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Questa sono io, Lindsey Thomas

Da una piccola isola della Guadalupa in cui era l’unica ragazza a giocare a calcio fino alla Roma, passando per la Francia e la Svizzera, superando le difficoltà legate alla timidezza e alla lontananza dalla famiglia. Ecco l’intervista a Lindsey Thomas, presentata dal partner del Club Manpower Group.

Chi era Lindsey da bambina?
“Ero una bambina molto tranquilla, calma ed educata. Non creavo mai problemi. Mi piaceva giocare e divertirmi e mi trovavo meglio con gli amici maschi. Con le altre bambine o ragazze ho sempre trovato un po’ più di difficoltà”.

Dove sei cresciuta?
“Sono nata in Guadalupa, precisamente a Saint-Claude ma sono cresciuta con i miei nonni a Terre-de-Haut una piccola isola di un arcipelago a sud, le Iles-Des-Saintes e lì sono stata fino a quando avevo 15 anni. La Guadalupa è un dipartimento d’oltre mare della Francia nei Caraibi, c’è una lingua locale ma parliamo tutti francese. È una regione della Francia a tutti gli effetti, c’è anche l’Euro”.

Qual è il tuo primo ricordo legato al calcio?
“Mio cugino giocava nella prima squadra dell’AJSS Les Saintes, il club della mia isola. Mio nonno mi portava sempre a vedere le partite in casa. Poi mio cugino ha iniziato a invitarmi a giocare e mi sono appassionata. Nella nostra isola c’è un centro sportivo con un piccolo stadio in cui la squadra si allena e gioca le partite. Nello stesso complesso ci sono due campi da calcetto”.

Come ha iniziato a fare calcio?
“Ho iniziato a 7 anni nella stessa squadra di mio cugino, l’AJSS. Per giocare le partite dovevamo sempre raggiungere in barca l’isola più grande nella quale c’erano le altre squadre, in tutto ce n’erano 8 se non ricordo male. Non si trattava di una squadra femminile, io ero l’unica ragazza della mia isola che giocava a calcio. Quindi c’eravamo io e 14 ragazzi. Con loro ho giocato per 7 poi sono partita per la Francia”

Da piccola seguivi il calcio francese?
“Ho iniziato a seguirlo da quando avevo 10 anni. Come squadra mi piaceva e mi piace ancora oggi il Lione. Poi vedevo anche le partite della nazionale francese. Come giocatori quelli che apprezzavo di più erano Thierry Henry, Karim Benzema, Franck Ribery, Juninho Pernambucano. Crescendo ho iniziato a seguire più gli attaccanti come Kylian Mbappé, Robert Lewandowsky e Alexandre Lacazette quando era al Lione”.

Le partite le vedevi a casa con i tuoi familiari oppure con i compagni di squadra?
“A casa no, non avevamo i canali che trasmettevano il campionato francese, quindi mi organizzavo con i miei compagni. La nazionale però la vedevo anche a casa. Il primo grande evento che ho seguito sono stati i Mondiali del 2006”.

Nel calcio femminile invece quali sono i tuoi idoli o modelli?
“Mi piace seguire tutti i campionati ma quello francese ovviamente è quello che conosco meglio. Mi piacevano molto Dzsenifer Marozsàn, Eugénie Le Sommer, Kadidiatou Diani e Amel Marji. Ho visto tante partite del Mondiale del 2019 mi è piaciuta tantissimo l’Inghilterra, mi ha sorpreso positivamente il Brasile e c’è poco da dire sugli Stati Uniti che hanno una squadra fortissima”.

Come si è aperta la possibilità di trasferirti in Francia?
“Il mio allenatore all’AJSS era andato a Bordeaux per un torneo e lì ha visto una squadra di ragazze e si è informato su come avrei potuto entrare a farne parte. Tra i passaggi necessari c’era il superamento dell’esame di licenza media. L’ho sostenuto a Bordeaux e quindi sono potuta entrare in squadra”.

Come hai vissuto il passaggio dai Caraibi all’Europa?
“All’inizio è stato difficile, ero completamente sola. Non mi ero mai allontanata dalla mia famiglia e non ero mai stata in Francia. Ero felice di poterla scoprire ma ho dovuto cambiare tante delle mie abitudini. Vivevo in un collegio e i primi mesi è stato difficile da accettare, soprattutto il dover dormire condividendo la camere con le altre ragazze senza avere uno spazio mio. Poi le cose sono gradualmente migliorate”.

E il passaggio tra una squadra maschile e quella femminile come lo hai vissuto?
“Inizialmente non mi facevo domande, giocavo come avevo sempre fatto. Un giorno però un’altra ragazza mi ha detto una cosa che mi ha destabilizzato un po’: ‘Tu non devi fare con noi le stesse cose che facevi quando giocavi con i maschi’. Non so di preciso a cosa di riferisse, probabilmente parlava dell’intensità o del mettere il piede nei contrasti. Però questa frase mi ha messo un po’ a disagio, avevo timore di comportarmi in maniera sbagliata e questo ha un po’ influenzato negativamente la mia crescita calcistica in quel periodo”.

Dopo un anno a Bordeaux ti sei trasferita a Montpellier…
“Sì, lì ho completato il percorso delle giovanili fino a firmare il mio primo contratto. È una città in cui mi sono trovata benissimo, c’è un bel clima, il mare è vicino. Anche lì vivevo in un collegio durante la settimana, poi nel weekend ero ospitata da una famiglia. Appena ho compiuto 18 anni mi sono trasferita in un appartamento da sola: finalmente potevo godermi i miei spazi. A livello di squadra però ho vissuto dei momenti difficili, in cui mi sembrava sempre di dover ricominciare da capo dopo ogni momento negativo”.  

Dopo Montpellier sei andata al Basilea: come ti sei trovata in Svizzera?
“All’inizio mi sentivo molto insicura e timida, ma dopo un po’ mi sono ambientata e ho passato 6 mesi positivi. Poi è cambiato l’allenatore e la seconda parte non è stata positiva come la prima”.

E a livello di clima? Non si è accentuato il senso di lontananza dalla Guadalupa?
“Sì, un po’ ma per fortuna nelle vacanze di Natale sono tornata a casa. A ripensarci, di situazioni di difficoltà che mi hanno messo alla prova ne ho affrontate, però sul momento le ho vissute senza pensarci troppo. In generale la mancanza che sento è sempre per la mia famiglia, non per la Guadalupa in sé visto che in Europa mi trovo benissimo”.

“Dopo il Basilea sono tornata al Montpellier e da lì per sei mesi al Girondins Bordeaux che nel frattempo aveva creato la propria squadra femminile. L’ultima squadra in cui ho giocato in Francia è stata il Digione. Dopo di che sentivo il desiderio di conoscere una nuova realtà e ho scelto di venire alla Roma”.

Quando hai capito che il calcio poteva diventare la tua vita?
“Da quando sono arrivata in Francia ho sempre avuto come obiettivo quello di firmare un contratto con una squadra. Sapevo però che sarebbe stato un percorso lungo. E una volta riuscita a firmarlo sono passati tre anni prima che iniziassi a rendermi conto che ce la stavo facendo. Ho avuto questa fortuna ma ho continuato a guardare avanti e a dare il massimo per raggiungere altri obiettivi”.

Come si è concretizzato il passaggio alla Roma?
“Ho voluto cercare un nuovo inizio, ne avevo abbastanza di cambiare ogni anno squadra in Francia. Poi un’occasione con un grande club come la Roma non capita due volte quindi ho accettato con entusiasmo. Mi piaceva questo progetto rivolto al futuro. Ero abituata a viaggiare e in questo caso in più c’era la possibilità di conoscere una cultura differente”.

Che differenze hai trovato tra il campionato francese e quello italiano?
“In Italia si lavora molto i più sulla condizione fisica e sulla tattica. La Serie A rispetto alla D1 è più equilibrata. Ci sono squadre che hanno un passo superiore, ma mentre in Francia sono due, qui sono quattro. Ogni partita è difficile, anche le squadre sulla carta sfavorite non rinunciano a provare a giocare”.

A Roma come ti trovi?
“È una città molto bella, non ero mai stata in Italia. Il clima mi piace molto, il mare non è lontano e le persone sono molto gentili e aperte. Anche nella squadra mi trovo benissimo. All’inizio come sempre ero molto timida ma le compagne mi hanno dato fiducia da subito. Coach Betty Bavagnoli mi parla tanto e questa è una cosa di cui ho sempre avuto bisogno. C’è una mentalità molto positiva e mi sento molto coinvolta”.

In più hai già raggiunto un ottimo livello di italiano…
“Abbiamo iniziato a settembre con le lezioni ma ho trovato molto facile iniziare a capirlo visto che non è così differente dal francese. Mi sono imposta di imparare a parlarlo il prima possibile perché so quanto sia un problema non riuscire a comunicare con le compagne, l’ho provato a Basilea con la difficoltà del tedesco”.

In campionato finora hai realizzato 9 gol: qual è la partita che ricordi con più piacere?
“Quella di Empoli. Era una partita fondamentale per noi, su un campo pesantissimo. Ho segnato l’1-0, poi hanno pareggiato e nel finale ho segnato ancora per il 2-1. È stata una partita speciale, che ricordo con grande piacere. Al contrario ad esempio della doppietta in casa del Milan, della quale mi resta solo la frustrazione per una partita dominata per 70 minuti in cui siamo andate sul 2-0 per poi perderla inspiegabilmente negli ultimi minuti”.

Come hai vissuto lo stop dovuto al Covid-19?
“All’inizio ero tranquilla, per due o tre settimane ho vissuto serenamente la pausa in attesa di vedere come si sarebbe evoluta la situazione. Poi è aumentata la stanchezza di restare sempre in casa, sola, senza pallone, senza allenamenti in campo e senza lo spogliatoio. Ho vissuto un po’ di alti e bassi, non è stato per niente facile. Vorrei troppo ricominciare con gli allenamenti normali dopo giorni e giorni di corsa sul tapis roulant. Mi sono resa conto ancora di più di quanto sono fortunata a fare un lavoro che amo. Restare a casa, senza la pressione delle partite da preparare, senza condividere la quotidianità con le compagne è molto pesante. Spero ci sia la possibilità di riprendere al più presto”.

Come hai passato il tempo del lockdown?
“Ho provato a sfruttarlo al meglio ma restando in casa per tutto questo tempo dopo un po’ non si sa più che fare. Ho letto un po’, ho preso il sole sul balcone, ho cercato di decidere come continuare con l’università. Sono iscritta scienze motorie ma in Francia, mi manca un anno e devo decidere se proseguire a distanza o se proseguire i corsi qui a Roma. Un’altra soluzione potrebbe essere di cambiare percorso e studiare da nutrizionista”.

Di film ne hai visti?
“Sì, tanti e ho approfittato per vederli in italiano per mantenermi allenata ad ascoltarlo. Ho visto Hunger Games, Collateral Beauty, John Wick 1, 2 e 3, Sherlock Holmes e tutta la saga di Harry Potter”.

In tutto questo percorso, c’è un consiglio che hai ricevuto che ritieni sia stato il più importante per te?
“Sono andata lontano da casa da giovane e le indicazioni che mi sono sempre portata dietro me le hanno date i miei genitori: lavorare duro se voglio raggiungere un obiettivo, non pensare mai di avere già tutto, restare sempre una persona semplice, leale e giusta. L’educazione rigida che ho ricevuto dalla mia famiglia è stata fondamentale soprattutto nel momento in cui sono venuta da sola in Francia. Senza di questa sarebbe stato tutto più difficile per me”.

Credit Photo: Giancarlo Dalla Riva

Napoli Femminile: “Martina Gelmetti ha fatto 13”

Martina Gelmetti ha fatto 13, come si diceva un tempo quando esisteva il Totocalcio. In realtà, Gelme – come la chiamiamo tutti – ha fatto 13 una sola volta in carriera, quanto almeno al numero di gol realizzati in una stagione.
Quest’anno si stava avviando a battere il suo record: era a quota nove reti quando il campionato si è fermato; mancano (o mancavano) sette partite alla fine e lei era determinata a stabilire un nuovo primato. Del resto, nelle ultime gare è stata spesso decisiva e soprattutto lo ha fatto pur essendo costretta ad allenarsi a scartamento ridotto per un problema fisico.
Capocannoniere italiano del Napoli Femminile, Gelme è stata la gemella del gol di Deppy – con la quale condivide talento e talvolta quell’aria svogliata, arrabbiata, nervosa che genera però, a sorpresa, le sue giocate migliori. Viene dal lago, ha scoperto la bellezza del mare: si è fatta abbracciare da Napoli e dalle compagne ogni volta che ha segnato, a partire da quel primo gol a Cesena che ha “stappato” la stagione azzurra garantendo alle ragazze di Marino la prima vittoria in campionato.
Alla fine, pensateci bene, Gelme ha fatto ugualmente tredici.

Credit Photo: Pagina Facebook Napoli Femminile

Ajax protagonista del calciomercato: tre nuovi colpi in arrivo

La botta dell’ultima stagione si è fatto sentire ed il divario con il PSV è ben evidente. Ma l’Ajax non ci sta e si è tuffata a capofitto nel mondo del calciomercato per provare l’assalto definitivo nella prossima stagione.  Le tre nuove arrivate sono tutti profili giovanissimi con ampi margini di miglioramento; le giocatrici perfette per il processo di svecchiamento che sta portando avanti la dirigenza biancorossa. Dirigenza che è andata a puntare su giocatrici che conoscono bene il campionato dato che arrivano tutte e 3 da squadre dell’Eredivisie.

Il primo colpo in realtà è un ritorno e si tratta della diciottenne Nikita Tromp. Un ritorno dato che la giovanissima trequartista è stato uno dei migliori prodotti del vivaio dell’Ajax della scorsa stagione. Si era messa in mostra con la formazione Primavera vincendo anche il titolo di categoria da assoluta protagonista. La stagione migliore della sua carriera fino ad ora le ha dato la possibilità di andarsi a giocare le sue carte al PEC Zwolle, squadra dell’Eredivisie arrivata penultima nell’ultimo campionato. Con la squadra olandese è scesa in campo 12 volte ed ha messo a segno 5 gol; una media non male per una ragazza della sua età che le ha permesso di diventare la capocannoniera della squadra e classificandosi sesta nella classifica totale. Ora la ragazza torna alla base madre ed avrà la possibilità di esibirsi su un grande palcoscenico dando il meglio di sé.

La seconda giocatrice arrivata alla corte dell’Ajax è Chasity Grant che, nonostante la sua giovane età (classe 2001, vanta già ben 42 presenze nella massima serie olandese con 12 reti all’attivo. Chasity è cresciuta nelle formazioni giovanili dell’ADO Den Haag fin da piccola diventando col tempo il perno della fase offensiva delle gialloverdi. Nell’ultima stagione ha letteralmente trascinato la sua squadra verso la salvezza con all’attivo 4 gol (anche lei capocannoniera della squadra insieme a Maartje Looijen). La punta classe 2001 faceva anche parte della spedizione della nazionale Oranje agli ultimi Europei U-19 dove ha raggiunto le semifinali scendendo in campo quattro volte.   La giocatrice olandese è stata anche inserita nella shortlist del Nominiate Talent 2018,premio olandese riservato ai migliori giovani talenti dello sport olandesi.

Ultimo e terzo acquisto è quello di Quinty Sabajo, centrocampista del 1999 ormai ex Heerenveen. Ottima dettatrice di tempi con un’eccellente capacità di inserimento. Inizia la sua carriera da giocatrice a tutti gli effetti nella stagione 2018/2019 dove con la maglia dell’Heerenveen disputa una stagione mostruosa: 22 presenze, di cui 19 da titolare, con 8 reti. Nella scorsa stagione la centrocampista olandese è stata abbassata passando da mezzala a mediana davanti alla difesa ed il suo calo di gol si è visto(solo due volte ha insaccato la rete). La Sabajo aveva anche partecipato alla Coppa del Mondo U-20 del 2018 con la selezione olandese.

Credit Photo:Ajax Women

Riparte il calcio; Gabriele Gravina, presidente FIGC: “Un messaggio di speranza per tutto il Paese”

“La ripartenza del calcio rappresenta un messaggio di speranza per tutto il Paese. Sono felice e soddisfatto, è un successo che condivido con il ministro per lo Sport Spadafora e con tutte le componenti federali. Il nostro è un progetto di grande responsabilità perché investe tutto il mondo professionistico di Serie A, B, C e, auspicabilmente, anche la Serie A femminile”.

Con queste parole il presidente federale Gabriele Gravina ha commentato la ripartenza delle competizioni calcistiche, come annunciato dal ministro Spadafora al termine dell’incontro odierno con la FIGC e le sue componenti. “Mi sono confrontato con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – ha dichiarato Spadafora – che ha espresso compiacimento per la soluzione unitaria trovata insieme al mondo del calcio”.

Il Ministro ha dichiarato che la Serie A ripartirà il prossimo 20 giugno, auspicando che nella settimana precedente si possano disputare le gare di Coppa Italia: “La riunione con tutte le componenti, che ringrazio per la collaborazione – ha aggiunto – è stata molto utile. Come abbiamo detto dal primo momento, oggi l’Italia sta ripartendo ed è giusto che riparta anche il calcio, perché ci sono tutte le condizioni di sicurezza e perché è arrivato l’ok del Cts. Il Cts ha confermato la necessità imprescindibile della quarantena fiduciaria delle squadre qualora un componente del gruppo risultasse positivo al Coronavirus. Abbiamo inoltre avuto la garanzia che il percorso dei tamponi che i club effettueranno non avrà alcuna via preferenziale né andrà a ledere i diritti degli italiani”.

“Nel caso la curva del contagio dovesse tornare a salire – ha sottolineato Spadafora – cosa che non ci auguriamo, si dovrebbe di nuovo sospendere ma la FIGC mi ha assicurato di avere un piano B e un piano C ovvero i play off e i play out o la cristallizzazione dei campionati”.

Credit Photo: FIGC – Federazione Italiana Giuoco Calcio

Mister Roberto Salterio lascia la panchina delle rosanero!

La ASD Riozzese comunica in comune accordo con Mister Roberto Salterio, la decisione di interrompere il rapporto di collaborazione al termine della corrente Stagione Sportiva.

La Società ringrazia Mister Salterio per i prestigiosi traguardi conquistati in rosanero e gli augura il miglior proseguimento di carriera.

Credit Photo: Facebook Roberto Salterio

Semaforo verde: la Serie A ripartirà. Il tanto atteso vertice si rivela decisivo

Ci siamo. Il campionato di calcio di Serie A ripartirà secondo le norme stabilite dal Comitato Tecnico Scientifico. Insieme al massimo torneo, riprenderanno anche la Serie B, la Lega Pro e la Serie A Femminile che si riavvierà intorno alla metà di luglio. A tre mesi dall’ultima partita giocata in campionato, il pallone tornerà a rotolare sui campi di calcio. Purtroppo però gli stadi resteranno chiusi al pubblico ancora per un po’ ma intanto la ripartenza porterà una ventata di normalità in un Paese voglioso di ricominciare.

Il Ministro Vincenzo Spadafora ha riferito i risultati del vertice al Premier Conte subito dopo la conclusione della riunione. Il protocollo approvato, al quale sono arrivati anche i pareri positivi degli esperti, prevederà la quarantena di due settimane per le squadre nelle quali saranno trovati dei positivi al Covid 19. Si giocherà ogni tre giorni per consentire al campionato di concludersi entro fine luglio. La data per la ripresa della Serie A è il 20 giugno, la Coppa Italia invece riprenderà il 13 dello stesso mese.

Spadafora ha sottolineato anche la presenza di un piano B che prevede l’inserimento nel calendario di un torneo formato da play-off e play-out. “Il calcio sarebbe ripartito quando ci sarebbero state le condizioni di sicurezza e quando il Cts avrebbe dato l’ok ai protocolli. L’Italia sta ripartendo ed è giusto riparta anche il calcio” ha dichiarato il titolare del dicastero ai microfoni dei media al termine del vertice.

Questione donne: la volontà di far ripartire anche il campionato di Serie A femminile è forte. Bisognerà verificare solo se il protocollo di sicurezza da utilizzare sarà lo stesso usato per gli uomini. Nel caso fosse così, la FIGC dovrà consentire ai club di accedere ai fondi per sanificare le strutture. Nell’attesa di rivedere le nostre donne in campo intanto i maschi porteranno avanti il ritorno alla normalità. Tuttavia sembra che le linee guida, chieste e presentate dal mondo femminile, siano state ben accolte dal Ministro dello sport. Ciò consentirebbe a luglio un’alta possibilità di ripresa del campionato femminile.

Laura Neboli è la nuova allenatrice del Recklinghausen

Dopo la tempesta esce sempre il sole. Ed è la storia di Laura Neboli, storico difensore italiano che ha indossato maglie importanti come quella del Bardolino, della Reggiana e del Tavagnacco, fornendo ottimo sostegno difensivo ovunque essa sia andata guadagnandosi anche la fiducia dell’allora ct Cabrini che la portò nelle sue spedizioni molto spesso.

Fin qui tutto bene, poi nel 2011 Laura cerca la fortuna in Germania andando al 2001 Duisburg, in Frauen Bundesliga, disputando anche un’ottima stagione sfruttando al meglio il grande palcoscenico che rappresenta il campionato tedesco. Tre anni dopo però la società fallisce e passa al MSV Duisburg  dove rimarrà per una stagione per poi andare nella squadra delle riserve della stessa squadra che milita nella terza divisione tedesca. Da qui gli infortuni ai legamenti delle caviglie la incominceranno a tormentare con continue ricadute e la forma fisica che viene sempre meno. Molte giocatrici hanno affrontato questo problema senza però rimanere nel mondo del calcio ed abbandonarlo completamente per la sofferenza.

Però Laura non molla ed inizia la sua carriera da co-allenatrice, mentre allenava i ragazzi dell’Under 13 della stessa società continuava a scendere in campo. Dopo poco decide di ritirarsi dal calcio giocato per intraprendere la carriera di allenatrice a tutti gli effetti nella squadra delle riserve dell’SGS Essen nel 2016. Con la seconda squadra dell’Essen riesce ad ottenere ottimi risultati come il secondo posto con record di punti nella sua prima stagione e la promozione in 2.Frauen Bundesliga nella stagione successiva.
Alla fine del campionato 2018/2019, l’allenatrice italiana lascia la panchina dell’Essen per andare su quella del Recklinghausen  dove prenderà le redini della squadra dall’inizio della prossima stagione. La squadra in cui si è appena insediata milita nella terza divisione tedesca, ed il sogno della promozione è più che vivo.

Queste sono le sue dichiarazioni ai microfoni di 24Vest, testata locale: “Qui vedo l’opportunità di sviluppare qualcosa. Saremo offensivi , attaccheremo ed avanzeremo per primi. Punteremo a conquistare la palla a centrocampo, è noto che la strada verso l’obiettivo non è lontana. Vogliamo giocare un calcio che piace guardarlo e migliorare i giocatori di talento .”

Valentina Puglisi, Tavagnacco: “Aver dovuto lasciare il mondo Juve mi ha dato una motivazione in più per tornarci”

Valentina Puglisi, centrocampista e fulcro del gioco del Tavagnacco, ha rilasciato delle dichiarazioni ai nostri microfoni  parlando del rientro in campo, del ruolo di centrocampista e dell’obiettivo salvezza.

Molti grandi del nostro calcio hanno espresso il meglio di loro nel ruolo di centrocampista, il tuo stesso ruolo. Qual è il bello di gestire tutto dal mezzo?
Il centrocampista è un ruolo particolare. Un mix di grinta, audacia e pazienza, le quali sono caratteristiche che difficilmente coesistono. Il fascino di gestire tutto dal mezzo è percettibile senza tante spiegazioni. Significa coordinare e amalgamare, in poche parole: armonizzare.

Nel corso della tua carriera hai giocato moltissime partite e molte importanti, qual è quella a cui più sei legata?
La partita a cui sono più legata è sicuramente anche la sconfitta più amara: la finale scudetto primavera Juventus vs Bari del 2018.

La mentalità della Juventus è famosa in tutta Italia per la sua predisposizione alla continua ricerca della vittoria. Qual è stato il tuo impatto con l’ambiente bianconero? Ed un giorno ti piacerebbe tornare a vestire la maglia della Vecchia Signora?
Penso che la mentalità della Juventus sia orientata verso una costante ricerca della perfezione e che la vittoria ne sia una conseguenza. L’impatto con l’ambiente bianconero ha decisamente modificato le mie prospettive. Aver dovuto lasciare quel mondo mi ha dato una motivazione in più per tornarci.

Finalmente ora si può tornare in campo anche se solo per gli allenamenti. Quanto si è fatta sentire la mancanza del calcio in questo periodo?
Il calcio è una sport che ormai da anni entra nelle case di tutti gli italiani senza chiedere il permesso, e chi più chi meno, lo accoglie con entusiasmo e gioia. Dopo un periodo precario come quello che abbiamo appena passato, non c’è cosa migliore di un po’ di leggerezza come quella che la passione trasmette.

Sembra che c’è ancora uno spiraglio per ritornare in campo concludendo questa stagione. Con quale spirito ritornerà in campo il Tavagnacco?
Il Tavagnacco ha ancora tanto da dire in questo campionato. Sicuramente torneremo con un unico obiettivo: la salvezza. Non siamo disposte a rinunciare a niente sulla carta, poi il campo ci dirà chi siamo.

Rimanendo in tema, credi sia giusto ricominciare a giocare ora?
Se la ripresa avvenisse nella totale sicurezza e in tempi ragionevoli, perché no?

Nonostante il calcio femminile si stia espandendo in Italia solo negli ultimi anni, gli spalti si stanno sempre più riempiendo. Quanto è importante per voi calciatrici il sostegno dei tifosi?
Sembra un fattore esterno e lontano per noi giocatrici ma in realtà non lo è. La forza dei tifosi trasforma in realtà la magia di una partita.

Molte persone ancora non sono convinte del fatto che il calcio femminile possa provocare emozioni proprio quello femminile. Se avessi la possibilità di convincerli del contrario con una dichiarazione, quale sarebbe?
Venite a vedere il perché!

Concludendo, quando hai capito che il calcio poteva rappresentare il tuo futuro?
Da quando il calcio femminile si è affermato, anche se non ancora totalmente, le proiezioni verso il futuro per noi calciatrici sono diventate più semplici. Non si parla più solo di passione, ma abbiamo la possibilità di dedicarci interamente a ciò che più amiamo fare.

La Redazione di Calcio Femminile Italiano ringrazia Valentina Puglisi ed il Tavagnacco per la loro disponibilità.

Credit Photo:Vanni Caputo

Martina Lenzini, Sassuolo Women: “Dispiace aver interrotto il campionato nel nostro momento migliore”

Sulle colonne del quotidiano Tuttosport è stata riportata un’interessante intervista di Martina Lenzini, terzino del Sassuolo in prestito dalla Juventus. Ecco qualche estratto.

“Nella quarantena che ci siamo lasciate alle spalle è stato difficile stare lontano dalla famiglia, affetti e soprattutto dal calcio. Per fortuna mi sono potuta allenare a casa, la società ci ha fornito quotidianamente il programma di allenamento di svolgere con il sussidio del preparatore atletico tramite videochiamate”

“Dispiace aver interrotto il campionato nel nostro momento migliore. Stavamo facendo veramente bene e avremmo detto la nostra nelle ultime partite di campionato e in Coppa Italia. Continuo sempre a ringraziare il Sassuolo per avermi dato fiducia e l’opportunità di migliorare giocando. Penso che sia importante per la crescita di qualsiasi giovane calciatrice poter giocare in una società come il Sassuolo. Il tecnico Piovani mi ha sempre dimostrato fiducia e mi ha insegnato tanto. Più di tutto la voglia e la grinta da mettere in ogni partita.”

“In questo momento non ho ancora preso in considerazione il mio futuro. Ad oggi il pensiero va a questa stagione. Se dovesse finire qua avrei un rammarico perché so che avremmo potuto toglierci ancora tante soddisfazioni e personalmente avrei avuto modo di continuare a crescere. Ovviamente un ritorno in bianconero è sempre nei miei pensieri.”

Credit Photo: Federico Fenzi

Silvia Carraro, Chievo Fortitudo: “Il campo mi manca ma la salute viene prima di tutto”

Il pallone è ancora fermo (si riprenderanno gli allenamenti il 18?) ma la voglia di scendere in campo, almeno per riassaporare il profumo dell’erba e sentire il sudore e l’aria scorrere sulla pelle, è tanta. In casa gialloblù a esprimere questo sentimento è Silvia Carraro, mastino delle clivensi che nonostante questo periodo lontano dai campi non ha smesso, come le compagne, di tenersi in forma grazie alle direttive del preparatore atletico e del mister. Con Silvia ci spingiamo un po’ oltre, provando a ipotizzare un possibile ritorno in campo o, malinconicamente, un arrivederci alla prossima stagione.

1. Come stai vivendo questo periodo lontano dai campi?
“Per mantenere la condizione mi alleno quotidianamente seguendo il programma che il mister ed il preparatore ci hanno mandato, integrando a volte altri tipi di allenamenti. Personalmente è mancata molto la corsa, speriamo d’ora in avanti di poterla effettuare liberamente rispettando la propria e l’altrui sicurezza”.

2. Ti manca l’atmosfera che si respira durante gli allenamenti e le partite?
“Sicuramente l’ambiente campo manca così come l’aggregazione col gruppo, le abitudini ed i piccoli rituali che caratterizzano l’approccio alla partita, i momenti di gioia ed amarezza sempre e comunque condivisi. Nonostante siano passati parecchi anni dal primo passo su un campo, sono tutte sensazioni che pur ripetendosi apparentemente allo stesso modo lasciano sempre sensazioni nuove e differenti tra loro.”

3. Dal 18 maggio sembra che possano riprendere gli allenamenti anche le squadre di calcio. Pensi sia giunta l’ora di riprendere?
“Di getto ti direi che vorrei si riprendesse tra poco; bisogna però essere riflessivi ed obbiettivi, capire cosa comporterebbe riprendere dopo 2 mesi di attività molto differente da quella che comporta il calcio. Prima di questo però c’è l’aspetto sicurezza, per noi è impossibile assicurare periodi di isolamento in ritiro come hanno previsto per la A maschile; il rispetto per la salute dello sportivo, a volte trascurato, va considerato prima di ogni variabile.”


4. Per quando riguarda il campionato non si sa ancora se riprenderà. Tra le varie ipotesi, si dice che la stagione possa essere annullata. Visto il cambio di passo che avevano intrapreso dopo un inizio difficile ti dispiacerebbe che andasse vanificato?
“Purtroppo credo che questo campionato sarà destinato a terminare così, con molto rammarico; per come ci siamo riprese, per quello che stavamo dimostrando, per il gruppo che abbiamo ritrovato e per quel terzo posto che era ancora raggiungibile. Affidiamoci alle decisioni degli organi competenti e vedremo a breve cosa decideranno.”

5. Secondo te, c’è il pericolo che lo sport non torni più quello di prima e che venga privato delle emozioni che porta con sé, come ad esempio abbracciarsi dopo un gol o una vittoria?
“Mi sono chiesta diverse volte come d’ora in poi i rapporti verranno condizionati. Con le persone nei luoghi di lavoro, negli spazi comuni, nei ristoranti, nei parchi. Tutti momenti in cui la razionalità prevale rispetto all’istinto; magari vedremo meno strette di mano per strada o meno confidenze con il nostro barista di fiducia. Ma in campo, il campo è un mondo a sé: insieme si vive in una dimensione dove le emozioni, il “sentido spagnolo” hanno la prevalenza. I sacrifici, la fatica, i sorrisi e le delusioni si vivono, in un primo momento, a pieno stomaco. Spero fortemente che nessun distanziamento sociale imposto ci priverá mai di un abbraccio collettivo dopo un gol così come di una mano tesa quando fai fatica ad alzarti da terra.”

Credit Photo: Pierangelo Gatto

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