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“Se c’è volontà si può fare”: la protesta del Leboski, sedute a terra sul quadrante di gioco!

“Se c’è volontà si può fare”, è questo lo striscione che è apparso in campo in mano alle calciatrici del Lebowski femminile, le ragazze grigio-nere: che prima di iniziare la gara si sono sedute a terra per protesta!.

Il messaggio che è stato lanciato e che deve e può arrivare decisamente più in là, del semplice rettangolo di gioco, è chiaro a tutti e deve giungere fino ai vertici del calcio femminile italiano.

La gara era valevole per lo spareggio per accedere alla Serie C : match fra Blues Pietrasanta e Lebowski, appunto, giocato a Santa Maria a Monte. Peccato che le ragazze del Lebowski, quella categoria, l’aveva già conquistata (e preservata) sul campo, l’anno scorso. Eppure ecco le grigio-nere giocare in Eccellenza, ritrovandosi a dover riprendersi nuovamente quella divisione che rappresenta anche l’accesso a un campionato di dimensione Nazionale.

Il nostro racconto, unito alla presa di posizione delle calciatrici comincia da qui: parlando direttamente con le ragazze della squadra, che hanno scelto una voce corale per spiegarsi: Per problemi economici a livello societario, non ci siamo iscritte nuovamente alla Serie C come l’anno scorso. Siamo comunque riuscite a iscriverci in Eccellenza. E durante lo spareggio di domenica contro il Pietrasanta si decretava la vincitrice del campionato, nell’ultimo atto di una stagione per noi assai intensa”.

E prosegue il loro sfogo: “Perché il Lebowski, la scorsa estate, anche se non ci ha iscritto alla Serie C ci ha creato intorno un gruppo di persone, di collaboratori della squadra femminile, che ci ha sempre seguito e si è messo in prima linea per la ricerca di nuovi sponsor. Fondi che potessero insomma colmare i problemi societari per poterci garantire un futuro migliore e con meno affanno, magari in Serie C: del resto un campionato di livello nazionale è impegnativo come pochissimi, una trasferta può costare tranquillamente tremila euro. Costi non paragonabili all’Eccellenza, la categoria immediatamente inferiore, perché in quel caso non si esce dalla Toscana”.

Forse si sarebbe rischiato di fare il così detto “passo più lungo della gamba”, insomma, in caso di nuova iscrizione alla Serie C.

“Decisamente, come accaduto in diversi precedenti. E il Lebowski si autofinanzia: è vero che ci sono moltissimi soci e tifosi, ma i fondi non sono sufficienti per il calcio femminile che non ha molto seguito. Da qua la nostra protesta indirizzata da una parte al Lebowski stesso sia dal punto di vista finanziario (in cui in fase di assemblea sono state escluse, probabilmente in modo un po’ superficiale, alcune proposte di finanziamento concreto) , sia per quanto riguarda l’aspetto di parità di genere con i nostri colleghi uomini..e non si sta parlando di rimborsi ma di parità di trattamento nelle attività sportive quotidiane e di utilizzo degli spazi e delle attrezzature necessarie”.

Ma in cosa consiste, la vostra protesta?

Ci siamo sedute in campo. Durante l’intero primo minuto della gara contro il Pietrasanta abbiamo calciato via il pallone e abbiamo deciso di sederci in campo, riserve comprese. Le ragazze avversarie hanno rimesso in gioco il pallone: potevano tranquillamente andare a far gol, del resto la partita pesava moltissimo. E invece hanno preferito palleggiare senza attaccare. Hanno rispettato la nostra protesta e anzi sono diventate nostre amiche, capendo il motivo della nostra iniziativa. Un segnale di una potenza enorme. Poi abbiamo giocato, e hanno vinto loro con pieno merito”.

Abbiamo chiesto a loro qual è il significato ha avuto il sedersi in campo, e a quali altre persone volete lanciare il vostro messaggio?

“Sedersi in campo significa pensare al futuro del nostro calcio prima di tutto, mettendo in secondo piano quella partita. Se anche avessimo vinto, tanto, non saremmo comunque salite in Serie C visto che non ce la potevamo permettere. A fine partita abbiamo esposto uno striscione verso la tribuna: “Se c’è la volontà si può fare”. Si può fare una riforma per evitare bagni di sangue alle società e abbandoni da parte delle ragazze calciatrici. Noi ci rivolgiamo ai vertici del nostro calcio: è il momento di una divisione interregionale che si ponga fra Serie C ed Eccellenza. Una categoria che sia in grado di colmare il gap di qualità tecnica e atletica fra le due divisioni, e che soprattutto si ponga a metà strada come costi. Che sia sostenibile per tutti e permetta di ampliare i bacini di utenza e il ricambio delle calciatrici”.

Rimarrete al Lebowski in blocco l’anno prossimo anche senza Serie C?

“No, alcune se ne andranno. Qualcuna, se ci sarà la possibilità, rimarrà in grigio-nero, magari provando a dare una mano in società. Dobbiamo batterci in prima linea per aiutare il settore femminile a crescere”.

Questa situazione, come detto, è una situazione che ha tutto il Movimento femminile italiano, non solo la povera società del Lebowski in quanto i costi indicati, troppo esosi, limitano la sana pratica di questo Sport al femminile. Noi ci limitiamo a farlo presente attraverso il nostro piccolo, nella speranza che il messaggio “urlato ad alta voce dalle ragazze” giunga alle orecchie di chi “vuol sentire” e mettere mano ad una riforma che possa dare spazio e lustro a questo movimento in forte crescita.

Jonatan Giráldez, Barcellona: “Viviamo per vincere a Barcellona. Questo è ciò che dobbiamo fare”

Manca sempre meno alla finale di UEFA Women’s Champions League. Barcellona e Lione sono scese in campo ieri al San Mames, dopo le rispettive conferenze stampa. L’allenatore delle blaugrana Jonatan Giráldez, alla guida del Barca dal 2021, ha espresso pensieri di fiducia e ha affermato:

“Non vediamo l’ora che arrivi la finale. Abbiamo fatto una stagione fantastica, giocando un ottimo calcio e le ultime settimane ci hanno visto in grande forma, con quasi tutte a disposizione. Abbiamo già vinto tre trofei, quindi avere la possibilità di aggiungere un’altra Champions League in questo fantastico stadio significa che possiamo dimostrare di essere la migliore squadra d’Europa”.

“Viviamo per vincere a Barcellona. Questo è ciò che dobbiamo fare. Abbiamo fatto tutto il possibile, detto tra noi, per prepararci bene a vincere questa finale”.

Alessandro Spugna, dopo la vittoria della Coppa: “Non la nostra migliore prestazione, ma ciò che conta è la vittoria!”

La Roma vince la sua seconda “Coppa Italia” femminile, contro la Fiorentina ai rigori, dopo un match faticoso e ricco di reti. Una serata difficile da dimenticare sia per le giocatrici che per tutto il suo staff.

“Non la nostra migliore partita della stagione, ammette mister Spugna nella conferenza stampa del dopo gara, ci siamo complicate un po’ la vita ma il grande merito è stato quello di recuperala poiché era una gara ormai persa. Invece il cuore, la voglia e la determinazione hanno fatto sì che le ragazze la recuperassero. Un risultato veramente difficile poi come accade spesso nei supplementari hai delle occasioni, poi se non concretizzi va cosi, bene così poiché le finali conta poco giocarle bene: conta portare a casa il risultato”.

Una Roma che domina e soffre, e che ha sempre un margine di miglioramento, prosegue il tecnico: “il fatto che noi dobbiamo migliorarci, è per noi una costante, non dobbiamo pensare di essere arrivate al massimo livello poiché abbiamo vinto due campionati ed adesso la Coppa Italia. Dobbiamo continuare ad alzare l’asticella, la partita di oggi dimostra che le altre squadre non stanno a guardare e stanno crescendo anche loro. Oggi la Fiorentina ha fatto un match importante, e faccio i complimenti a tutta la squadra, e noi dobbiamo solo migliorarci”.

Forse la stanchezza di fine stagione ha caratterizzato il doppio svantaggio sul 3 a 1, e Spugna ammette che : l’approccio non è stato dei migliori, un po’ di stanchezza fisica e mentale influisce quando giochi così tante gare ed arrivi a fine stagione paghi anche questo, però sono state brave a riprendere una gara che si era fatta d’avvero complicata, anche questo è un merito perché quando sei sotto vedo sempre poche squadre che recuperano facilmente!”.

Allo Stadio Dino Maruzzi le 5000 persone presenti hanno visto una grande finale, ed il pubblico giallo rosso non ha mai cessato con cori ed inni alle proprie beniamine, il mister ha sottolineato l’importanza di questo fattore: “l’ho sempre detto, il nostro pubblico è molto importante, ci ha spinto poiché in campo lo senti e ti da quello stimolo in più che ti trascina e ti dà la giusta carica. Questa vittoria è per loro che ci seguono in tutto e per tutto”.

“Alle ragazze, alla fine del tempo regolamentare, ho detto che dovevamo giocare con un po’ più di tranquillità anche se non era facile perché manca la lucidità e la stanchezza aumenta, però ho detto di bloccare i ritmi (paradossalmente) e con la qualità che abbiamo potevamo fare delle giocate più precise ed avere migliori occasioni”.

Dopo due Finali di Coppa Italia perse, è finalmente arrivata questa vittoria, ed Alessandro Spugna non nasconde che fino al termine ha pensato che anche in questa serata non era la volta giusta: “Personalmente è stata una liberazione stavo pensando che ero io a portare male, adesso sono contento come le mie ragazze, questo Trofeo mancava da qualche anno e pertanto sono felice di aver contribuito a vincerlo”.

Doppietta Roma: dopo lo scudetto, le giallorosse alzano il trofeo. Fiorentina ko ai rigori dopo una finale bellissima. Gravina: “Una partita spettacolare”

Credit Photo: FIGC - Federazione Italiana Giuoco Calcio

Dopo lo scudetto, la Coppa Italia Femminile Frecciarossa. È una Roma insaziabile, quella che ha alzato il trofeo per la seconda volta nella sua storia, a distanza di tre anni dalla prima: quella di Cesena è stata una finale meravigliosa, per merito delle giallorosse ma anche della Fiorentina, che in vantaggio 3-1 ha dovuto fare i conti con il grande cuore della squadra di Spugna, che tra i pali ha una formidabile pararigori come Camelia Ceasar, decisiva al ‘Dino Manuzzi’ come era già accaduto in passato. La trasformazione di Troelsgaard (7-6) ha fatto esplodere la festa della Roma e dei tifosi arrivati dalla Capitale (5.000 gli spettatori a Cesena): quelli della Fiorentina, però, possono andare fieri delle loro ragazze.

“È stata una festa di sport, in campo e sugli spalti – le parole del presidente della FIGC, Gabriele Gravina –. Abbiamo assistito a una partita spettacolare, impreziosita dalle tante iniziative organizzate dalla Divisione: sostenibilità, musica, arte e solidarietà sono state altrettanto protagoniste. Complimenti alla Roma per questa splendida vittoria, arrivata dopo il trionfo Scudetto, e alla Fiorentina che ha concluso una stagione comunque esaltante culminata con il ritorno in UEFA Women’s Champions League”. Gravina ha seguito il match accanto al Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, che non ha voluto mancare all’appuntamento conclusivo della stagione del calcio femminile italiano.

“Complimenti alla Roma per la vittoria, ma complimenti anche alla Fiorentina per il bellissimo spettacolo offerto – il commento della presidente della Divisione Serie A Femminile Professionistica, Federica Cappelletti -. Abbiamo assistito a una finale equilibrata, con un livello tecnico molto alto e apprezzato dai tanti tecnici in tribuna e da tutti i tifosi che hanno seguito il match allo stadio o da casa. Una serata memorabile, in campo ma anche per un evento che abbiamo voluto costruire oltre i 120 minuti”. Cappelletti ha fatto anche un bilancio della stagione: “Chiudiamo con una notte magnifica un anno in cui abbiamo seminato molto, ma vogliamo cambiare marcia, creando un prodotto calcio femminile che abbia una sua sostenibilità e che si possa proiettare anche a livello internazionale sempre più in alto”.

LA PARTITA. Spugna ha scelto il tridente con Haavi, Giacinti e Viens; Janogy, Boquete e Catena dietro Hammarlund, invece, per la Fiorentina. Dopo l’inno di Mameli eseguito dalla Banda dell’Esercito Italiano, con la voce di Bianca Atzei, le viola sono partite bene, e all’11’ è arrivato il vantaggio: dopo un’indecisione tra Di Guglielmo e Ceasar, il portiere giallorosso ha regalato – dopo un tocco involontario di Janogy – il pallone a Hammarlund, che non ha fallito. Immediata e inevitabile la reazione della Roma, con l’affondo di Haavi e l’assist di Giacinti: destro debole e bloccato da Baldi. L’attaccante della Nazionale ha però trovato il pareggio di testa al 19′, sfruttando il cross ancora di Haavi e l’assist di tacco di Giugliano. Un gol, quello di Giacinti, che ha avuto l’effetto di dare fiducia alla Roma, pericolosa anche con un destro da fuori di Giugliano toccato in angolo da Baldi. E ancora la numero 10 pericolosa al 34′, stavolta dall’interno dell’area: illusione ottica del gol.

Così come era avvenuto nel primo tempo, anche nella ripresa la Fiorentina è partita meglio: dopo 3′, nuovo vantaggio firmato da Janogy, perfettamente servita da Hammarlund dopo una ripartenza da manuale. Al quarto d’ora, primi cambi per Spugna; fuori Greggi e Giacinti, dentro Troelsgaard e Pilgrim. Poi Sonstevold per Di Guglielmo. Ma è stata ancora Janogy (che con una doppietta aveva deciso il ritorno della semifinale in casa della Juventus) a trovare la via della rete al 72′, che sembrava aver chiuso la partita. Spugna ha provato a cambiare ancora: out Kumagai, dentro Glionna. Il gol che ha riaperto la finale è stato però di un difensore, Minami, che ha corretto in rete un calcio di punizione di Giugliano. A pareggiarla, e a portarla ai supplementari, una zampata di Viens, su assist di Giugliano, il terzo della partita della numero 10 giallorossa, nominata MVP della serata.

Il primo extratime è iniziato con un intervento miracoloso di Minami su Agard; straordinario, dall’altra parte, il riflesso di Baldi su Pilgrim, con il portiere della Fiorentina (ex di turno) prodigiosa sul colpo di testa ancora di Minami. Nel secondo tempo supplementare, invece, è stata Viens ad avere la palla della vittoria, ma Baldi nell’una contro una ha tenuto in vita la sua squadra, ipnotizzando la canadese.

Dal dischetto, la Fiorentina è stata la prima a sbagliare con Agard (palo), ma la parata di Baldi su Sonstevold aveva rimesso a posto le cose. Le viola, però, non avevano fatto i conti con Ceasar, che ha bloccato il tentativo di Severini, prima del gol di Troelsgaard. Con la capitana Elisa Bartoli che, in meno di una settimana, ha alzato al cielo due trofei.

“Il risultato è bello, è un altro trofeo, quello che volevamo – ha commentato Spugna -. Non è stata la nostra miglior prestazione, sono sincero e devo fare i complimenti alla Fiorentina perché ha fatto una partita importante. La nostra bravura è stata quella di recuperare una finale che ormai sembrava persa sul 3-1, non era così facile. Ai supplementari abbiamo avuto occasioni nitide, ma poi ha influito anche la stanchezza. Oggi siamo state brave nel calciare i rigori, Camelia è stata brava nel pararli: bene così. Devo fare i complimenti alle ragazze per tutta la stagione, è stata di livello assolutamente alto. E’ normale arrivare all’ultimo impegno con un po’ di stanchezza, non solo fisica ma anche mentale. Personalmente questo trofeo mi mancava, quindi sono molto contento anche di questo”.

“Fa molto male, è una delusione, queste ragazze non meritavano di perdere ai rigori perché avevamo fatto un’ottima partita ed eravamo avanti di due gol – l’analisi di De La Fuente -. Non ho niente da dire alle ragazze, solo complimenti: presentarci oggi così, nessuno ci dava favoriti e abbiamo dominato la partita per 90 minuti… Sono deluso dal risultato ma non da queste ragazze, che per l’ennesima volta hanno dimostrato di essere all’altezza di queste palcoscenici. Cosa dirò a Emma Severini? Che chi non tira non sbaglia…Lei si è presa la responsabilità di tirare ma è così, questo è il calcio e lo sappiamo. Per quello che abbiamo fatto ci aspettavamo un risultato diverso, ma questo è il calcio e noi siamo qui per continuare a crescere e la Fiorentina oggi ha dimostrato la grande crescita che ha avuto”.

ROMA-FIORENTINA 7-6 d.t.r. (3-3 al 90′, p.t. 1-1)

ROMA (4-3-3): Ceasar; Bartoli (dal 1′ sts Valdezate), Minami, Linari, Di Guglielmo (dal 18′ st Sonstevold); Giugliano, Kumagai (dal 28′ st Glionna), Greggi (dal 15′ st Troelsgaard); Haavi (dal 1′ sts Feiersinger), Giacinti (dal 15′ st Pilgrim), Viens. A disp.: Korpela, Tomaselli, Kramzar. All. Alessandro Spugna

FIORENTINA (4-2-3-1): Baldi; Færge, Georgieva, Agard, Toniolo (dal 35′ st Erzen); Severini, Johannsdottir (dal 16′ sts Cinotti); Janogy (dal 35′ st Longo), Boquete, Catena; Hammarlund (dal 14′ pts Lundin). A disp.: Schroffenegger, Spinelli, Parisi, Mijatovic, Tucceri Cimini. All. Sebastian De La Fuente

Marcatrici: 11′ pt Hammarlund (F), 19′ Giacinti (R), 3′ e 27′ st Janogy (F), 31′ Minami (R), 45′ Viens (R)

Arbitro: Marotta di Sapri
Assistenti: Signorelli (Paola), Lo Calio (Seregno). Quarto ufficiale: Gasperotti (Rovereto)

Note: ammonite Johannsdottir (F), Linari (R), Di Guglielmo (R), Kumagai (R), Troelsgaard (R), Severini (R)

Sequenza rigori: Agard (F) palo, Giugliano (R) gol, Cinotti (F) gol, Linari (R) gol, Boquete (F) gol, Sonstevold (R) parato, Longo (F), Valdezate (R) gol, Severini (F) parato, Troelsgaard (R) gol

Fere attese in campo partenopeo – Domani ultima possibilità di centrare la serie A

Credit Photo: Emanuele Ubaldi - PhotoAgency Calcio Femminile Italiano

Tutto pronto per la seconda fase dello spareggio tra Ternana e Napoli che mette in palio un posto in massima categoria.
Per le Fere è tanta la determinazione, la voglia di rischiare e soprattutto di riscattare quanto evidenziato in circostanza d’andata contro le partenopee, uscite col pallone della gara in mano (complice il 2-1 trovato sul finale); rimane un risultato da amaro in bocca ed immeritato (a detta dei diretti protagonisti del faccia a faccia ormai archiviato), davanti al quale bisognerà indubbiamente rimediare per riuscire a farsi spazio accanto alla Lazio, attuale neopromossa.

Tale conferma di scenario per la formazione umbra significherebbe raggiungere il miglior finale di una stagione ottima, percorsa con intensità, cuore e carattere. Una mentalità costruita che rimane e che ha continuato ad apportare fiducia nelle varie giocate, limitandone i più evitabili errori.

Si ripartirà da quella rete di Labate al 72′, siglata con grande responsabilità in un momento molto difficile per l’insieme e che, nonostante il rush in chiusura, è stato un segnale importante che ha vanificato ancor meno il lavoro compiuto.

L’attesa è tutta per domani 26 maggio alle ore 16: stavolta toccherà alle padrone di casa celesti aprire le porte dello Stadio “Piccolo” di Cercola. Una cosa è certa: comunque andrà sarà uno bellissimo spettacolo!

Barbara Corriero, San Michele: “Di questa stagione mi resterà tanto, grazie a chi ci ha applaudito sempre”

Nel girone C di Serie B di futsal femminile a guadagnarsi l’accesso ai play-off, dopo la regular season, è stata anche la Virtus San Michele che però ha abbandonato i sogni promozione con il passo falso contro la Soccer Altamura. A parlare in casa pugliese della stagione appena conclusa è stata Barbara Corriero, classe ’90, che sulla sfida conclusiva della loro annata ha sottolineato:

“Abbiamo affrontato l’ Altamura con la consapevolezza dei nostri mezzi e l’abbiamo dimostrato lottando fino all’ultimo secondo a prescindere dal risultato. Per noi è stata una gara ricca di emozioni, intensità e difficoltà. L’abbiamo affrontata senza disunirci, quando riesci a fare ciò sai di aver fatto un gran lavoro tutto l’anno”.

Sul campionato delle pugliesi poi la calcettista aggiunge:
“Il nostro campionato è possibile paragonarlo a un percorso prima in salita e poi in discesa. Cambiando staff tecnico, ci siamo ritrovate ad affrontare allenamenti differenti con metodi di gioco e tattiche nuove. Abbiamo avuto bisogno di tempo per fare nostro ogni schema. I risultati son arrivati col tempo, abbiamo avuto pazienza e caparbietà”.

Sulla propria stagione, invece, Barbara ci dice:
“Il mio anno non è iniziato benissimo, in quanto per un pivot fare gol  è quasi una necessità. Ho chiuso le prime sette partite con un solo gol all’attivo. Poi, però, son riuscita a capire il mister cosa volesse, ho iniziato a vivere dei gol che tanto mi rendono viva. Ho iniziato a rendere di più e i gol arrivavano senza che fosse più l’ossessione. Le mie compagne di squadra mi hanno aiutata tanto”.

La classe ’90 a riguardo poi rincara:
“Il nostro girone quest’anno è stato molto equilibrato, quasi tutte le squadre erano da metà classifica nessuna era la classica squadra materasso. Ogni partita non rispettava, praticamente, mai i pronostici”.

Sui ricordi da portare dentro l’ex Noci non ha dubbi:
Ciò che porterò dentro dopo quest’anno calcistico, in primis, sono i nuovi movimenti, il crescere dell’esperienza e tanto altro appresi da chi ci ha guidato, dato che nella vita non ha fatto altro che il pivot. Custodirò anche le vittorie nelle partitelle di allenamento affrontate come finali di Champions”.

La chiusura e con un messaggio per compagne e tifosi:
“A chi ci segue, i tifosi che sono dalla nostra parte da anni, vorrei semplicemente dire grazie per averci applaudito ad ogni gol subito e ad ogni sconfitta, non facendoci mai abbassare la testa. Alle mie compagne di squadra vorrei solo dire una cosa manteniamo il mood”.

Christiane Endler, Olympique Lione: “È un vero onore essere qui, ed è quello che volevo quando sono arrivata a Lione”

Oggi a Bilbao andrà in scena alle h18 la finale di UEFA Women’s Champions League tra Barcellona e Lione. Durante la conferenza stampa di ieri al San Mames, alla quale hanno partecipato giornalisti da tutto il mondo, l’esperto portiere cileno della compagine francese Christiane Endler ha dichiarato:

“La motivazione di essere qui e di giocare una finale in Spagna è grande. Tutte noi vogliamo vincere di nuovo, ovviamente. Immagino che gran parte del pubblico sosterrà il Barcellona, ma l’opportunità di giocare in questo bellissimo stadio è enorme”.

“È un vero onore essere qui, ed è quello che volevo quando sono arrivata a Lione – ha aggiunto Endler –. Non solo per il calcio cileno, ma per il calcio latinoamericano in generale, è una cosa importante. Spero di poterlo rappresentare al meglio con una buona prestazione domani”.

La Fiorentina sconfitta ai rigori nella finale di Coppa Italia

credit photo: Stefano Petitti, photo agency calcio femminile italiano

La finale di Coppa Italia, che si è giocata a Cesena presso lo stadio Dino Manuzzi e vedeva contrapposte la Fiorentina e la Roma, si è conclusa con la vittoria delle giallorosse  con il risultato di 7-6 raggiunto ai rigori in una partita sofferta e vissuta da entrambe dal primo minuto sino all’ultimo di gioco.

La gara, nel complesso parecchio equilibrata tra le due compagini, ha avuto come scopo il raggiungimento dell’ultimo obiettivo stagionale, ed è stata giocata da entrambe le squadre con forte spirito agonistico.
La Fiorentina desiderava portare a Firenze il trofeo che mancava dalla città gigliata dal 2017-2018, e celebrare, con questo, in modo degno il ricordo di Joe Barone grande promotore del movimento calcistico femminile.
Le Gigliate, sulla falsariga delle semifinali giocate contro la Juventus, si sono mostrate sin da subito in partita e decise a non farsi intimorire dalla Roma (vista dai pronostici come favorita, sopratutto dopo l’ultima partita di poule scudetto in cui le giallorosse hanno vinto contro le Viola per 5-0).
Questo stato d’animo e la voglia di dimostrare tutto il proprio valore è stato concretizzato al minuto 11. Hammarlund, da sola in area, approfittando di un’incertezza della difesa delle avversarie ha portato avanti le gigliate.
La Roma è stata mossa dalla medesima voglia di concretizzare quello che sarebbe stato il secondo risultato ottimale di una stagione in cui si è distinta per il valore in campo e ha ottenuto lo scudetto.
Il pareggio, a dimostrazione di questo, è arrivato meno di dieci minuti rispetto al gol Viola (Giacinti di testa su ottimo assist di Giugliano).

Le Viola sono rientrate in campo con la medesima voglia di far bene consapevoli di essere alle battute finali per il raggiungimento di quel trofeo tanto desiderato.
A pochi minuti dall’inizio del secondo tempo, la Fiorentina è stata premiata nel suo gioco attento a non lasciar modo alle avversarie di trovare una quadra dal gol di Janogy a pochi passi dalla rete (1-2). È la forza di un gruppo che in tutta questa stagione calcistica ha dimostrato di saper buttare ‘il cuore oltre l’ostacolo’.
Sempre la svedese, arrivata a vestire la maglia viola nel mercato invernale, è stata anche l’autrice del gol del 1-3 (72′). Imbeccata da Johannsdottir e vinto il duello contro Minami, l’attaccante è andata con profitto in rete di sinistro.
La partita, che sembrava ormai chiusa, è stata riaperta poco dopo dalla rete di Minami ed è terminata nei tempi regolamentari con il 3-3 procurato da Viens, come a dimostrazione del grande equilibrio tra le due squadre combattive il tanto che serve per non cedere.

I supplementari hanno trovato due squadre fisicamente stanche ma decise a non mollare il colpo in barba ai dolori dovuti ai crampi ma, nonostante i tentativi, le due frazioni sono terminate sullo 0-0.
I rigori sono stati accolti con la solita tensione tipica di chi deve affidarsi ad una vera e propria lotteria dopo 122 minuti di gioco (120, con 2 di recupero).
Proprio i rigori hanno decretato la vittoria della Roma in Coppa Italia.

Questa la formazione delle due squadre in campo:
ROMA: Ceasar, Minami, Di Guglielmo, Viens, Kumagai, Giacinti, Giugliano, Haavi, Bartoli (C), Greggi, Linari.
A disposizione: Korpela, Valdezate, Pilgrim, Glionna, Tomaselli, Sonstevold, Feiersinger, Kramzar, Troelsgaard
All: Alessandro Spugna

FIORENTINA: Baldi, Hammarlund, Catena, Toniolo, Janogy, Johannsdottir, Severini, Georgieva, Agard, Faerge, Boquete (C).
A disposizione: Schroffeneger, Spinelli, Cinotti, Longo, Parisi, Erzen, Mijatovic, Lundin, Tucceri Cimini.
All: Sebastian De La Fuente

La Roma si aggiudica la Coppa Italia, superando la Fiorentina ai calci di rigore!

Credit Photo: Stefano Petitti- Photo Agency Calcio Femminile Italiano

La Coppa Italia è della Roma dopo i calci di rigore. Dopo il giusto pareggio del primo tempo con Hammarlund Giacinti, la ripresa vede la doppietta della Fiorentina con Janogy che non riesce a capitalizzare il doppio vantaggio per le reti di Minami e Viens al 90′. Alla roulette degli undici metri termina con la vittoria per le capitoline per (7-6).

Ancora una notte, ancora un trofeo da alzare, la finale della Coppa Italia Femminile Roma-Fiorentina, assegna l’ultimo titolo della stagione allo stadio ‘Dino Manuzzi’ di Cesena, con le giallorosse che vogliono centrare l’accoppiata scudetto-Coppa Italia e le viola che cercano un trofeo che alla Fiorentina manca da oltre cinque anni, dalla Supercoppa dell’ottobre 2018 a La Spezia (1-0 alla Juventus).

Sebastian De La Fuente, da quest’anno sulla panchina della Fiorentina, nella conferenza stampa della vigilia al ‘Manuzzi’ ha invece ricordato come le viola “non siano qui per caso”.  L’ultimo successo è invece quello del 26 maggio 2018, un 3-1 al Brescia firmato da Mauro, Bonetti e Caccamo. In campo, con la maglia viola, anche Stephanie Ohrstrom, Elena Linari ed Elisa Bartoli, che oggi con quella della Roma proveranno a rovinare la festa della Fiorentina.

Di fronte ad oltre 5000 tifosi la sfida inizia con l’inno di Mameli, eseguito dalla Banda dell’Esercito Italiano, ed intonato dalla cantante Bianca Atzei la prima Finale tra la Roma e la Fiorentina. Partita molto ritmica fin dai suoi primi minuti, con la Roma favorita ma con le Viola a testa alta: al 10′ un rinvio corto di Ceasar innesca in area piccola la falcata della svedese Hammarlund che insacca per il vantaggio della Fiorentina. Le ragazze di Spugna cambiano ritmo e dopo appena nove minuti e Manuela Giugliano crossare in area piccola una sfera perfetta per la testa di Giacinti che pareggia per le giallo rosse.

Dopo il pareggio la gara cala di ritmo ed i primi quarantacinque scorrono veloci, nell’intervallo avviene un tributo a Raffaella Carrà – legata, nel corso della sua vita e della sua carriera, alla città di Cesena e ai colori bianconeri -, con un’esibizione di ballerine con la collaborazione dello storico coreografo Stefano Forti.

La ripresa vede la partenza fulminea delle viola che con il duo Catena-Hammarlund bucano la difesa giallorossa, servendo in area piccola Madelen Janogy per la rete del 2 a 1. Spugna getta a terra la giacca ed nella gara entra un nervosismo poco produttivo con troppi errori e poca lucidità nel gioco. Pilgrim entra al posto di una spenta Giacinti, mentre Troelsgaard subentra a Greggi, per dare maggior spinta al reparto d’attacco. La gestione di gara, dal vantaggio viola, vede un match di gestione e caparbietà da parte della Fiorentina che grazie a Janogy piazza la doppietta per il 3 ad 1. La Roma cambia modulo e mette in campo Glionna al posto di Kumagai per cercare di riprendere le forze: grazie alla pennellata su punizione di Giugliano, è Moeka Minami a rimettere in gioco la sua squadra, e quando la gara sembrava terminata, un errore difensivo delle viola permette a Viens di siglare al 90′ mette il sigillo del 3 a 3.

Nei supplementari la stanchezza si fa sentire ed i ritmi calano in entrambe le formazioni, ma la concentrazione e la preoccupazione di una sconfitta entra nella pelle di tutte le giocatrici presenti sul quadrante di gioco, mentre Feiersinger subentra ad Haavi allo scadere dei primi quindici. Nell’ultimo quarto la gara resta appesa ad filo con due formazioni stremate a cercare di imbucare una sfera che vale i 122 minuti spesi sul quadrante di gioco, ma nonostante molte occasioni in entrambe le fazioni il risultato non cambia e si andrà ai calci di rigore.

Dagli undici metri è la Roma a portare a casa un Trofeo tanto sudato e desiderato!

Queste le formazioni scese in campo:

AS ROMA (4-3-3): Ceasar; Bartoli, Linari, Minami, Di Guglielmo; Greggi, Kumagai, Giugliano; Viens, Giacinti, Haavi. All. Spugna

FIORENTINA (4-3-3): Baldi; Toniolo, Agard, Georgieva, Faerge; Catena, Severini, Johannsdottir; Hammarlund, Boquete, Janogy. All. De La Fuente

ARBITRO: Maria Marotta della sezione di Sapri.

Le assistenti : Stefania Signorelli di Paola e Doriana Lo Calio di Seregno.

Quarto ufficiale Silvia Gasperotti di Rovereto.

Veronica Boquete, Fiorentina Femminile: “Cercheremo di dar prova che questa squadra può raggiungere prestazioni di livello”

credit photo: Paolo Comba, photo agency Calcio femminile italiano

Con la finale di Coppa Italia ormai alle porte, Veronica Boquete, centrocampista della Fiorentina Femminile, in occasione della conferenza pre gara a Cesena ha risposto alle domande dei giornalisti.

Al termine della gara di settimana scorsa eri ovviamente arrabbiatissima perché il risultato era stato così brutto. Sono passati ormai giorni da quella sfida, come la vivete all’interno dello spogliatoio? Vi siete ritrovate, vi siete date delle motivazioni valide sul perché vincere il trofeo?
“Nel momento in cui ti accingi a giocare una finale non c’è bisogno di fornire alcuna motivazione. Sappiamo che domenica scorsa non abbiamo raggiunto quel livello che invece abbiamo mostrato in campo quasi sempre. Sappiamo anche che quando noi giochiamo al nostro meglio in genere facciamo una buona partita e siamo competitive contro chiunque. Lo abbiamo dimostrato contro la Juve, contro l’Inter e anche contro la Roma. Questo sarà il nostro obiettivo”.

In virtù anche del percorso fatto, quanto tiene il gruppo al raggiungimento dell’obiettivo? Com’è la situazione nello spogliatoio? 
“C’è una fiducia totale. Sappiamo che abbiamo 90 minuti o 120 per fare qualcosa di grande. Che sia la prima finale o la venticinquesima che giochi la voglia di vincere resta uguale: abbiamo la fame giusta e abbiamo anche la qualità.
Cercheremo di dar prova che questa squadra può raggiungere prestazioni di livello. Crediamo di poter fare veramente molto male alla Roma”. 

Visto che si tratta della seconda Coppa nel giro di una settimana che riguarda la Fiorentina, in questo caso femminile ma tra una settimana ci sarà la partita del maschile, sarebbe un sogno portare due coppe a Firenze nel giro di una settimana.
“Lo sarebbe davvero! Parlando di questo la prima persona che mi viene in mente è Joe Barone. Lui desiderava davvero un titolo, tanto della squadra femminile quanto del maschile. Abbiamo lavorato per portare le due squadre in finale e ora manca l’ultima spinta”.

Cosa hai detto (o cosa dirai) alle tue compagne più giovani che a differenza tua magari si trovano per la prima volta a giocare una finale?
“Dirò loro di godersi il momento, non solo i 90 o 120 minuti ma anche il fatto di essere qui a vivere questa esperienza con tutto ciò che comporta: i tifosi negli spalti, il brivido di emozione di essere in finale. Tutte le altre ci guardano dal divano, e giocare una finale non è mai scontato. Cercheremo tutte di fare lo stesso, me compresa nonostante abbia già esperienza.
Prima si parlava di scommesse, io credo che una buona scommessa sarebbe puntare sulla Fiorentina e darci un po’ di fiducia, noi ci crediamo”.

C’è una o (ci sono) due giocatrici in particolare che toglieresti alla Roma?
Tutte (ride ndr). Toglierei Camelia (Ceasar, estremo difensore giallorosso) perchè senza portiere sarebbe un po’ più facile per noi. Il tridente già sappiamo com’è, se dovessi toglierne un’altra sarebbe certamente Manuela Giugliano che credo sia la giocatrice che fa giocare la Roma ad un gioco diverso. In realtà, lo dicevo anche prima, hanno una squadra di grandi calciatrici: sono campionesse d’Italia per tanti motivi.
Noi abbiamo le nostre, siamo tutte disponibili e pronte a giocare e in campo si vedrà chi vince”. 

Secondo te quella doppia sfida contro la Juventus in semifinale è stata solo la chiave di volta per questa competizione o ha anche segnato un passo in avanti nella crescita del gruppo in generale?
“A volte le squadre hanno bisogno di una partita determinante che marchi un po’ il percorso del futuro. Sicuramente le partite contro la Juve ci ha dato consapevolezza e la fiducia nel gruppo. Quando ci troviamo al livello in cui siamo quando ci troviamo al Viola Park, possiamo essere competitivi contro chiunque.
Cercheremo di ritrovare le sensazioni di quelle due partite e di metterle in pratica in finale”. 

La stagione della Fiorentina riassunta in tre parole?
Le parole Cuore, Consapevolezza e Successo già dette dal mister vanno benissimo. Penso che forse si potrebbe aggiungere il gruppo che dall’inizio alla fine si è gestito ed è cresciuto insieme. Credo che siamo diverse dalla prima stagione, siamo più forti. 

Questo trofeo è importantissimo per Firenze, anche perchè sono molto pochi quelli che sono arrivati nel settore femminile. C’è una dedica in particolare, che credo vada al presidente Commisso che ha sempre creduto nella categoria e credo che con il Viola Park abbia fatto crescere questo movimento.
“Il presidente Commisso, insieme a Joe Barone, è la persona che ha sempre creduto in questo progetto e nel settore femminile. Dobbiamo però anche ricordare che la Fiorentina storicamente è stata sempre lì in questo movimento del calcio femminile di cui tanto si parla. Ha giocato finali, vinto Campionati e ora torniamo a stare in una finale. Sentiamo il sostegno della società, del presidente e di tutta la gente che lavora per noi.
Come calciatrici è una responsabilità ma è anche una motivazione extra da utilizzare nella miglior maniera possibile”. 

Nella conferenza stampa della Roma si è accennato alla stanchezza che possono provare le giocatrici a fine stagione, c’è questo pericolo anche per la Fiorentina? Firmerebbe per una vittoria nei 90 minuti o anche ai rigori?
“Come ha detto il mister firmerei anche io per una vittoria, credo che quando si parla di stanchezza in finale e alla fine della stagione dobbiamo anche pensare che giocare una finale provoca una stanchezza mentale e fisica che le altre partite non danno. Tante volte nel calcio maschile come nel femminile vediamo che è veramente dura arrivare a 90 minuti o oltre.
Io Mister sto bene, tutte noi stiamo bene. Siamo riposate e pronte a gestire quella tensione per poter stare al massimo livello durante tanti minuti. Firmiamo per la vittoria”. 

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