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Andrea Firrincieli presenta la Viterbese Castrense Femminile

La Viterbese Castrense è una società che milita in Serie C maschile, e nella stagione corrente ha chiuso all’undicesimo posto del girone C. A partire da quest’anno la società gialloblù può avvalersi anche della sezione in rosa: a spiegarci tutti i dettagli è il direttore sportivo e responsabile Viterbese Castrense calcio femminile Andrea Firrincieli.

Andrea come è nata la sezione femminile della Viterbese?
«Sono stato contattato dal responsabile delle giovanili della Viterbese Daniele Piccioni e con quella che poi sarebbe diventata coordinatrice del settore giovanile nonché capitano della prima squadra, Veronica Di Cerbo, abbiamo iniziato un percorso insieme per la costruzione della squadra femminile. Siamo partiti in ritardo a causa del passaggio di proprietà, da Piero Camilli a Marco Arturo Romano, ma la volontà della nuova dirigenza di creare la Viterbese femminile non è cambiata, e quindi abbiamo iniziato questa nuova avventura, creando due poli per l’Under 15: uno a Vignanello (Viterbo) e l’altro a Roma a Tor Lupara, con la prima squadra che gioca sul campo del Pro Roma».

Che tipo di giocatrici avete cercato per creare la prima squadra?
«Abbiamo contattato delle ragazze che potessero condividere con noi un momento di sport, un gruppo ambizioso ma di prospettiva, fatto di importanti valori. Abbiamo cercato prima di tutto ragazze che condividessero un certo tipo di progetto: ma oltre alle giovani abbiamo puntellato la rosa con giocatrici d’esperienza, come la nostra bomber Flavia Palescandolo, la nostra capitana Veronica Di Cerbo, ex Roma CF, il portiere Marina Marescalchi. Alla fine possiamo ritenerci soddisfatti, perché la squadra si è amalgamata nel modo giusto».

A settembre avete deciso di iscrivervi al girone B di Eccellenza Lazio: come stavate andando?
«Stavamo facendo un buon percorso, visto che eravamo in seconda posizione davanti solamente alla capolista Real Cassino Colosseo, che possiede una squadra di giocatrici che si conoscono da anni. Abbiamo avuto momenti di flessione a dicembre-gennaio, causato dalle numerose assenze delle nostre giocatrici e del nostro staff, poi ci siamo ripresi meglio di prima fino ad arrivare alla vittoria ottenuta nell’ultima partita prima dello stop proprio contro il Real Cassino. Nel complesso riteniamo che questa stagione sia stata in crescendo, e questo è davvero soddisfacente per noi, ma allo stesso tempo è stato anche un peccato».

L’emergenza Covid19 ha fermato tutto: come state affrontando questa situazione?
«Noi giorno per giorno ci interfacciamo con lo staff tecnico e cerchiamo di sentire le nostre giocatrici quotidianamente con programmi di allenamento quotidiano per non far perdere la condizione che avevano maturato, a dimostrazione che la società è vicina a loro, ma allo stesso tempo le ragazze si sono mostrate unite. Si vede che a tutti noi manca la voglia di tornare in campo».

Secondo te i campionati femminili ripartiranno?
«Per questa stagione penso di no, ma per la prossima spero di sì,  purché venga attuato un protocollo che sia consono non solo per il mondo professionistico, ma anche per quello dilettantistico».

Cosa ne pensi della situazione attuale del calcio femminile italiano?
«Il calcio femminile italiano è in rampa di lancio, grazie anche al Mondiale francese dello scorso anno, e sarebbe un errore madornale fermarlo, perché è un movimento in ascesa, e la Federazione e gli organi di competenza devono stare vicino alle società che stanno investendo tanto per queste ragazze e per quelle bambine che vogliono giocare a calcio, non a caso quest’anno si sono iscritte venti squadre nel campionato laziale di Eccellenza. Spero che la FIGC aiuti il movimento, poiché in questo momento si sente parlare ancora poco, mi auguro che qualcuno si faccia sentire per creare un tavolo di lavoro per farlo ripartire».

Il professionismo nello sport femminile verrà attuato presto?
«Credo di no, perché ho due paure. La prima è che gli sport femminili vengano messi nel dimenticatoio, la seconda è che questa battaglia venga messa da parte: le ragazze fanno grandi sacrifici per esserci agli allenamenti. Ma io sono fiducioso e speranzoso nelle istituzioni sia governative che sportive».

Quale e come sarà il futuro della Viterbese Castrense Femminile?
«Abbiamo fatto una riunione informale con la società e siamo stati rassicurati sul futuro del femminile, ma noi abbiamo già un piano preciso, a prescindere dalla categoria che disputeremo il prossimo anno: la nostra strada è tracciata e noi saremo pronti a tutto, per far sì che la Viterbese diventi una realtà importante e di livello anche nel calcio femminile».

Informazioni:
AS Viterbese Castrese
Sede Sociale: Via della Palazzina, 01100 Viterbo
Stadio Principale: Vittiglio Danilo – Via Verrio Flacco, 41, Roma
https://viterbesecastrense.it/
viterbesecastrense@gmail.com

Credit Photo: Pagina Facebook Andrea Firrincieli

Katie Rood: come trasformare il mondo attraverso il calcio

Lo sport ed il calcio femminile nello specifico è spesso usato per portare avanti battaglie sociali capaci di muovere masse di persone e sensibilizzare il pubblico a quel determinato problema. Basti pensare a quel leggendario pugno verso il cielo di John Carlos e Tommie Smith sul podio olimpionico del 1968 e, tornando al calcio in rosa, l’esempio massimo della protesta è globalmente ritrovato in Megan Rapinoe, nota antagonista del governo Trump ed una delle prime sportive a sostenere la causa di Colin Kaepernick (il playmaker dei San Francisco 49ers nel settembre del 2016 durante l’inno americano si inginocchiò facendo quel gesto per sensibilizzare la gente sui frequenti casi di violenza nei confronti dei cittadini di colore, stessa cosa fece Megan). E visto che il mezzo sportivo e calcistico ha sempre portato i suoi frutti, Katie Rood, centrocampista del Lewes, sta portando avanti i suoi ideali sostenendoli anche tramite il calcio.

È ben noto a tutti quanto l’australiana tenga  alla sua politica vegana, suo tema principe che porta avanti principalmente da cinque anni a questa parte. Katie fa parte di quella sempre più crescente percentuale di atleti vegani e, a differenza di ciò che dicono in molti, l’introduzione nella sua vita di una cultura vegana ha completamente cambiato il suo modo di giocare migliorando il suo stile di gioco e migliorandosi come persona. La neozelandese racconta come il veganismo abbia dato un’impronta fondamentale alla sua vita calcistica: ”Sono passata da cinque anni di infortuni continui a cinque anni con quasi nulla. Ora posso riprendermi dallo sforzo fisico più velocemente. Così ho iniziato ad allenarmi in palestra molto duramente e sono diventata molto più forte, il che mi ha reso più veloce, il che mi ha fatto prendere decisioni migliori in campo perché ero più in forma. Mi ha aiutata in tutto”. Dalle sue dichiarazioni ai microfoni del “The Guardian” si evince il fatto che, nonostante lo scetticismo generale nei confronti del veganismo, questa cultura può concretamente aiutare la vita di un’atleta rafforzando se stesso e le sue capacità; e Katie ne è l’esempio lampante.

Un’altra grande battaglia sostenuta dall’ex juventina è quella dei cambiamenti climatici. Katie è particolarmente legata a questo tema e più di una volta ha veicolato il suo ideale tramite i suoi social cercando di indirizzare i suoi seguaci verso una vita più rispettosa nei confronti della Terra, come lei fa da anni. È scesa anche personalmente in campo al fianco di Extinction Rebellion, il movimento ambientalista nato negli ultimi anni in Inghilterra che sta attirando persone da tutto il mondo. Katie ha anche proposto un’idea irrealizzabile quanto funzionale per il fine ambientalista: la calciatrice neozelandese ha più di una volta espresso il suo “senso di colpa” per tutti gli spostamenti che compie in aereo sia con il club che con la nazionale. Per sopperire a questa problematica, la proposta è quella di piantare degli alberi a spese dei club per compensare le emissioni di Co2 causate dai loro spostamenti in volo.

Questo periodo di reclusione ha anche fatto ragionare la Rood che ha avuto tutto il tempo per rivedere il rapporto tra la società e la natura: “Penso che sarà abbastanza profondo il fatto che molte persone si connettono con la natura per la prima volta, o per la prima volta dopo un po’, e in un modo in cui non hanno mai fatto prima. Dev’essere un cambiamento piuttosto pesante per molte persone. Non credo che tu possa negare cose del genere. Questo sta accadendo in tutto il mondo, dove stiamo assistendo alla dispersione dell’inquinamento atmosferico. Non sono del tutto sicuro di come si manifesterà, ma spero che colleghi persone, organizzazioni e le nostre azioni quotidiane all’ambiente. Dev’essere un cambiamento piuttosto pesante per molte persone. Questo sta accadendo in tutto il mondo, dove stiamo assistendo alla dispersione dell’inquinamento atmosferico. Non sono del tutto sicura di come si manifesterà, ma spero che colleghi persone, organizzazioni e le nostre azioni quotidiane all’ambiente”.

Credit Photo: Karen Ballers Wallpapers

Fabio Melillo, AS Roma: “C’è grande rammarico per non aver potuto concludere la stagione”

Quasi un mese dall’ufficialità della sospensione definitiva del campionato Primavera Femminile, abbiamo parlato con Fabio Melillo, tecnico della Roma che stava dominando il proprio girone.
“C’è grande rammarico per non aver potuto concludere una stagione che stavamo portando avanti con grandi risultati proseguendo nell’ottimo lavoro della scorsa stagione che ci aveva viste protagoniste fino in fondo, con la finale Scudetto persa solo ai rigori contro l’Inter”.

“In campionato abbiamo vinto con merito tutte e 17 le partite disputate e avevamo 13 punti di vantaggio sulla Fiorentina, anche se loro avevano una partita in meno. Eravamo ansiose di arrivare a una rivincita della finale dello scorso anno. Mancavano le tre partite del girone, i quarti e la Final Four. Potevamo arrivare fino in fondo vista la qualità delle nostre ragazze. Questo stop però non pregiudica il percorso di crescita delle ragazze e di quanto di buono hanno dimostrato in questa stagione”.

Ci sono delle vittorie che ricorderai con più piacere?
“Sicuramente il derby di andata. Si trattava della prima sfida tra Roma e Lazio a livello femminile visto che la loro prima squadra è in Serie B. L’abbiamo interpretato in maniera completa, con tanta qualità. Abbiamo vinto 4-0 ed è la soddisfazione più bella di questo campionato, seguita dalla vittoria per 3-2 in casa della Fiorentina seconda in classifica”.

Nel derby è arrivato il bis al ritorno…
“Sì, dopo il 4-0 in casa, abbiamo vinto anche in trasferta per 3-0. Sono stati giocati a distanza ravvicinata visto che il primo era stato rinviato per motivi di calendario”.

Oltre al campionato, anche nel torneo di Viareggio sono arrivate delle soddisfazioni.
“Sì, anche quella è stata una bella avventura. Abbiamo condiviso una decina di giorni tutti insieme, una situazione alla quale le ragazze non erano abituate. È stato come un piccolo mondiale, ritiro, hotel, allenamenti e partite ogni due giorni. È stato un momento di unione importante e formativo. Sono grato alla Società che ha fatto questo ulteriore sforzo per garantirci una vetrina importante. Credo che le qualità e il senso di appartenenza dimostrati dalla squadra abbiano ripagato questo sforzo.

Purtroppo abbiamo perso la finale contro la Juventus per 3-2 con una certa sfortuna. Abbiamo giocato un primo tempo equilibrato creando diverse occasioni ma siamo tornati negli spogliatoi sul 3-0 per loro con due calci di punizione e un contropiede. Era difficile da credersi visto che ci sentivamo ancora in partita. Le ragazze hanno avuto una grande reazione dominando la ripresa creando anche l’occasione del pareggio in dieci. Una prova importante contro un’altra grande squadra”.

In generale qual è il giudizio sul percorso della squadra?
“In campionato in due anni abbiamo giocato 35 partite raccogliendo 32 vittorie e 3 pareggi. È stata una squadra costruita bene sin dall’inizio”.

Si sente la differenza da quando c’è stato l’ingresso delle società professionistiche?
“Sì, c’è la differenza che c’è tra il giorno e la notte. Ci sono strutture che fino a 4 o 5 anni fa erano impensabili. Vedo anche per le under 17, under 15 o le bambine delle metodologie nuove di lavoro e la differenza si vede anche nelle gestualità delle ragazze. Abbiamo a disposizione campi, strutture, personale per la fisioterapia. Le bambine prima crescevano nelle scuole calcio maschili ma poi si perdevano.

A livello di Primavera abbiamo potuto aumentare il carico di lavoro e migliorare la gestione degli allenamenti. Le società dilettantistiche spesso faticavano anche a trovare campi disponibili, ci si allenava in orari scomodi o addirittura su metà campo. C’è stato un salto notevole nella crescita dell’atleta donna”.

Il vostro lavoro prosegue nonostante sia finita in anticipo la stagione?
“La notizia per noi è arrivata presto ma nonostante questo sono sorpreso di vedere come le ragazze seguono il programma settimanale di allenamenti, con 5 giorni di lavoro e 2 di riposo. Fortunatamente ora possono correre all’aperto. Abbiamo cercato di far capire loro che anche a stagione conclusa abbiamo bisogno di dati certi sull’evoluzione del loro fisico. La costruzione del fisico femminile va curata in maniera mirata e la loro risposta è stata in linea alle loro prestazioni sul campo. Non le abbiamo mai lasciate da sole e loro non vedono l’ora di collegarsi con noi. Sono un grande gruppo”.

Qual è l’età media delle ragazze della Primavera?
“Copriamo una fascia molto ampia. Quest’anno le fuoriquota consentite erano le 2000 ma noi non ne avevamo per scelta societaria. Abbiamo ragazze dal 2001 al 2004 più una del 2005 particolarmente predisposta dal punto di vista fisico”.

Quanto è grande il passo per salire dalla Primavera alla Prima Squadra?
“Nel calcio femminile è più semplice accorciare i tempi perché il passaggio è più fluido, e anche in questa stagione alcune delle nostre ragazze si sono allenate stabilmente con la Prima Squadra. Al termine di questi due anni di lavoro faremo le analisi necessarie per strutturare al meglio questa fase di passaggio, cercando di dare alle ragazze anche il giusto senso di appartenenza e amore per la maglia che indossano. Abbiamo quattro o cinque talenti che arriveranno in Serie A e l’obiettivo è quello di continuare a formarne con regolarità”.

Quanto ti manca il campo?
“È stato un periodo duro, iniziato all’improvviso in un giorno in cui eravamo in partenza per Bari per una trasferta. Ho letto quello che succede in queste situazioni a chi è abituato a lavorare all’aperto, a condividere passioni ed emozioni: io sono un animale da campo e posso confermare che questa chiusura è stata veramente dura, ho sofferto tutto quello che si poteva soffrire. Nel primo mese facevo fatica a fare tutto. Più avanti, iniziando a programmare la prossima stagione, è tornato un po’ di sprint lavorativo ma non vedo l’ora di tornare ad avere contatto con la squadra, con la formazione delle ragazze e con i concetti da trasmettere in campo”.

Credit Photo: Fabio Cittadini

Linda Sembrant: «Sono tornata in Italia, 14 giorni e poi posso tornare a Vinovo»

Linda Sembrant, difensore della Juventus Women, ha annunciato attraverso il proprio profilo Instagram di essere rientrata in Italia: ora la svedese dovrà osservare 14 giorni di quarantena prima di potersi allenare.

SITUAZIONE – «Rientro in Italia dopo aver trascorso 63 giorni in Svezia. Sembra così tanto tempo e allo stesso tempo è come se non me ne fossi mai andata. I prossimi 14 giorni saranno di quarantena e dopo potrò finalmente andare a Vinovo! In attesa di andare di nuovo in campo con le mie compagne di squadra».

lindasembrant «Back in Italy after spending 63 days in Sweden. It feels like such a long time ago and at the same time like i never left. The coming 14 days will be in quarantine and after that I can finally go to Vinovo! Looking forward to step out on the pitch with my teammates again!». 🤍🖤 #juventus #liveahead #juventuswomen
Credit Photo:Pagina Instagram Linda Sembrant

Marta Unzué, lascia il Barcellona femminile e si lega all’Athletic Bilbao fino al 2022

Marta Unzué, 31 anni, 360 presenze nella Liga ed ex capitano del FC Barcelona Femení, ha firmato con l’Athletic Bilbao. Marta era in prestito nelle ultime due stagioni con la squadra basca ed ha firmato un contratto fino al 2022.
La ragazza di Pamplona aveva esordito con le blaugrana nel 2006 vincendo 4 campionati e 5 Coppe della Regina tra il 2011 e il 2018, facendo parte della storia del club catalano. É notizia recente che, dopo due anni di prestito, ha deciso di firmare con l’Athletic Club a cui si legherà per altre due stagioni. Marta, 170 cm, ha fatto parte della Nazionale Basca di calcio nel 2014, organizzata dalla Euskadiko Futbol Federakundea (la Federazione di calcio Basca) che però non gioca una partita ufficiale dal 2017 secondo fonti della stessa EFF.

Unzué ha un futuro tutto da scrivere e vorrà prendere sotto braccio le compagne della difesa per migliorare ulteriormente la classifica di quest’anno che vedeva le basche al quinto posto con 35 punti in 21 partite a due sole lunghezze dal Deportivo La Coruña, rivelazione di questo campionato, che occupava la quarta posizione.
Le tifose basche adorano Marta Unzué e non vedono l’ora che ci sia un altro derby con la Real Sociedad che negli ultimi anni è sempre favorevole alle leonesse di Bilbao.

Deborah Salvatori Rinaldi, AC Milan: “Ho scelto il numero 22 in onore di Kakà”

Deborah Salvatori Rinaldi, attaccante del AC Milan, è stata intervistata nel corso di una diretta Instagram per la pagina ‘natoecresciutoinabruzzo’:

Sulla maglia 22
«Ho un numero preferito che è l’11 di Nedved. Poi a Firenze mi è stato tolto e sono passata al nove perché è quello della prima punta. Al Milan ho pensato al doppio di 11 e ad una personalità come Kakà. Se torna disponibile l’11 non so…».

Credit Photo: Fabrizio Brioschi

Bianca Raicu, Torino Women: “Tra Italia e Romania, tra Valpo, Toro e Lecce: la mia storia”

Quasi ventunenne, Bianca Raicu, italo-rumena atleta nel ruolo di  portiere nel Torino Women, ha raccontato la sua storia in esclusiva a IlCalcioFemminile, tra l’esperienza in Serie A col Valpo e quella in prestito, di quest’anno, in C, al Lecce. Tra la Romania, dove ha le sue origini, e l’Italia, dove ha trovato manforte.

Per cominciare, potresti raccontarci l’inizio della tua stoia?
Sono nata in Romania circa 21 anni fa, ma vivo in Italia da quando ne avevo 6-7. Studio all’università e nel frattempo gioco a calcio, come portiere. La passione per il calcio è nata per gioco… da piccola ho fatto tutt’altro, principalmente sport individuali, come il karate, ma mai calcio. Ho iniziato con i maschietti e con mio fratello e ho giocato con loro fino ai 14 anni, quando sono passata al femminile.

Nella tua crescita a chi ti sei ispirata?
Mi piacevano tantissimo Kahn e Neuer, due portieri fenomenali che hanno lasciato il segno nella storia del calcio tedesco e internazionale. Quando ho iniziato a seguire il calcio femminile, il riferimento è sempre stata Hope Solo.

Entrando nel vivo della tua carriera, dopo due anni al Torino, per la stagione 18-19 hai scelto il ChievoValpo: perché?
Per me è sempre stato un sogno poter giocare in Serie A; sono una persona che punta sempre al massimo e non si accontenta mai. Vedere le ragazze di Serie A mi faceva pensare ‘ci arriverò anche io’. Ho scelto il Valpo dopo aver giocato da giovanissima in Serie B con il Torino, sempre titolare, intraprendendo un importante percorso di crescita, spinta dalla forza dei sogni.

Cosa ricordi della Serie A?
Ricordo tanti bei momenti, che significano tante emozioni. Senza dubbio per primo ricordo l’esordio contro il Milan: non era la prima volta che affrontavo un top club, avendo sfidato in Coppa Italia la Juve, quando giocavo al Toro, ma è un momento che mi resterà per sempre in mente. E, sempre contro il Milan, ha avuto fine la mia esperienza al Valpo, con la salvezza centrata all’ultima giornata a Milano. E’ stato talmente emozionante che ho pianto, e sono una che piange molto raramente. Abbiamo raggiunto l’obiettivo attraverso un grande gruppo. Per noi è stata una conquista: chi l’avrebbe mai detto che saremmo riuscite a battere il Milan!

Quest’anno hai giocato in prestito al Lecce, com’è andata?
A dire la verità, molti mi chiedono il perché di questa scelta, ma l’ho fatto per combiare ambiente e provare un’esperienza di vita. Per confrontarmi con una nuova cultura. Potevo scegliere la Serie B, ma volevo mettermi in gioco in una nuova realtà. Su certi aspetti Torino e Lecce sono realtà molto diverse. Lecce, quest’anno unito al maschile, aveva diversi vantaggi rispetto a molti altri club, come un centro sportivo di proprietà, un campo casalingo…. Ora la mentalità si sta modificando, anche grazie al Mondiale, ma ancora molti club devono migliorare in strutture e garanzie.

Quest’anno hai avuto a che fare con un infortunio…
Sì, a febbraio ho avuto ho una lesione parziale del crociato; questo mio infortunio è dovuto alle pessime condizioni del campo in cui stavo giocando. In anni di gioco, era la prima volta in un campo del genere! E questo dimostra quanta disparità ci sia tra una realtà e l’altra. Ora sono quasi guarita, faccio tutti i giorni fisioterapia. Appena si potrà sarò in campo, virus permettendo.

Presto tornerai al Torino: quali sono le tue aspettative per la nuova esperienza?
Ho sempre seguito il Toro, anche quest’anno. Hanno fatto un buon campionato, ma ancora non so dire molto sul mio futuro. Se dovessi restare al Torino, spero che il club maschile di Cairo possa investire nel femminile e prendere la squadra. Poi spero, ovviamente, che il Toro ritorni in A. Un mio grande sogno sarebbe giocare il derby Juventus-Torino femminile allo Stadium; chissà, un giorno, magari…

Che ne pensi del progetto granata?
Il presidente Salerno è una persona che tiene tantissimo alle sue ragazze. Questa stagione ha investito tantissimo in calciatrici molto giovani e ha fatto molti acquisti importanti, sia dall’Italia che dall’estero. E’ un progetto che va portato avanti: bisogna crederci.

Parlando di te, se aprissimo il cassetto dei tuoi sogni, cosa vedremmo?
Calcisticamente parlando, il mio sogno più grande è vincere il Guanto d’Oro. So che è molto molto difficile, ma nulla è impossibile; cerco sempre di raggiungere i miei obiettivi: piuttosto sbatto la testa contro il muro ripetutamente, ma se mi pongo un target devo raggiungerlo. Poi, come qualsiasi bambina sogno la Nazionale e giocare un Mondiale. Con quale nazionale? Personalmente mi sento italiana, ma ho già provato con le Under della Romania e sogno la nazionale rumena, per rendere orgogliosa mia madre e i miei parenti.

Come sei fuori dal campo?
Cariatterialmente sono determinatissima: e mi pongo un obiettivo non smetto di perseverare finche non lo raggiungo! Sono molto fiera di me, ma con il tempo sto imparando ad essere meno ‘orgogliosa’. Sono anche un po’ permalosa: sono ‘tutto io’, ma con l’esperienza sto cercando di sistemare questo mio lato egocentrico. Per il resto, sono una persona sempre disponibile: consiglio, per quanto posso, ascolto tanto, ho un cuore d’oro. Sono una perfezionista.

Per chiudere, come ti trovi con il tuo agente Angelo Sperandeo?
E’ una persona d’oro, veramente di cuore. A primo impatto l’ho trovato buono, mi ha aiutata, mi ha seguita e sostenuta, soprattutto nel periodo di infortunio. Mi ha fatto sentire subito a mio agio. E’ un agente che fa il bene delle ragazze e non del suo portafoglio: sono molto fortunata!

Credit Photo: Facebook Bianca Raicu

Martina Rosucci: “Ho deciso di donare questa mia maglia per aiutare in prima persona nella lotta contro il Coronavirus”.

Le ragazze della Juventus Women  si sono mostrate da subito in prima linea per aiutare nella lotta al Covid-19. Martina Rosucci, sul suo profilo Instagram, ha postato un video che annuncia un’iniziativa benefica. La centrocampista della Juventus Women infatti ha messo la sua numero otto della Nazionale a disposizione della lotta al Coronavirus con la Fondazione Specchio dei Tempi di Torino.

martinarosucci“Ho deciso di donare questa mia maglia per aiutare in prima persona nella lotta contro il #Coronavirus. Donando €5 o di più, può essere tua e insieme aiuteremo la Fondazione La Stampa – Specchio dei Tempi, di Torino”. @specchiodeitempi
#TheBiggestGame@shirtum.app
Credit Photo:Pagina Instagram Martina Rosucci

AIC: chi siamo e cosa stiamo facendo insieme ai calciatori

Cari Associati, alla luce delle recenti notizie, vogliamo portarvi a conoscenza di alcuni elementi sull’operato dell’Associazione. Come ripetutamente approfondito in Assemblee e Direttivi, AIC Service non è la “cassaforte” dell’AIC. È la società che commercializza i diritti d’immagine collettiva dei calciatori.
Il bilancio AIC e AIC Service va letto, quindi, congiuntamente. È come considerare “due tasche” dello stesso pantalone: tutti i soldi che si trovano nelle “due tasche” sono nella disponibilità dello stesso soggetto. Così l’intero patrimonio è sempre stato nella piena disponibilità del Consiglio Direttivo.
La lettura dei bilanci, fatta estrapolando singole voci, risulta fuorviante. Per avere una rappresentazione chiara, bisogna considerare i bilanci di entrambi i soggetti congiuntamente. In questo caso si noterà che il Patrimonio Netto consolidato è incrementato di più dell’80% del suo valore, negli ultimi dieci anni.
Chi ha partecipato alla vita associativa di questi anni è già a conoscenza di quanto scriviamo. Ci pare utile e necessario, tuttavia, ribadirlo di fronte a critiche strumentali che pongono in discussione la gestione di AIC del suo Direttivo, di AIC Service e dei suoi Amministratori. Questa solidità patrimoniale è una garanzia. Un’eredità per il Direttivo e i dirigenti che verranno, che servirà a sostenere servizi e tutele per il futuro degli associati.
In questi anni, oltre ad aver incrementato il patrimonio associativo, abbiamo assicurato interventi verso le fasce più “deboli” della categoria. Abbiamo destinato più di 6.000.000 di € al Fondo di Solidarietà per i calciatori. Il Consiglio Direttivo ha approvato lo stanziamento di una cifra non inferiore ad 1.000.000 di € per Fondo solidaristico (costituito assieme a Federazione, AIAC, Lega B e Lega PRO) per garantire le fasce più “deboli” dai mancati introiti derivanti dal blocco dei campionati per il COVID-19.

Il contratto Panini è co-gestito con la Lega Serie A, perché ai diritti d’immagine collettiva dei calciatori (di esclusiva titolarità dell’Associazione) si aggiungono quelli relativi alle maglie dei club (di titolarità della Lega). In ogni caso, la co-gestione ha garantito entrate commerciali maggiori del passato e ci ha permesso di sviluppare nuove opportunità di valorizzazione dei diritti collettivi degli associati.
In questa analisi sintetica, è superfluo elencare i servizi che sono stati erogati a tantissimi associati. L’ufficio legale. La formazione. L’avviamento al lavoro. I sistemi di match analysis professionali. Le scuole calcio per ex-calciatori. Le iniziative a sostegno dei calciatori dilettanti e del calcio femminile. Il servizio pensionistico o per gli infortuni sul lavoro. Il ritiro per calciatori disoccupati. L’assistenza nelle pratiche per il ritiro del Fine Carriera …
Tutti servizi che il Consiglio Direttivo ha deciso di erogare coprendo integralmente le spese; rendendoli completamente gratuiti per gli associati.

AIC ONLUS, infine, rappresenta la ONLUS di tutti i calciatori. Opera a sostegno di calciatori in difficoltà e di progetti di charity proposti da associati. L’analisi proposta è palesemente errata, in quanto essa ha sempre investito quanto nella sua disponibilità, senza alcun disavanzo di gestione a livello complessivo.
Come sempre fatto in questi anni, garantiremo adeguata pubblicità ai bilanci in sede assembleare e resteremo disponibili a rispondere alle legittime richieste di tutti gli associati. Nelle prossime settimane procederemo all’approvazione dei progetti di bilancio 2019, da sottoporre poi all’Assemblea generale.
                                                                                                                               Associazione Italiana Calciatori

“Truly Understand The Female Athlete”: il progetto nutrizionale di James Morton

James Morton è professore di metabolismo degli esercizi e nutrizione presso la John Moores University di Liverpool (LJMU) e responsabile dell’alimentazione per il Team Sky. Gli interessi di ricerca specifici di James si concentrano sulle risposte molecolari e cellulari del muscolo scheletrico umano all’esercizio acuto e cronico e sull’impatto della dieta e della nutrizione sulla modulazione di queste risposte.
Ad oggi, è autore di oltre 120 pubblicazioni di ricerca nei settori della nutrizione sportiva, della fisiologia e del metabolismo, nonché di numerosi libri su questi argomenti. Oltre alla ricerca, James lavora anche nello sport professionale d’élite in ruoli sia di fisiologia dello sport che di supporto nutrizionale.
Dal 2010-2015 è stato nutrizionista per le prestazioni del Liverpool FC ed è anche specializzato nel fornire supporto nutrizionale e condizionante a una serie di pugili professionisti, atleti MMA e fantini. Da dicembre 2014, James ha anche ricoperto il ruolo di Head of Nutrition per il Team Sky, guidando la strategia nutrizionale per le vittorie del Tour de France 2015, 2016, 2017 e 2018. Dirige anche progetti di ricerca in materia di nutrizione per l’Istituto inglese di sport (EIS) ed è direttore del World Class Knowledge for Science in Sport (SiS).

Da poco ha iniziato a collaborare con la nazionale Inglese femminile con un progetto chiamato “Truly Understand The Female Athlete”. Il manager dell’Inghilterra, Phil Neville, e il manager delle prestazioni fisiche, Dawn Scott, hanno parlato dell’importanza dei margini sottili che influenzano le prestazioni di una giocatrice.

“La nutrizione potrebbe essere la differenza tra vincere e perdere”, ha detto Morton. “Al giorno d’oggi ci sono linee così sottili nello sport, ma la quantità di lavoro che si deve fare  per attraversare quella linea è piuttosto grande. Quindi anche qualcosa di semplice come assicurarsi che le giocatrici si stiano alimentando correttamente potrebbe essere la differenza negli ultimi 15 minuti di una partita. “

Il nutrizionista leader delle prestazioni per la Federcalcio, Chris Rosimus, ritiene che la partnership contribuirà a profilare meglio le esigenze nutrizionali delle prestazioni delle nostre giocatrici e porterà ad un aumento delle prestazioni.

“Collettivamente potremmo decidere che per migliorare le prestazioni di questo specifico atleta dobbiamo capire un po ‘meglio la loro fisiologia, quindi faremo delle ricerche individualizzate, che poi si manifesterebbero in un piano individualizzato”, ha detto Morton.

Credit Photo: James Morton Twitter

 
 

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