per la carriera di un allenatore, ma allo stesso tempo questa esperienza la vivrò come un punto di partenza”.

 

NUOVAMENTE IL CALCIO FEMMINILE, OLTRE VENT’ANNI DOPO

“Ventiquattro anni fa ho avuto un’esperienza nella massima serie del calcio femminile, di conseguenza ho sempre seguito il movimento e la sua conseguente crescita, soprattutto in questi ultimi anni. Quando è nata questa opportunità non ci ho pensato due volte ad accettarla e la chimica che si è creata durante i vari colloqui è stata decisiva in questo senso. In tanti mi hanno chiesto il perchè di questa scelta e io ho risposto a tutti con un’altra domanda: Perchè no?”.

LE IDEE DI GIOCO

“Io ho sempre pensato che un allenatore debba adattare la propria idea di gioco in funzione delle giocatrici che ha a disposizione e non viceversa. Detto questo sarà il tempo passato in campo con loro che mi darà la risposta definitiva in questo senso trovando il vestito tattico che calzerà perfettamente a questa squadra. Nel corso della mia carriera ho utilizzato diversi schemi di gioco, ora un’idea ce l’ho e non per forza dovrà essere subito “trasformata” con i numeri. Sicuramente vedremo una squadra molto aggressiva e propositiva. Anche gli allenamenti indubbiamente saranno più intensi per permetterci di sviluppare al meglio i nostri concetti di gioco”.

LA ROSA

“Avrò a disposizione giocatrici con un’esperienza pluriennale qui e saranno indubbiamente un valore aggiunto importante per il gruppo, sia a livello tecnico che mentale. È stata costruita una rosa ampia che mi permetterà di utilizzare più calciatrici. Beccari? Chiara è una giocatrice che mi aveva impressionato quando l’ho vista dal vivo nell’ultima giornata dello scorso campionato, con la maglia del Sassuolo. Per caratteristiche può giocare anche al centro, ma è estremamente duttile. Al momento ha messo in mostra tutte le sue qualità come attaccante esterna, ma vedremo nel corso della stagione dove saprà incidere di più”.

IL CALENDARIO

“Come ogni anno aspettare il sorteggio del calendario è un bel momento perchè inizi a visualizzare quello che sarà il cammino da compiere. Quanto al sorteggio in senso stretto, le squadre bisognerà incontrarle tutte, quindi non faremo calcoli. È curioso, però, che inizieremo da dove abbiamo finito, dalla trasferta sul campo del Sassuolo”.

Maria Vlassopoulou si unisce al Real Meda

Photo Credit: Giada Morena - Real Meda

Il Real Meda è orgoglioso di annunciare l’ingaggio di Maria Vlassopoulou, centrocampista nata l’8 novembre 2001 ad Atene. Maria porta con sé una ricca esperienza maturata in sei anni di Serie A greca, oltre a un anno trascorso al Crotone e un’ultima stagione giocata a Matera. Inoltre, ha rappresentato la Grecia a livello internazionale, giocando per due anni nella nazionale U17 e altri due anni nella nazionale U19, di cui è stata capitano nel secondo anno.

Queste le dichiarazioni di Maria Vlassopoulou al suo arrivo al Real Meda: “Sono davvero grata di far parte di questo bellissimo club. Sono sicura che avremo una stagione eccellente e affronteremo tutte le sfide insieme. Come obiettivo personale, voglio lavorare sui miei punti di forza e di debolezza in modo da poter dare il 100%. Riguardo alla squadra, la cosa più importante è lavorare sempre seguendo la filosofia del mister, così che tutte insieme possiamo portare in campo grandi prestazioni e raggiungere gli obiettivi prefissati“.

Francia: resi noti i nomi delle Bleues in procinto di disputare i Giochi Olimpici

Manca davvero poco al 25 luglio, data in cui è fissata la prima gara d’avvio dei Giochi Olimpici 2024 per la Nazionale francese. Le convocate alla partecipazione di tale torneo non sono più una incognita: il tecnico della squadra Hervé Renard, infatti, ha comunicato il gruppo definitivo che andrà a fare il giro del territorio transalpino con l’obiettivo di conquistare una importantemedaglia d’oro!
Ecco, di seguito, i nomi delle partecipanti:

Selma Bacha, Sandy Baltimore, Delphine Cascarino, Estelle Cascarino, Kenza Dali, Elisa De Almeida, Kadidiatou Diani, Grace Geyoro, Amandine Henry, Sakina Karchaoui, Marie-Antoinette Katoto, Maëlle Lakrar, Eugénie Le Sommer, Griedge Mbock, Pauline Payraud-Magnin , Constance Picaud, Wendie Renard, Sandie Toletti.
Tra le quattro riserve si trovano, invece: Vicki Becho, Solène Durand, Léa Le Garrec ed Eve Perisset.

Una scelta non semplice ma ponderata quella effettuata dal tecnico che, durante la conferenza stampa tenutasi l’8 luglio per l’esclusiva occasione, ha assicurato:Questa è la lista che mi è sembrata più equilibrata e che, probabilmente, ci porterà più lontano possibile, oltre che a fare una grande prestazione“.

Le presenze di Eugénie Le Sommer e Griedge Mbock sono rimaste ‘traballanti’ fino alla suddetta comunicazione: le due calciatrici, infatti, sono entrambe impegnate nella ripresa da un infortunio (la prima al ginocchio, stessa sorte per la seconda citata, ferma dal 9 aprile dopo l’incontro in maglia Bleues con la Svezia).
Una speranza ora tramutata in realtà per le due, seppur la loro condizione abbia ancora bisogno di essere tenuta sotto controllo.

Come già più volte riportato, l’obiettivo delle Bleues è quello di centrare l’impresa a cinque cerchi (per loro si tratta della terza partecipazione al torneo, di peso maggiore considerata la mancata qualificazione a Tokyo 2020 e la sua ospitata in Francia). La squadra intende fortemente cambiare i piani dopo il risultato di Londra 2012 (che rimane il miglior esito fino ad oggi con il quarto posto finale raggiunto) e di Rio 2016 (conclusa con l’arresto ai quarti di finale). Buono, in ogni caso, il dato Ranking FIFA, aggiornato a giugno 2024, che le vede occupare il secondo posto in classifica.

Finaliste della Nations League a fine febbraio contro la Spagna, si apprestano ora a sfidare la Colombia il 25 luglio a Lione, prima di affrontare il Canada il 28 luglio a Saint-Étienne e chiudere la fase a gironi contro la Nuova Zelanda il 31 luglio.
Per le transalpine saranno settimane davvero emozionanti, vista la competizione che avrà luogo in casa!

Nottingham Forest: la squadra femminile diventerà professionista

Il Nottingham Forest Women diventerà a tutti gli effetti un club di calcio professionistico  dall’inizio della stagione 2025/26. L’annuncio del club prevede per la stagione calcistica 2024/25, sarà composta da 18 giocatrici professioniste a tempo pieno e da un piccolo numero di giocatrici part-time, poiché il club la prima squadra femminile diventerà professionistica entro il 2025.

L’investimento arriva direttamente dai piani alti, con il presidente Evangelos Marinakis, proprietario anche dell’Olympiacos, volenteroso di dare un’accelerata alla crescita del calcio femminile.

“È un momento emozionante per il club, poiché concentra gli sforzi per raggiungere i livelli più alti della piramide del calcio femminile. Ciò evidenzia la nostra ambizione come club e il nostro impegno a entrare nella FA Women’s Championship e a realizzare la nostra visione di progredire nella Women’s Super League”, ha affermato Amber Wildgust, responsabile della divisione Women’s & Girls.

L’impegno della società consentirà alla prima squadra femminile di giocare tutte e 11 le partite casalinghe della prossima stagione di National League Northern Premier Division allo stadio City Ground, dove la squadra maschile gioca dal 1898. Si tratta di un notevole passo in avanti e di una scelta paritaria, considerando che l’anno scorso le partite in casa sono state giocate al Grange Park, situato a otto miglia di distanza a Long Eaton, dopo aver precedentemente giocato all’Halbrooke Stadium di Eastwood.

Allo storico club inglese verrà riconosciuta la propria dignità dopo il fallimento della squadra femminile nel 2017 e il ritiro dalla Barcalys Women’s Super League. Gli investimenti finanziari illustrati da Marinakis riporteranno per la prima volta da allora il calcio femminile professionistico in città e aumenterà significativamente il tempo di contatto complessivo con la squadra, consentendo migliori opportunità di formazione e apprendimento e l’accesso a servizi medici, nutrizionali, di recupero e di supporto d’élite.

Il cammino degli Stati Uniti alle Olimpiadi

Fin dalla prima edizione in cui il calcio femminile è stato considerato disciplina olimpica, nell’ormai lontano 1996, le ragazze degli Stati Uniti hanno sempre staccato il pass delle qualificazioni e, in ben 4 occasioni sulle 7 partecipazioni, si sono laureate campionesse. L’unico neo di questa nazionale sono stati i quarti di finale ottenuti nel 2016. In tutti gli altri casi, sono arrivati almeno tra le prime 4, un risultato tutt’ora imbattuto. Sarà compito di Emma Hayes e delle sue ragazze, continuare la striscia di risultati positivi in questa competizione.

Il debutto assoluto
Nel 1996, in concomitanza con il primo torneo olimpico per il calcio femminile, la nazionale statunitense è arrivata fino in fondo, vincendo la prima edizione. Giocare in casa è stato di certo un vantaggio importante, eppure le ragazze non hanno superato il girone qualificandosi per prime, in quanto la Cina aveva una differenza di reti superiore alla loro: per la precisione, 6 a 4. La sorte le ha inserite nel Girone E insieme a Cina, Danimarca e Svezia.
La prima partita in assoluto per questo girone ha avuto luogo a Orlando: gli Stati Uniti hanno travolto la Danimarca con un netto 3 a 0; ad andare in goal, Venturini e Hamm nella prima frazione di gioco e Milbrett quando la seconda era da poco iniziata. Il secondo match, contro la Svezia, ha impegnato un po’ di più le ragazze statunitensi che, però, sono comunque riuscite a vincere. Il risultato finale sugli schermi allo stadio Citrus Bowl di Orlando segnava infatti 2 a 1 a favore delle padrone di casa: sul tabellino dei marcatori hanno scritto il loro nome Venturini, già al suo secondo goal nella competizione in due presenze, e MacMillan nel secondo tempo; per la Svezia il goal è arrivato grazie all’autorete di Overback, quindi gli Stati Uniti hanno “fatto tutto da soli”. Il match con la Cina si è concluso a reti bianche. C’è stata un po’ d’Italia, in questa partita, visto che è stato proprio Pierluigi Collina ad avere il fischietto per arbitrarla.
La semifinale, giocata contro la Norvegia, si è rivelata piuttosto impegnativa e non è stata decisa nei primi novanta minuti di gioco. A sbloccare la partita è stata la Norvegia con la rete di Medalen al 18° minuto del primo tempo; il pareggio degli Stati Uniti è arrivato soltanto a un quarto d’ora dalla fine, e le atlete americane hanno perciò portato la partita ai supplementari. Al minuto 100, la rimonta è stata completata da MacMillan, al suo secondo goal ai giochi olimpici, e ha portato gli Stati Uniti in finale contro la Cina.
Sì è quasi trattato di una rivincita, visto che le due formazioni si erano già affrontate ai gironi e a prevalere per differenza reti era stata la squadra asiatica. In finale, invece, il risultato si è ribaltato. Entrambe le squadre hanno proposto un gioco più cinico e incisivo, come ogni finale che si rispetti: gli Stati Uniti sono andati in goal con l’onnipresente MacMillan, e la Cina ha pareggiato un quarto d’ora più tardi. Il match l’ha chiuso Milbrett al 68° minuto, regalando dunque la medaglia d’oro alla sua squadra.

L’amaro in bocca
L’inizio del nuovo secolo non è stato di buon auspicio per le ragazze statunitensi. O meglio, lo è stato, ma il sogno di vincere la seconda medaglia d’oro consecutiva è sfumato proprio sul più bello.
Nel Girone F, le americane hanno ritrovato la Cina, insieme alla Nigeria e alla Norvegia. Con 7 punti in 3 partite, si sono classificate prime nel girone. A Melbourne, in Australia, il primo match l’hanno disputato contro la Norvegia, su cui hanno trionfato per 2 reti a 0. Hanno segnato Milbrett, che aveva già deciso la finale nel torneo del 1996, e Hamm. Nel secondo match, con la Cina non sono andate oltre al pareggio per 1 a 1, con la rete di Foudy a cui ha poi risposto la cinese Sun. La terza e ultima partita, contro la Nigeria, è terminata con il risultato finale di 3 a 1. Chastain e Lilly hanno portato la partita sul momentaneo 2 a 0 già nel primo tempo; nella ripresa, la Nigeria è rientrata in partita grazie ad Akide, ma MacMillan ha chiuso definitivamente i conti al 56° minuto.
A Canberra, la semifinale contro il Brasile è stata una partita equilibrata, ma le statunitensi hanno vinto di misura per 1 a 0 dopo la rete di Hamm, al suo secondo goal in quest’edizione del torneo.
Arrivate in finale, l’ultimo scoglio da superare era la Norvegia, con cui la nazionale americana aveva avuto a che fare proprio nell’Olimpiade precedente. Purtroppo per le americane, le norvegesi sono state superiori. Milbrett ha segnato a bruciapelo al quinto minuto di gioco, ma la Norvegia non si è fatta spaventare da quest’inizio turbolento, e ha infatti rimontato con i goal di Espeseth e Gulbrandsen. Gli Stati Uniti hanno agguantato il pareggio in pieno recupero sempre grazie a Milbrett, ma i supplementari sono stati fatali: il goal di Mellgren, arrivato al minuto 102, ha regalato alla Norvegia la medaglia d’oro. Gli Stati Uniti si sono dovuti “accontentare” di quella d’argento.

L’inizio de “l’Età dell’Oro”
Il titolo non è affatto casuale. Dal 2004 al 2012, infatti, gli Stati Uniti hanno detenuto un vero e proprio monopolio della competizione, classificandosi al primo posto in tutte e tre le occasioni, una serie che non è stata portata a termine da nessun’altra nazione partecipante.
Nel 2004, i Giochi olimpici hanno avuto luogo in una terra simbolica per la loro storia, quella della Grecia. Gli Stati Uniti, nel Girone G, hanno affrontato la Grecia, padrona di casa, insieme al Brasile e all’Australia. Anche stavolta, si sono qualificate come prime del girone. Nella partita inaugurale contro la Grecia, a Candia, le statunitensi hanno stravinto per 3 a 0 con le reti di Boxx, Wambach e Hamm, che non ha resistito e si è da subito inserita tra i marcatori. Il match contro il Brasile, giocatosi a Salonicco, è terminato con il punteggio finale di 2 a 0: a segnare il primo goal è stata Hamm dal dischetto, e ha poi raddoppiato Wambach. Entrambe hanno raggiunto i due goal in due presenze. La terza e ultima partita è stato un pareggio per 1 a 1 contro l’Australia, sempre a Salonicco. Alla rete di Lilly ha risposto quella dell’australiana Peters.
Il quarto di finale è stato giocato Salonicco, uno stadio che si è trasformato in un talismano di fortuna per le ragazze statunitensi: su quel manto erboso non hanno, infatti, mai perso. Al risultato di 2 reti a 1 per gli Stati Uniti hanno contribuito Lilly e Wambach. La rete di Yamamoto ha riaperto il match, ma il Giappone non è riuscito a trovare il pareggio.
In semifinale è stato il turno della Germania. Le tedesche hanno dato filo da torcere alle americane, costringendole a giocare anche i supplementari. Gli Stati Uniti sono passate in vantaggio al minuto 33 con Lilly, e Bachor ha poi trovato la rete del pareggio in pieno recupero nella seconda frazione di gioco. Il goal di O’Reilly al minuto 99 ha messo la parola “fine” alla partita.
La finale, a Il Pireo, ha riproposto lo scontro diretto tra Stati Uniti e Brasile, due formazioni famose per la loro bravura e la loro competitività. Si è trattato di un match senza esclusione di colpi e indeciso fino ai supplementari. Ad aprire è stato il goal di Tarpley, che però non ha assicurato la vittoria agli Stati Uniti: al minuto 73 ha di fatto segnato Pretinha. I supplementari hanno decretato le vincitrici della medaglia d’oro, vale a dire le atlete statunitensi: la rete di Wambach ha assicurato loro la medaglia d’oro.

La vittoria in Asia
Le Olimpiadi del 2004 si sono tenute in 5 diversi stadi della Cina. Il secondo titolo consecutivo per le americane è partito dal Girone G, contro Norvegia, Giappone e Nuova Zelanda. Clamorosamente, si può dire, il percorso degli Stati Uniti è iniziato con una cocente sconfitta a opera della Norvegia, che si è forse “vendicata” per la finale persa in un vero e proprio arrembaggio nei primi 4 minuti del primo tempo, con due reti consecutive che hanno dunque spiazzato le americane. Le statunitensi hanno rialzato la testa nella seconda partita, contro il Giappone, vincendola di misura per 1 a 0 grazie al goal di Lloyd. La terza partita, contro la Nuova Zelanda, ha dato nuovamente fiducia alla formazione americana, che ha calato un convincente poker. Ad andare a rete sono state O’Reilly e Rodriguez nella prima frazione, mentre Tarpley e Hucles l’hanno poi chiusa nella ripresa.
Per via della differenza reti superiori, le statunitensi hanno passato il girone classificandosi al primo posto. Ai quarti di finale hanno dovuto fronteggiare il Canada in una partita che è stata decisa ai supplementari. Hucles ha portato gli Stati Uniti sull’1 a 0, ma la rete di Sinclair ha riaperto tutto e costretto le squadre ad andare oltre ai minuti regolamentari. Kai ha chiuso i conti al 101°, permettendo agli USA di staccare il pass per la semifinale, in un secondo match contro il Giappone.
Il Giappone ha segnato la prima rete della partita, ma i due goal di Hucles e Chalupny tra il 41° e il 44° del primo tempo hanno definitivamente portato a termine la rimonta. La rete di O’Reilly e la seconda in partita di Hucles, che ha dunque fatto doppietta, hanno calato il secondo poker della competizione, e il goal di Arakawa al 93° non è servito a niente ai fini del punteggio finale di 4 a 2 per gli Stati Uniti.
A Pechino è stata finale contro il Brasile, vinta anche stavolta dagli Stati Uniti in un match che si è chiuso soltanto al 96° minuto, in pieni tempi supplementari, con il goal di Lloyd.

Non c’è due senza tre
Il terzo titolo olimpico consecutivo è stato vinto sul suolo inglese alle Olimpiadi del 2012 di Londra. Nel Girone G hanno affrontato Francia, Colombia e Corea del Nord. Gli Stati Uniti hanno dato prova di forza passando il girone, per la prima volta, a punteggio pieno. All’esordio, il 2 a 0 momentaneo della Francia, arrivato per merito di Thiney e Delie tra i minuti 11 e 13 del primo tempo, è stato prontamente ribaltato e superato in maniera perfetta e totalizzante: Wambach ha segnato al minuto 18, riaprendo il match. Per la prima volta ai giochi olimpici, Alex Morgan ha scritto il suo nome sui maxischermi con una strabiliante doppietta, in mezzo alla quale ci ha messo lo zampino anche Lloyd, non nuova in questa competizione. Le vittorie degli Stati Uniti sono proseguite con il 3 a 0 ai danni della Colombia a Glasgow, con le reti di Rapinoe, Wambach e Lloyd, che si sono ripetute con un goal ciascuna. La partita contro la Corea del Nord è stata giocata all’Old Trafford di Manchester e si è conclusa con la vittoria per 1 a 0 per gli Stati Uniti, con Wambach che è andata a segnare la sua terza rete in tre partite.
Ai quarti di finale, le ragazze hanno incontrato la Nuova Zelanda, chiudendo il match con un convincente 2 a 0. Anche stavolta, a segno Wambach e l’attuale attaccante dell’Angel City Leroux.
La semifinale, all’Old Trafford, è stata una combattutissima partita tra Canada e Stati Uniti. In tutti i precedenti tra queste due squadre, nessuna partita è stata vinta dalle canadesi. Per il Canada, Sinclair ha segnato una stupenda tripletta, che non è bastata per regalare la finale alle sue compagne: la nazionale statunitense ha vinto per 4 a 3 con la doppietta di Rapinoe, il goal dal dischetto di Wambach e poi, allo scadere dei supplementari, quello di Alex Morgan ha chiuso i conti e portato gli Stati Uniti in finale.
La finale, nella bolgia di un Wembley sold out, è stata giocata tra le ragazze degli Stati Uniti e il Giappone. Le atlete degli USA hanno vinto per 2 reti a 1 con la doppietta di Lloyd, che nelle finali ha sempre dimostrato di avere ben più di una marcia in più.

L’Olimpiade meno convincente
Quelli del 2016 sono stati i giochi olimpici meno facili, per gli Stati Uniti. A differenza dei precedenti tornei, le ragazze sono uscite ai quarti di finale contro la corazzata della Svezia dopo gli sfortunati tiri dal dischetto. Nel Girone G, gli Stati Uniti sono stati accompagnati dalla Francia, dalla Nuova Zelanda e dalla Colombia. La Nuova Zelanda è stata sconfitta al debutto per 2 reti a 0, grazie alle reti di Lloyd e di Alex Morgan. Lloyd è stata fondamentale anche contro la Francia, e ha infatti segnato la prima e unica rete della partita. La doppietta di Usme, capocannoniere della Colombia ai Giochi olimpici, ha fermato gli Stati Uniti sul 2 a 2; alle due reti hanno risposto Dunn e Pugh.
Ai quarti di finale, dopo il risultato di 1 a 1 determinato da Blackstenius al minuto 61, raggiunta da Morgan una decina di minuti più tardi, i tiri del dischetto hanno determinato l’uscita degli Stati Uniti dalla competizione. Gli errori di Morgan e Press hanno consegnato la vittoria alla Svezia.

L’edizione posticipata
Le Olimpiadi del 2020, causa Covid, si sono tenute l’anno successivo, ma la location è rimasta il Giappone. Le statunitensi sono finite nel Girone G insieme alla Svezia, all’Australia e alla Nuova Zelanda. La Svezia si è confermata la vera avversaria da battere e la bestia nera degli Stati Uniti, che li ha poi effettivamente costretti ad andare ai quarti di finale come secondi classificati del girone a ben 5 punti di distanza. Non è stato affatto facile arrivare ai quarti: Stati Uniti e Australia avevano infatti entrambe 4 punti, cosa che ha determinato il passaggio come seconda della nazionale statunitense per una maggiore differenza reti, di 2 contro le -1 delle australiane. La prima partita è stata una disfatta totale, per le ragazze americane: hanno infatti perso 3 a 0 contro la Svezia, andata in goal con la doppietta di Blackstenius, attualmente all’Arsenal, e la rete di Hurtig, sua compagna di club. La fiducia l’hanno trovata nella seconda partita, quella contro la Nuova Zelanda. La malcapitata nazionale dell’Oceania è stata sconfitta con il risultato tennistico di 6 goal a 1, andando a segno al 72° soltanto con Hassett. Gli Stati Uniti sono andati in goal con quattro reti “regolari”, per così dire, e con due autoreti, quelle di Erceg e Bott, che hanno siglato rispettivamente il 3 a 0 e il 6 a 1. Le atlete statunitensi che hanno letto il loro nome sui maxischermi sono state Lavelle, Horan, Press e Morgan.
Classificatasi ai quarti di finale, per la nazionale statunitense è arrivato il turno del match contro l’Olanda. Nei tempi regolamentari, il risultato si è inchiodato sul 2 a 2. Miedema, attualmente nel Manchester City, ha segnato la prima rete per l’Olanda, ma Mewis e Williams hanno ribaltato il risultato nel giro di tre minuti; nella ripresa, la stessa Miedema ha realizzato la doppietta personale. Il match è stato trascinato fino ai calci di rigore ma, stavolta, la fortuna ha sorriso agli Stati Uniti: Miedema ha fallito dal dischetto, e l’errore della compagna Nouwen ha fatto fermare il cammino dell’Olanda.
In semifinale, le statunitensi hanno giocato contro le rivali di sempre, vale a dire il Canada. Per la prima volta nel percorso olimpico delle statunitensi, sono state le vicine di casa a spuntarla: il goal dagli undici di metri di Fleming ha fatto sì che gli Stati Uniti venissero condannati alla finale per il terzo posto anziché a quella per la medaglia d’oro.
Nella finale per il terzo posto, l’orgoglio delle americane ha fatto vincere loro il match contro le Matildas, trascinate da Sam Kerr. Non è stata una partita semplice, ricca di goal e di ribaltamenti nel punteggio. Al goal al minuto numero 8 di Rapinoe ha replicato Sam Kerr al minuto 17, e Rapinoe ha fatto doppietta qualche minuto più tardi. Lloyd ha segnato il terzo goal degli Stati Uniti nei minuti di recupero prima dell’intervallo, e il quarto quando le squadre erano da poco rientrate in campo. L’Australia ha gonfiato la rete con Foord e Gielnik, ma la vittoria è stata delle avversarie.

Gli Stati Uniti, grazie a tutte queste vittorie, partono da favorite, insieme alla Germania, che ha vinto la medaglia d’oro nel 2016, nel gruppo B. Insieme a loro ci saranno infatti lo Zambia e l’Australia. Qualunque sia il cammino che gli Stati Uniti faranno nell’edizione del 2024, sicuramente Hayes farà in modo che le sue ragazze diano l’anima fino alla fine e cerchino di arricchire ulteriormente il loro splendido palmarès.

Laura Neboli ai microfoni della RAI: “In Germania si curano aspetti come preparazione fisica, potenza e tecnica”

Nei giorni scorsi Laura Neboli, in concomitanza con gli Europei maschili in Germania, è stata raggiunta dai microfoni della RAI. L’ex calciatrice bresciana della Nazionale, maglia indossata 25 volte, da anni è un’ allenatrice che si sta togliendo le sue soddisfazioni proprio in terra tedesca. Attualmente Laura, dopo le esperienze con l’Essen ed il Recklinghausen, siede sulla panchina delle ragazze del Fortuna Düsseldorf, queste le parole rilasciate dalla classe ’88 sul movimento femminile:

“Già ai tempi da calciatrice, anche una volta arrivata in Nazionale ad esempio, per me quello di giocare nel campionato tedesco è stato sempre un sogno, anche perchè allora era indubbiamente il migliore d’Europa. Questa opportunità mi capitò nel 2011 e da allora non mi sono più spostata dalla Germania”.

Sull’approccio al calcio in terra tedesca poi la coach, che da calciatrice in Italia ha vinto un campionato con il Bardolino Verona ed una Coppa Italia con la Reggiana, sottolinea: “Qui, a mio avviso, anche nel femminile si curano aspetti come la preparazione fisica, la potenza fisica e la tecnica sacrificandone, invece, altri come la tattica o il gioco di squadra che sono fondamentali in Italia”. 

Visti gli Europei maschili la chiusura è con una battuta sull’attaccamento delle giocatrici alla nazionale tedesca: “Ovviamente anche in Germania quando gioca la loro nazionale si ferma tutto. Le calciatrici mi chiedono di poter finire prima l’allenamento per andare a vedere la partita, permesso concesso come giusto che sia”.

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