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Sara Becchimanzi, Bologna: “Il mio obiettivo è di migliorarmi in continuazione”

Sara Becchimanzi, giocatrice del Bologna FC, ha parlato a Il Bello del Calcio Femminile:

“Ho cominciato a giocare a calcio a sei anni, all’interno della squadra maschile del mio quartiere, l’Anzolavino. Inizialmente mia mamma era titubante nel farmi giocare, mentre mio padre ha appoggiato fin da subito con entusiasmo la mia scelta. Ho giocato per tre anni nell’Anzolavino, società che durante il mio ultimo anno di permanenza aveva anche deciso di avviare un settore femminile. In quella stagione, durante un torneo, sono stata contattata dal Bologna che mi ha proposto di giocare con loro nella stagione successiva e, da allora, sono nove anni che gioco in rossoblu”.

“In questa società mi trovo molto bene, siamo un gruppo molto giovane e coeso, con ampi margini di miglioramento e grande prospettiva futura. Il mio obiettivo personale, che cerco di trasmettere anche alle mie compagne, è quello di migliorarmi in continuazione ogni anno. E ovviamente voglio portare il Bologna nelle categorie superiori”.

“Il movimento femminile è cresciuto molto e sono felice di questo, ma al contempo c’è ancora tanto da lavorare. Mi auguro che il nostro calcio possa un giorno raggiungere il maschile a livello di notorietà. Un giocatore al quale mi ispiro? Nessuno in particolare. Ma mi piace molto come gioca Pjanic. Ad una ragazza che si avvicina a questo sport dico di divertirsi e di trovarsi bene con la squadra. Inoltre le direi di lavorare con costanza e non arrendersi al primo ostacolo, con sacrificio e lavoro si possono ottenere grandi risultati.”

Credit Photo: ASD Bologna FC 1909

Storie di calcio: those who didn’t leave the “Sinking ship”

Ho così tanti ricordi legati a questo sport, alcuni di questi mi fanno davvero emozionare.
Quando avevo 10 anni scrissi una lettera alle Sara del futuro, le dissi che il mio sogno sarebbe stato quello di giocare in Serie A e fino a quell’anno, al 2018, tutto ciò era ancora solo un sogno. Per questo quella stagione con la maglia del Kungsbacka DFF è uno dei miei ricordi più belli e sono orgogliosa di aver fatto parte di questa storia.
Ho giocato 3 anni per il Kungsbacka DFF e non ricordo un giorno in cui i media non scrivessero cose negative sulla situazione economica della società. In più, in quei 3 anni abbiamo avuto ben 6 allenatori diversi. Insomma, la società era tristemente famosa per i suoi problemi economici e nessuno credeva che potesse puntare alle zone alte della classifica di Elitettan (la Serie B svedese).
Non è semplice spiegare a chi non era lì, dentro quel gruppo, cosa realmente è successo e le sensazioni che avevamo dopo il fischio finale del 13 ottobre 2018.
Facciamo, quindi, un passo indietro, all’inizio di quella stagione quando noi giocatrici, insieme al mister e alla società ci siamo posti l’obiettivo di vincere quel campionato. Il pre-season, durato 3 mesi e mezzo, è iniziato nella costa occidentale della Svezia e l’erba verde dei campi era solo un miraggio. Credo che tutte quelle volte che il secondo allenatore, “Proddan”, pronunciò la frase “on the line!”, con la pioggia mista a neve che ci cadeva negli occhi, credo che quello abbia aiutato a creare un senso di invincibilità nella squadra. Grazie a un capitano forte come Nellie Persson e giocatrici di esperienza come Lina “Gerra” Gerhardsson e Emma Kullberg, nel nostro gruppo cresceva un sentimento di fiducia nei nostri mezzi.

Così cominciò la stagione.
Durante le prime partite, nella nostra squadra continuò a crescere quel senso di fiducia e di forza. Potevamo anche essere sotto di due reti, ma eravamo in grado di ribaltare il risultato in pochi minuti e vincere 3 a 2. Anche se mancavano solo 5 minuti alla fine della gara ed eravamo in svantaggio, tra noi in campo regnava la tranquillità. Sapevamo che avremmo segnato.
Io giocavo come ala sinistra e sapevo che Klara Andrup avrebbe macinato come me chilometri correndo su e giù sull’altra fascia.
La prima parte del campionato si concluse con una sola sconfitta. Ma durante questi primi mesi non dovevamo pensare solo a vincere al sabato, i problemi erano soprattutto fuori dal campo. La società non poteva più mantenere le promesse fatte alle giocatrici e allo staff, e tutti noi, oltre a giocare, avevamo un lavoro, o studiavamo. Questo significava fare enormi sacrifici, allenarsi dopo una giornata di lavoro o di studio e tornare a casa alle 10 di sera.
Durante la pausa estiva la situazione divenne ancora più complicata e sui giornali scrissero: “…i problemi economici sono così grandi che i salari non saranno pagati. L’allenatore e il preparatore dei portieri hanno abbandonato la nave prima del naufragio…”

In sostanza, finita l’estate, non avevamo più un allenatore, non avevamo stipendio e avevamo perso la nostra miglior attaccante Karin Lundin, passata al Kopparberg Göteborgs FC. Ma una cosa ci era rimasta: la voglia di lottare e la nostra mentalità vincente. La squadra si rifiutò di mollare e “Aja” e “Robban” portarono avanti il gruppo per iniziare al meglio la seconda parte di stagione. Senza il nostro miglior attaccante, tutte le altre giocatrici avrebbero dovuto fare dei miglioramenti, e così fu. Saga Ollerstam, “Gerra” and Ida Petterson diventarono le nostre goleador. Tenevamo il possesso palla grazie alla calma e alla qualità di Klara Rybrink, Rebecca Cameras e Andrea Thoresson Diaz. Le giovani, come Melissa “Messi” Davin migliorarono molto e Karro Búcaro Stenman chiuse la porta a chiave. Anche l’idolo locale, Mimmi Asperot, nata e cresciuta a Kungsbacka e finalmente in campo dopo tantissimi infortuni, ci mostrò cosa voleva dire difendere quei colori e dare sempre il 100%.

Il momento più importante per noi in quel periodo era vincere un gioco, il “three zones” che facevamo in allenamento ogni venerdì. Se vincevamo, le sensazioni positive le portavamo in campo per la partita, se perdevamo invece, ci portavamo in campo il giorno dopo la voglia di rivincita.
Eravamo concentrate sempre al massimo, avevamo un compito da portare a termine, nonostante tutti intorno a noi non aspettassero altro che il naufragio della nave arancione.

Arrivò sabato 13 ottobre 2018.
Avevamo la possibilità di conquistare matematicamente la promozione e l’atmosfera era piena di tensione e speranza. Mia madre prese il treno (4 ore andare e 4 a tornare) solo per vedere quella partita. Sapeva quanto fosse importante per me e per la mia squadra. Non ci fu partita, con tutta la calma e la fiducia in noi stesse che avevamo acquistato in quei mesi, vincemmo 6 a 2 contro il Västerås BK. Avevamo raggiunto il nostro obiettivo grazie al sacrificio, al lavoro duro e prendendoci sempre la responsabilità per ciò che potevamo controllare direttamente. Non dimenticherò mai quelle emozioni. Contro tutto e tutti, siamo rimaste imbattute nella seconda parte di stagione e il mio sogno di bambina di giocare in Damallsvenskan stava diventando realtà.

Vorrei poter dire che la storia, per il club finì bene, vorrei poter dire che la società esiste ancora, ma non è così. Il Kungsbacka DFF è fallito, la nave arancione è affondata.
Mi resta, comunque, la consapevolezza, la felicità e l’orgoglio di aver fatto parte di quella meravigliosa stagione del 2018 e di aver giocato in Serie A l’anno successivo, come sognavo da piccola, e so che tutte le persone con cui ho condiviso quei mesi provano le stesse emozioni.


There are so many memories connected to this sport, and few things in my life can trigger so many emotions. When I was 10 years old I wrote a letter to the future me saying that I wish I am playing in Damallsvenskan, and since then it was always a dream. The season of 2018 with Kungsbacka DFF is still one of the best football memories and something I am proud to be a part of.

During the three years I played for Kungsbacka DFF, I don’t think three months passed without the media writing any negative about the economy of the club. Notable is also that during these three years, we had six different head coaches. With that said, the club was known for struggling with the economy and no one believed that the team could be in the top of Elitettan (Sweden’s second division) in 2018. It is difficult to explain to someone outside that group, what really happened that season and the feeling we had after the referee blew the whistle the 13th of October 2018. But before the season started, the players together with the coaches and the club set the goal of winning Elitettan. The 3,5 month long pre-season started on Sweden’s West Coast and the green grass in April felt far away. I believe that all those times the assisting coach “Proddan”, pronounced the words “on the line” during this period, when the rain mixed with snow blew into our eyes, created a feeling of invincibility in the squad. With our strong captain Nellie Persson, and players with a lot of experience like Lina “Gerra” Gerhardsson and Emma Kullberg, a feeling of confidence was growing in the group.

During the first games, our team started to build up a confidence on the pitch like no other. We could be down 0-2 but we still managed to win 3-2 in the last minute. Even if we knew we had to score with only 5 minutes left, there was still a calm among us on the pitch. We knew we were going to score. I found my place on the left wing, and I knew Klara Andrup was going to run mile after mile every game on the other wing. The first half of the season went pass and we had only lost one game. But during this time, we did not only have teams to beat every Saturday. There were other battles going on the outside of the pitch. The club couldn’t keep the promises made to the players nor the staff, and the whole team had to work or study on 100% while playing. This means coming to training after a work day and coming home at 22 pm. In the summer break, the situation for the club got even worse and to quote a local paper it said:

“..the economical struggles are to big that the salaries cannot be paid. The head coach and the goalkeeper coach are leaving the sinking ship”.

After the summer we had no coach, no salaries and we had also lost our best scorer Karin Lundin to Kopparbergs Göteborgs FC. But if there was something that we had, it was fighting spirit and winning mentality. The team refused to give up, and “Aja” and “Robban” took the team on, going into the second half of the season. Without our best scorer, the other players had to step forward, and we did. Players such as Saga Ollerstam, “Gerra” and Ida Pettersson scored on set pieces. We kept the possession and played calm through players like Klara Rybrink, Rebecca Cameras and Andrea Thoresson Diaz. Young players such as Melissa “Messi” Davin came in with confidence and Karro Búcaro Stenman kept the goal closed. The local Kungsbacka-profile Mimmi Asperot came back after one of her many injuries, and weather it was training or game, she always showed the team how to give 100%.

The most important of the training week was to win the Friday session’s game called “three zones”. If you won, the good feeling stayed until the game day, and if you loss, you were eager for a comeback. At this point, the team knew what we could accomplish, however, people in the surroundings still waited for the orange ship to sink. On Saturday the 13th of October, we got the chance to secure our place in the first league and the atmosphere was filled with nerves and hopes. My mum took the train (four hours one-way), for this one game. She knew how much it meant for me and for the team. With as strong confidence as before, we won this game with 6-2 away against Västerås BK. We had reached our common goal by working hard together and taking responsibility for what we could control. This feeling is something I will never forget. Against all odds, we stayed undefeated on the second half of the season and the dream I had as a 10 years old girl to play in Damallsvenskan was about to come true. I wish I could say that the story for this club ended happily, and that I didn’t have to write that the club doesn’t exist anymore. However, as much as this is a part of the truth, the truth is also that I couldn’t be more proud for being a part of the season 2018 with Kungsbacka DFF and I know that the people I played with feel the same.

Sara Nilsson
Credit Photo: Florentia

Jordan Nobbs sigla un nuovo contratto con l’Arsenal

Jordan Nobbs, vice capitano dell’Arsenal, ha firmato un nuovo contratto con il club, dove ha registrato 206 presenze e ha segnato 66 gol da quando è arrivata dal Sunderland nel 2010.

Durante la sua permanenza nel club, ha vinto tre volte il titolo Barclays FA Women’s Super League, quattro volte la FA Cup femminile e cinque volte la FA Continental Tyres League Cup; oltre a una brillante carriera con l’Arsenal, Jordan ha anche fatto 60 presenze per la sua squadra nazionale, segnando sette gol.

“L’Arsenal è il mio tutto adesso”, ha detto Jordan appena firmato il rinnovo:

“Penso che il calcio sia entrato nella mia vita all’età di sette anni, ma penso di avere l’Arsenal nel sangue ora e sono molto orgogliosa di dirlo. Penso di avere degli anni fantastici a venire.”

Ha dichiarato l’allenatore Joe Montemurro: 

“Mettendo da parte il calcio, personifica il significato dell’Arsenal, avere giocatrici che rimangono qui praticamente per tutta la loro carriera è qualcosa di molto, molto speciale dal punto di vista del coaching. Sono situazioni uniche nel coaching e nella formazione di gruppi per avere giocatrici che sono con testa e anima nel club e le auguriamo tutto il meglio per andare avanti. È una parte importante del nostro fare squadra.”

 

Credit Photo: Arsenal Sito Ufficiale

Ivan Zannoni, direttore sportivo San Marino Academy: “Un orgoglio essere ai vertici della B”

Ivan Zannoni, direttore sportivo della San Marino Academy, ha parlato ha parlato in diretta Instagram di come è nato il progetto delle squadre femminili sammarinesi:

“Il progetto San Marino Academy nasce nell’estate 2018 da una rifondazione voluta da me e del responsabile del settore femminile Corrado Selva con l’idea di creare un gruppo, allora in Serie C, composto da giovani di talento da valorizzare affiancate a ragazze più esperte da rilanciare. Volevamo essere protagonisti in campionato ed essere da traino per tutto il nostro movimento femminile sammarinese che conta circa 150 bambine. Ci siamo riusciti centrando al primo colpo la promozione in B al termine di una cavalcata fantastica”.

“In questa situazione da un lato c’è un pò di tristezza per esserci dovuti fermare nel momento clou della stagione, quando eravamo secondi dietro al Napoli, dall’altro c’è tanta voglia di ripartire, di mettersi alle spalle questo maledetto virus e magari tornare in campo per provare a conquistare un sogno chiamato Serie A. Per noi è motivo di orgoglio essere al vertice a giocarci la promozione con due big, ce lo siamo meritati sul campo. L’affiatamento del gruppo e dello staff tecnico è uno dei nostri principali punti di forza, in rosa abbiamo diverse giocatrici che secondo me in carriera al momento hanno avuto meno di quanto meritato. Se devo fare un nome per il futuro tra le più giovani dico Di Luzio, una delle rivelazioni del campionato”.

Credit Photo: Pierangelo Gatto

Sarah Essam, regina d’Egitto dello Stoke City

Sarah Essam ha conquistato le testate delle news nel 2017 dopo essere diventata la prima donna egiziana e araba a giocare nella FA Women’s Premier League. Più recentemente la talentuosa giocatrice ha ottenuto il consenso del pubblico al suo ritorno in Egitto dopo aver risposto con forza alle critiche interne e lodato le misure sanitarie adottate dalle autorità egiziane nella lotta contro la pandemia di COVID-19. In tal modo, ha dimostrato che vivere all’estero non ha in alcun modo diminuito il suo amore per l’Egitto.

Sfida e scelta
Alla domanda sulla genesi del suo viaggio calcistico, Essam afferma: “Crescendo, avrei giocato a calcio con mio fratello. Ero l’unica ragazza di un gruppo di ragazzi a prendere a calci un pallone. Mi piaceva il calcio anche se ero molto brava nel basket, ma naturalmente era una sfida e quindi non ho esitato a optare per il calcio su tutti gli altri sport.
Nel corso del tempo ho acquisito più abilità nel competere con i ragazzi fino a quando non sono diventata ancora migliore di loro. È stato bellissimo avere il riconoscimento da parte dei ragazzi delle mie capacità calcistiche, soprattutto in una società che ha sempre considerato il calcio un “gioco da ragazzi”. Ho affrontato alcune resistenze della mia famiglia che inizialmente pensava che il calcio non sarebbe stato l’ambiente adatto a me”.

Sarah ha continuato a percorrere quella difficile strada e ha deciso di unirsi alla squadra del Wadi Degla, dove è stata presto promossa in prima squadra. Ha quindi ricevuto una convocazione per la squadra Nazionale Egiziana, che si stava preparando per la CAF Africa Cup of Nations 2016.
“Ho sentito che tutto stava andando bene. Mi svegliavo alle cinque del mattino per iniziare l’allenamento per essere fisicamente e tecnicamente preparata, ma sono rimasta scioccata quando sono stata omessa dalla lista finale della squadra per il torneo.”

I primi passi
Tuttavia, Sarah non si è arresa, credendo che i suoi sforzi alla fine avrebbero ripagato. Due anni dopo, ha fatto le valigie e ha deciso di accompagnare sua sorella in Inghilterra per cercare prove con club inglesi.
“Ho bussato a tutte le porte e ho finito per fare prove con diversi club, fino a quando finalmente ho firmato per Stoke City nel 2017 in quello che è stato il momento migliore della mia carriera. Sono stato molta felice di raggiungere un punto in cui ho potuto mostrare il mio potenziale”.

Nonostante le enormi differenze tra la vita in Egitto e in Inghilterra, Sarah sapeva che adattarsi al suo nuovo ambiente sarebbe stato un prerequisito per il successo.
“Sapevo che sarebbe stato difficile, ma ero psicologicamente e mentalmente motivata a compiere questa grande transizione. Devo ammettere che questo rapido adattamento non sarebbe stato possibile senza l’aiuto che ho ricevuto dalle mie compagne di squadra. Hanno sostenuto in allenamento e giochi. Non sono solo compagne di squadra, ma anche amici intimi con i quali rimango in contatto quando sono al Cairo”.

Essam si sta godendo la sua esperienza in Inghilterra, dove l’eccitazione della Women’s Super League le ricorda l’emozione della Premier League che guardava in TV mentre cresceva in Egitto.

Ambizioni e sogni
Una volta che professionisti, i giocatori devono dedicare la maggior parte del loro tempo al calcio. Ma Sarah, che ha fatto enormi sacrifici per il gioco e il suo club, non ha abbandonato i suoi obiettivi accademici.
“Ho fatto molti sforzi nel calcio, ma non ho mai rinunciato ai miei studi universitari. Sto studiando ingegneria civile in Inghilterra, nonostante molte persone mi dicano che sarebbe difficile conciliare calcio e college. Ho deciso di prendere la sfida e continuo a fare del mio meglio su entrambi i fronti. Voglio servire il mio paese giocando professionalmente e voglio anche ottenere una laurea per il mio futuro.
La mia giornata inizia presto. Preparo i miei pasti per l’intera giornata alle sei del mattino e poi prendo il treno per l’università, che si trova in un’altra città. Da lì poi proseguo per Stoke. Di solito faccio colazione in treno, dove studio anche. Ho deciso di dedicare la mia vita alle mie passioni. Anche in vacanza, non sono sul divano a guardare la TV, ma piuttosto mi alleno per mantenermi in forma. Non penso che questo sia un sacrificio, mentre sto facendo ciò che amo”.

Raccogliendo ciò che si semina
Un anno dopo il trasferimento nel Regno Unito, il duro lavoro di Essam ha iniziato a pagare dividendi, tra cui il premio Arab Woman of the Year: Achievement in Sport del 2018 della London Arabia Organisation.

“Sono molto orgogliosa di aver vinto il premio, soprattutto dal momento che sono la prima egiziana a ricevere questo onore. Le mie performance hanno attirato l’attenzione di molte persone e istituzioni. Ho anche ricevuto un’offerta dalla BBC per commentare la cerimonia della CAF 2018 che ha visto Mohamed Salah vincere il premio per il miglior giocatore africano. Ho fatto anche parte del team di commentatori della 2019 Africa Cup of Nations in Egitto. Queste esperienze mi rendono più sicura di continuare a lavorare in una varietà di campi”.

Il 2019 non avrebbe potuto essere migliore per la giovane egiziana, visto che ha segnato 12 volte in 12 partite per diventare la capocannoniera di Stoke. “Solo giocare in Inghilterra sarebbe stato un grande primo passo nella carriera a cui aspiro, ma diventare capocannoniere della mia squadra significa molto e mi motiverà a continuare a lavorare duro.
Spero anche di capitalizzare questi risultati ed esperienze e di trasmetterli alle altre giocatrici in Egitto. Un duro lavoro per un lungo periodo ci porterà successo, e spero che le mie compagne di squadra e io possiamo realizzare l’impresa finale di portare l’Egitto alla Coppa del Mondo femminile FIFA.”

Compleanno da ricordare
Anche se il 21° compleanno di Essam è arrivato mentre era in quarantena, aveva ancora motivo di festeggiare.
“Non mi aspettavo nulla durante il giorno in cui ero isolata nella mia camera d’albergo. Pensavo di festeggiarlo con la famiglia quando tutto questo sarebbe finito.
Tuttavia, ho sentito bussare alla mia porta e quando l’ho aperta, ho visto un gruppo di impiegati che trasportava una torta a forma di campo da calcio. C’era anche un regalo di attrezzature da allenamento da usare nella stanza. Ero così felice di non pensare che dimenticherò mai quell’esperienza!” 

La Regina Egiziana
Alla domanda sul suo soprannome e su una foto di Instagram che ha condiviso di se stessa in posa con una grande scacchiera all’aperto, Essam ha spiegato: “Mo Salah e io ci siamo trasferiti in Inghilterra nello stesso anno – abbiamo persino firmato per Liverpool e Stoke nello stesso mese.
Dopo che il coro del Liverpool per Mo è diventato molto popolare, i fan di Stoke ne hanno iniziato uno simile per me che dice: “Oh Sarah, la Regina Egiziana”. Mi hanno considerato la versione femminile di Mo, il che è fantastico. Niente di meglio che essere chiamata “Regina d’Egitto“”.

Credit Photo: Pagina Facebook di Sarah Essam

Milena Bertolini, CT Nazionale Femminile Italiana: “Servono le riforme, il calcio femminile non va lasciato indietro”

Il ct dell’Italdonne, Milena Bertolini, ha rilasciato un’interessante intervista al quotidiano romano Leggo. Nel corso della chiacchierata col giornale capitolino, l’allenatrice della Nazionale azzurra femminile ha toccato diversi temi. Il coronavirus ha costretto anche lei a rimanere chiusa in casa nella sua Reggio Emilia. Tuttavia la coach azzurra ha anche ammesso che questa pandemia potrebbe lasciare qualcosa di positivo ad ognuno di noi.

Bertolini ha evidenziato il gran seguito riscontrato dalla categoria a cui appartiene a seguito dell’esperienza mondiale e ha optato affinché si attuino le riforme sulla disciplina al più presto. Sa che la compagine maschile conta molto di più, ma è anche consapevole della costante emersione del movimento femminile. La ct azzurra ha poi rivolto un augurio ai media affinché, nel prossimo futuro, inizino a guardare con maggior attenzione anche al mondo femminile.

Sulla questione dell’annullamento dei campionati giovanili, Bertolini si è detta favorevole alla decisione. Insiste però sul fatto che la Serie A femminile venga portata a termine entro il mese di luglio. Il numero inferiore ed esiguo di squadre e le poche partite rimaste, consentono di concludere la stagione senza problemi per poi ripartire a settembre. In chiusura, il tecnico ha parlato delle atlete Azzurre chiuse anch’esse in quarantena. La coach è soddisfatta del lavoro casalingo attuato dalle sue ragazze e spera in una ripresa imminente delle attività per proseguire la strada che porta a Euro 2021 (2022).

FIFA: un lungo applauso per dire “grazie” al personale sanitario di tutto il mondo

In un momento come questo anche un piccolo gesto conta. Molti tra celebrità e personaggi famosi hanno voluto far sentire la loro vicinanza ed il loro sostegno verso gli operatori sanitari che stanno dando tutto per permetterci di tornare alla normalità.

Molti sono anche gli sportivi di ogni disciplina e di ogni nazionalità che hanno espresso il proprio appoggio, sia con messaggi che con donazioni economiche, verso coloro che stanno combattendo questa guerra in prima linea. La FIFA ha voluto racchiudere la grandissima parte dei calciatori e delle calciatrici in un video con i protagonisti che fanno un lungo applauso verso le vere stelle di questa situazione. Le figure di spicco di questa iniziativa sono i campioni calcistici del passato, come Maradona, Pelè e Zidane, e del presente, come Buffon, Piquè ed Harry Kane. Ovviamente non mancano le colleghe al femminile a dimostrare la propria solidarietà: da Alexia Putellas e Vivianne Miedema, da Marta a Lucy Bronze fino ad arrivare a Carli Lloyd.

Proprio la centrocampista dello Sky Blue Carriera ha rilasciato dichiarazioni sull’argomento ringraziando i medici e gli infermieri per il durissimo lavoro che stanno facendo:“Per riconoscere i rischi che medici, infermieri e altri lavoratori essenziali devono affrontare quotidianamente, il calcio vuole mostrare il proprio sostegno, sono in prima linea nella battaglia contro il coronavirus, lavorando come una squadra per difenderci, proteggerci e mantenerci in salute. È grazie alla loro dedizione e professionalità, supportati dall’impegno assoluto di tutti nel seguire le regole di ogni autorità sanitaria nazionale, che vinceremo. ”

A sostegno della statunitense è intervenuto David Beckham: “Come calciatori, siamo abituati a ricevere applausi, ma questa volta abbiamo l’opportunità di mostrare il nostro apprezzamento per le molte persone che stanno rischiando la vita per proteggere la nostra. Sei un eroe dell’umanità e vogliamo dimostrare che tutto il calcio ti sostiene e tutto ciò che fai per difendere tutti noi”.

 

 

Gabriele Gravina, Presidente FIGC: “Se il calcio non riparte ha un grande impatto negativo per il futuro”

Gabriele Gravina, Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, ha parlato su Rai 2 della situazione dei campionati:

“In questo momento ci sono due gruppi apparentemente contrapposti: la corrente di pensiero di chi ritiene che si debba chiudere tutta l’attività sportiva, e l’altra, che io porto avanti di continuare. E ci sono diverse ragioni: in primis l’opportunità, che si rifà ad elementi oggettivi come il tempo, e io spero che a giugno l’Italia viva un momento di sollievo diverso da questo momento, ma anche ai contenziosi e ciò che potrebbero generare per la confusione, e poi penso alla passione”.

“Se il Governo mi desse lo stop? Questa è una responsabilità che lascio a loro. Io personalmente sì, accoglierei una loro scelta con sollievo: potete immaginare il dramma che sto vivendo nel reggere questa mia battaglia. Il calcio italiano non è una monade che vive in maniera separata rispetto alle altre categorie del paese o a istituzioni internazionali, facciamo parte delle federazione europee e mondiali. Ma c’è il sentimento della speranza, anche. Chiedo di essere considerato come movimento d’impatto socio-economico per il paese alla pari di ogni altro settore”.

“Non voglio entrare nel merito delle scelte fatte da alcuni presidenti di federazione, ma rilevo che l’unico sport professionistico che abbia fermato tutto sia il basket. Il calcio muove 5 miliardi di euro: siamo preoccupati perché se il calcio non riparte ha un grande impatto negativo per il futuro. Come ripartirei? Abbandonerei la falsa retorica.
Esiste una procedura, un protocollo che abbiamo inviato ai ministri Spadafora e Speranza: ne aspettiamo la validazione. Per quanto riguarda tamponi e test ci sono cliniche organizzate per mettersi a disposizione, non può essere questo l’ostacolo per non far ripartire un movimento come il calcio”.

“L’ipotesi di chiudere? No, non posso prenderla in considerazione. Una scelta di questo tipo comporterebbe responsabilità di una gravità inaudita. Non posso essere il becchino del calcio italiano. Difendo il movimento calcistico, ma in generale quello sportivo. Non capisco la resistenza nell’avviarne una valorizzazione”.

Credit Photo: FIGC – Federazione Italiana Giuoco Calcio

Player focus: Madison Solow

Madison Solow arriva all’Hellas Verona nell’estate del 2019, dopo che aveva già giocato, per tre stagioni di cui l’ultima in Serie A, con la maglia del Valpo. Torna dunque a Verona dopo un solo anno in Svizzera, con la maglia del Basilea. Centrocampista che unisce una corsa infinita a generosità e potenza fisica, è dotata anche di una discreta tecnica. Può agire sia da mediano che da mezzala, osando nelle percussioni.

#5 MADISON SARAH SOLOW
Data di nascita: 30 maggio 1992
Luogo: Toronto, Canada
Altezza: 1,65 m
Nazionalità: canadese
Ruolo: centrocampista centrale
Piede preferito: destro
Caratteristiche: cruiser tank
Presenze in Serie A: 37
Presenze Hellas Verona: 16

«Quando eravamo compagne di squadra ci trovavamo al campo alla mattina per allenarci, per migliorare la tecnica, oltre agli allenamenti standard. Lei arrivava in bici o di corsa, credo abbia un serbatoio di energie infinito. Da allenatrice ogni tanto le dico di fermarsi, di riposare un po’, ma è impossibile che accada: la sua volontà di migliorarsi è superiore a qualsiasi tipo di fatica»
Cit. Silvia Fuselli

 

COME I POKEMON
È una storia divertente quella che portò Madison a giocare a pallone: quando era piccola, all’età di 5 o 6 anni, giocava insieme ad alcuni compagni di classe in una squadra che indossava divise completamente azzurre. Erano chiamati gli Squirtles dato che erano dello stesso colore del Pokémon. A quel tempo era ovviamente solo un divertimento e, a turno, un genitore era incaricato di portare la giovanissima comitiva in pulmino alla partita. Un giorno, durante una gara, un uomo che Madison non ha mai conosciuto andò dai suoi genitori e disse loro: “Lei dovrebbe provare a giocare a calcio per davvero“. Quel giorno iniziò la sua carriera. L’anno successivo la piccolissima Solow decise di iniziare a giocare con una squadra maschile un po’ più seria. Anche a distanza di anni Madison ricorda bene quella vicenda, ma tuttora non sa chi fosse quell’uomo che vorrebbe tanto ringraziare.

DISNEY CUP
All’età di 15 anni Madison Solow partecipa con la propria squadra, la IMG, alla ‘Disney Cup’ – un’importante competizione a livello giovanile negli USA – dopo aver vinto molti tornei grazie a un gruppo solido, molto unito e anche molto forte. La squadra inizia alla grande ed è vicinissima a vincere il proprio girone di qualificazione, ma Madison subisce un infortunio all’ultima giornata del raggruppamento, cadendo male sul gomito. Una volta concluso il match, con la qualificazione alle fasi finali, l’allenatore invita Madison ad andare in ospedale a causa dell’infortunio, ma ovviamente lei non ci pensa nemmeno e, anzi, si fa stabilizzare il braccio fasciandolo al corpo per continuare a giocare. La squadra supera gli ottavi di finale, poi supera anche i quarti. Madison continua a giocare nonostante il braccio le facesse male, ma per lei in quel momento era più importante vincere con le sue compagne. In semifinale la partita è molto equilibrata, ma a 5′ dalla fine, ancora sullo 0-0, l’attaccante avversario calcia verso la porta trovando l’opposizione di Solow: lei finisce a terra dolorante, perché il pallone aveva colpito proprio il suo braccio fasciato al corpo e, proprio per questo motivo, si accendono le proteste delle compagne per il calcio di punizione concesso dall’arbitro a causa di un presunto fallo di mano. Punizione: gol. Madison e compagne escono così dal torneo. Poi si avvicina il mister: “Adesso puoi andare in ospedale?“.

IL GOL DI SQUADRA
C’è una bellissima fotografia che ritrae Madison Solow, Silvia Fuselli, Debora Mascanzoni e Valentina Boni: le quattro calciatrici stanno esultando per un gol negli ultimi minuti di Fimauto Valpolicella-Ravenna San Zaccaria, 9 dicembre 2017 e 8a giornata di Serie A, poi terminata 2-1. È rimasta impressa nella mente di Madison quella rete, per la bellezza corale di quel gol di squadra. Solow, che già aveva aperto la gara nel primo tempo con un preciso mancino valso l’1-0, va a pressare il mediano avversario Linda Casadio strappandole la sfera, poi alza la testa e serve Boni in area di rigore. La compagna sembra aver perso il tempo, ma portatasi quasi sul fondo riesce a girare e scaricare nuovamente in mezzo da Madison. “Ricordo che stavo per calciare, quando da dietro ho sentito la voce di Debby che urlava ‘È mia, è mia!’ e allora ho lasciato la palla. Lei è arrivata con il destro e ha tirato all’angolino opposto: perfetta… and the rest is history“.

Credit Photo: Hellas Verona Women

La FA WSL studia come ridurre gli infortuni al crociato

La crescente preoccupazione per un significativo aumento del numero di calciatrici che soffrono di infortuni al legamento crociato anteriore (ACL) ha portato la Football Association a lanciare una serie di studi rivoluzionari per affrontare il problema.

Dodici giocatrici nei 23 club dei due principali campionati inglesi, sono cadute vittima in questa stagione di problemi ACL, che possono essere pericolosi per la carriera, mentre la ricerca ha suggerito che le donne hanno fino a otto volte più probabilità di subire l’infortunio rispetto agli uomini.  

Nel tentativo di comprendere meglio il normale verificarsi dell’infortunio nel gioco femminile, le linee guida sono:  

  • Conduzione di audit su infortuni e malattie nella Super League femminile (WSL) 
  • Elaborazione di esperti per fornire strategie di prevenzione e riabilitazione da infortuni ACL per club e giocatori
  • Esaminare le caratteristiche fisiche richieste per giocare nel WSL e nel campionato.   

Oltre agli studi specifici sull’ACL, la FA sta ampliando le sue ricerche per esplorare altre questioni chiave che colpiscono le donne nel gioco di oggi.

Tra gli altri argomenti esaminati figurano la mancanza di energia relativa nello sport, una sindrome riscontrata nelle donne che hanno sintomi di un’alimentazione disordinata, periodi assenti e perdita di densità ossea.

Il prof. Mark De Ste Croix, membro del nuovo gruppo di consulenza scientifica dell’atleta femminile, ha dichiarato: “Dato che ci sono risorse diverse in club diversi, anche nella WSL, c’è una disparità tra i club in termini di risorse che essi possono avere. Quei club che sono strettamente allineati alle loro squadre maschili tendono ad avere più risorse. Molti di loro non hanno scienziati sportivi a tempo pieno che monitorano quotidianamente i dati GPS in modo che possano guardare il carico di lavoro sulle giocatrici, essere sotto il livello di preparazione o non pronte. ”

Il Bristol City è l’unico club WSL noto a condurre attivamente ricerche sul ciclo mestruale nella prevenzione degli infortuni con ACL. Nel tentativo di capire meglio perché le calciatrici sono sensibili, il club del West Country ha avviato uno studio a febbraio per determinare come la lassità articolare e la rigidità degli arti inferiori sono influenzate dalle diverse fasi del ciclo mestruale.

Lo studio sta inoltre esaminando come gli ormoni fluttuanti, in particolare gli estrogeni, possano influenzare il collagene, la struttura che fornisce stabilità a un legamento.

Si ritiene che anche il Manchester City, che ha difeso il difensore Aoife Mannion dopo aver subito un infortunio al crociato mentre giocava in Champions League lo scorso ottobre, è impegnato in studi riguardanti gli infortuni dell’ACL.

Un certo numero di fattori, come le differenze ormonali e neuromuscolari, è considerato un ruolo nel rendere le giocatrici più inclini alle lesioni ACL.

 

Credit Photo: WSL Facebook

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