Ona Batlle, il talento spagnolo conteso da Real Madrid e Barcellona, sembra essere vicinissima alla firma con il Manchester United. L’ultima stagione con la maglia del Levante l’ha consacrata come uno dei talenti più cristallini del panorama europeo corteggiata dalla gran parte dei top club europei, come appunto i blancos ed i blaugrana. Purtroppo per i due club spagnoli c’è l’onere di pagare una clausola di 500mila euro a causa della “lista de compensaciòn” che obbliga le squadre spagnole a pagare una somma ingente per la formazione della calciatrice alla sua vecchia squadra e che tanto sta facendo discutere i vertici del calcio spagnolo, clausola che ricordiamo non è valida per i club extra spagnoli. Ed ecco che sorge spontanea l’esperienza oltremanica in Inghilterra, precisamente al Manchester United. La giocatrice rappresenta in pieno le caratteristiche che cerca la dirigenza delle Red Devils nelle proprie giocatrici: ampi margini di miglioramento, esplosività sulla fascia ed abilità già sviluppate per portare risultati nell’immediato. Secondo le nostre indiscrezioni l’accordo è praticamente fatto, manca solo l’ufficialità che dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.
Chiara Sarain, difensore del Calcio Padova Femminile, ha rilasciato un’interessante intervista ai nostri microfoni parlando dell’attaccamento con la città di Padova, degli obiettivi per la prossima stagione e dei traguardi da raggiungere.
A che età hai iniziato a giocare a calcio? “Ho iniziato a giocare all’età di 5 anni nella squadra del mio quartiere, Sant’Agostino, assieme ai miei amici dell’asilo.”
Ormai sono anni che giochi con il Padova, quant’è radicato il tuo attaccamento per la maglia biancorossa? “Padova è la prima squadra femminile in cui sono approdata e per me significa tanto. Mi ha fatto crescere sia come persona che come calciatrice, più che una squadra è come se fosse la mia seconda famiglia. A questo si aggiunge che è la squadra della mia città ed è un onore per me portare cucito sul petto il biancoscudo, stemma che ha segnato la storia sportiva cittadina.”
Molti dei più grandi interpreti del nostro calcio hanno dato il meglio di sè proprio in difesa, il tuo ruolo. Qual è il bello di essere un difensore? “Senza dubbio quello del difensore è un ruolo impegnativo ma allo stesso tempo soddisfacente. In particolare il ruolo di centrale ha subito forse maggiormente le influenze delle nuove teorie del calcio moderno, da semplice marcatore si è iniziato a vederlo sempre di più come play maker arretrato che fa partire l’azione e crea superiorità numerica in fase di costruzione. Da interprete del ruolo mi piace l’idea di poter essere parte integrante della manovra offensiva della squadra pur appartenendo di fatto al reparto arretrato.”
Ma nonostante il ruolo difensivo in questo campionato hai messo a segno 9 gol, un bottino da punta vera che ti ha permesso di diventare il capocannoniere del Padova. Quali sono le tue considerazioni su questa stagione? “Questa è stata una stagione davvero fantastica sia a livello di squadra ma anche individuale. Ho sempre avuto un buon rapporto con il goal ma arrivare a quota 9 in campionato ha sorpreso persino me. Questo risultato è diretta conseguenza dell’ottimo lavoro della squadra e delle mie compagne, la stagione si è interrotta proprio nel nostro miglior momento di forma e di massima espressione di gioco.”
Quali sono le ambizioni del Padova per la prossima stagione? “Il primo obiettivo è sicuramente quello di ripetere quanto di buono fatto quest’anno. Non nascondo però che il sogno resta quello di tornare in quella serie B dove abbiamo militato per diversi anni.”
Ovviamente nel mondo del calcio non è tutto perfetto, qual è il tuo più grande rimpianto calcistico? “Ho sempre vissuto il calcio come una passione e credo che , quando ti vivi una cosa a pieno, non ci sia spazio per rimpianti. Ogni scelta che ho fatto mi ha portato ad essere la giocatrice che sono oggi quindi no, direi di non aver rimpianti.”
I social al giorno d’oggi stanno acquisendo sempre più importanza, quanto sono rilevanti nella vita di una giocatrice? “I social in generale in questo momento di sviluppo del calcio femminile hanno un ruolo davvero fondamentale, consentono a una platea innumerevoli di persone di affacciarsi a uno sport che per troppi anni ha vissuto dietro le quinte.”
Quando hai capito che il calcio poteva rappresentare il tuo futuro? “Dalla prima volta in cui ho messo piede, a cinque anni, in un campo da calcio ho capito che quello sarebbe stato il mio sport. È una sensazione difficile da spiegare a parole, è come se ci fossimo scelti a vicenda e non passa giorno che io non sia soddisfatta della decisione che ho preso.”
Concludendo, quali sono i tuoi obiettivi futuri? “I miei obiettivi sono nel breve termine tornare in campo quanto prima. La sosta forzata e la conclusione a tavolino ci ha lasciato incompiute, non vedo l’ora di poter anche solo approcciarmi ad una seduta di allenamento con le mie compagne. Per il futuro più a lungo termine non posso che augurami che le cose continuino come sono andate finora, con una squadra e un gruppo fantastico mai sazio di soddisfazioni e nuovi obiettivi.”
La stagione 2020/2021 sarà l’anno della rinascita del Calcio Femminile, l’Orobica Calcio Bergamo rilancia il proprio impegnosul Settore Giovanile e apre a una nuova sfida: l’introduzione di una seconda squadra per le categorie Pulcini e Esordienti per arrivare a 7 Squadre Giovanili. L’obiettivo è quello di creare un percorso di crescita ancora più specifico e completo per le bambine e le ragazze che possa sfociare nel raggiungimento graduale della Primavera Nazionale e della Prima Squadra. Ecco il post social della società bergamasca.
STAGIONE 2020/2021 ⚽
“Ecco l’inizio della rinascita! 🌈
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La strada è tracciata: effettuate le riconferme di bambine e ragazze già tesserate, come annunciato nelle scorse settimane, nei primi giorni di luglio si ultimeranno le iscrizioni per la nuova Squadra Esordienti, che si aggiungerà a quella già esistente.
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Un grande risultato frutto del lavoro di Equipe degli Staff Dirigenziali e Tecnici del Settore Giovanile Scolastico che in questi mesi hanno perfezionato molti processi organizzativi interni inserendo alcuni tasselli fondamentali nella Società rossoblu.
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E allora: segui la tua passione❤️💙⚽
Ti aspettiamo!”
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Ricominciamo insieme da vere #sharks🦈
Credit Photo:Pagina Instagram Orobica Calcio Bergamo
Giorgia Spinelli, difensore classe 1994 dopo tre stagioni lascia il club francese Stade de Reims con cui ha ottenuto la salvezza in Division 1 con la fascia di capitano al braccio. Sul proprio profilo Instagram ha postato un lungo messaggio di ringraziamento verso quella società che è stata per lei una seconda famiglia.
“Anche le storie più belle hanno una fine…
Per 3 stagioni ho avuto l’onore e l’onere di essere il capitano e indossare la maglia dello Stade de Reims.
È stata un’avventura unica che mi porterò nel cuore per tutta la vita, la mia prima esperienza lontano da casa mi ha fatto crescere tanto come calciatrice ma soprattutto come donna, è stata dura ma allo stesso tempo affascinante…. perché se a volte mi mancavano mamma e papà sapevo che il week-end sarei scesa in campo anche per loro, perché certi palcoscenici è soprattutto grazie a loro che gli ho vissuti… ai loro sacrifici… Mi sono tolta tante soddisfazioni in questi 3 anni…la fascia da capitano solamente qualche mese dopo il mio arrivo, la vittoria del campionato e per finire la grande opportunità di giocare nell’élite del calcio femminile francese!
Tanti ricordi mi tornano in mente, i miei primi discorsi in francese con il mio super accento, gli sguardi e le risate delle mie compagne perché mi inventavo le parole…
rimarranno sicuramente dei momenti indimenticabili così come il giorno della promozione nella massima serie e la serata della premiazione in quello stadio soldout!
LA PRIMA VOLTA NON SI SCORDA MAI!!!
Ora è arrivato il momento di tornare in Italia e iniziare una nuova avventura.
Mi avete dato tanto tutte e tutti in questi anni in terra francese…un enorme grazie va alla società e allo staff dell’allenatrice Amandine Miquel per la fiducia datami durante la mia permanenza nel club, grazie ai tifosi che ci hanno sempre seguito e incoraggiato, grazie a tutte quelle persone che lavorano dietro le quinte… indispensabili per arrivare al successo, allo staff medico che mi ha rimesso in piedi più di una volta e per finire GRAZIE alle MIE COMPAGNE DI SQUADRA perché senza di loro quest’avventura non avrebbe avuto lo stesso sapore! Non ho conosciuto solo delle semplici compagne e dei semplici colleghi ma delle persone vere… siete stata la vittoria più importante di questa magnifica avventura!
Vi voglio bene e resterete per sempre nel mio cuore….anche da lontano sarò la vostra prima tifosa!” .
BÛCHE ❤️🔴⚪️ #stadedereims#merci#bûche#theend#capitano#dream#calciofemminile#top#forever
Washington Spirit è orgoglioso di nominare Sandy Spring Bank come il primo partner bancario ufficiale della squadra. La partnership è stata completata a fine del 2019, ma l’annuncio pubblico è stato rinviato a causa della pandemia e del conseguente ritardo della stagione della National Women’s Soccer League.
Le due organizzazioni collaboreranno dimostrando il loro supporto e investimenti in corso in importanti programmi e organizzazioni in tutta la regione della Greater Washington D.C., tra cui lavori all’interno della comunità e sforzi di volontariato come per esempio seminari di alfabetizzazione finanziaria.
“Sono lieto di dare il benvenuto a Sandy Spring Bank nella famiglia Sprit. Sono un pilastro della nostra comunità e forniscono servizi bancari alla nostra regione da oltre 150 anni“, ha dichiarato Steve Baldwin, proprietario del Washington Spirit, “Il loro marchio rappresenta l’eccellenza in tutto ciò che fanno – dal servire i loro clienti al loro riconoscimento come un ottimo posto dove lavorare. Sono il partner perfetto per noi, i nostri valori e la nostra base di fan”.
Sandy Spring Bank riceverà anche una varietà di opportunità di sensibilizzazione del pubblico, incluso il logo sulle maniche di tutte le maglie delle giocatrici, che faranno la loro prima apparizione durante la Challenge Cup NWSL 2020 a Herriman nello Utah.
“Siamo onorati di supportare queste atlete d’élite in tutto il loro lavoro – dentro e fuori dal campo”, ha dichiarato Daniel J. Schrider, presidente e CEO di Sandy Spring Bank, “Lo spirito di Washington gioca un calcio emozionante e competitivo, sono modelle di ruolo e ambasciatrici di sport superiori e leader attive e visibili nella nostra comunità. Lo sport può essere una forza così edificante e unificante, che è qualcosa di cui il nostro paese e la regione della Greater Washington hanno bisogno ora più che mai”.
Fondata nel 1868 e con sede a Olney, nel Maryland, Sandy Spring Bank è la più grande banca locale con sede nella Greater Washington DC. Sia la banca che la Sandy Spring Bank Foundation sono membri attivi e impegnati della comunità. L’anno scorso, i dipendenti delle banche hanno offerto volontariamente oltre 12.000 ore di servizio nella comunità. Inoltre, la Fondazione ha recentemente donato $600.000 agli ospedali dell’area D.C. per sostenere gli sforzi di risposta di COVID-19.
La banca ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi nel corso della sua storia, tra cui l’essere stato nominato un luogo di lavoro principale dal Washington Post e una banca Best-In-State da Forbes.
Sandy Spring Bancorp, Inc., invece è la holding di Sandy Spring Bank, una delle principali banche della comunità nella regione di Greater Washington, DC. Con oltre 55 sedi, la banca offre una vasta gamma di servizi bancari commerciali e al dettaglio, mutui, private banking e servizi fiduciari in tutto il Maryland, la Virginia del Nord e Washington, DC. Attraverso le sue filiali, Rembert Pendleton Jackson, Sandy Spring Insurance Corporation e West Financial Services, Inc., Sandy Spring Bank offre anche un menu completo di servizi assicurativi e di gestione patrimoniale.
Wembley è un sogno per chiunque inizi a giocare a calcio. Poter giocare sotto l’arco più famoso del mondo calcistico significa aver realizzato i propri sogni di gioventù, esser diventati ciò che si sperava, mentre si rincorrevano il pallone e la speranza nel campetto del quartiere. Carolina Morace, i primi attimi del suo straordinario viaggio non li ricorda, il suo pomeriggio sotto l’arco dei sogni però, non potrà mai dimenticarlo. 4 gol a Wembley, nazionale inglese annichilita e l’esigente pubblico di casa che non può far altro che applaudire ad una prestazione memorabile. Ricordi che seppur dolcissimi, rappresentano una minima parte di tutto ciò che Carolina è riuscita a fare durante la sua straordinaria carriera. Con 105 gol in 153 presenze infatti, è la miglior marcatrice Azzurra di tutti i tempi. Un record che si va ad aggiungere ad altri straordinari traguardi: 12 campionati, 12 volte capocannoniere, 2 Coppe Italia, una Supercoppa italiana che l’hanno fatta entrare di diritto nella Hall of Fame del nostro calcio e tra leggende del calcio mondiale premiate con il Golden Foot. L’esperienza sulla panchina della Viterbesepoi, l’ha consacrata come prima allenatrice a guidare una squadra maschile. Ha poi allenato la Nazionale femminile Azzurra, quella Canadese e quella di Trinidad & Tobago, prima di sedere su quella del Milan. Se dovessimo riassumerla in poche parole la conseguenza logica di tutto ciò sarebbe questa: Carolina Morace è il calcio femminile italiano
La domanda che sorge spontanea leggendo quanto sopra è: perché se abbiamo a disposizione una figura di tale competenza, questa figura non è a capo del movimento? Stanis La Rochelle, per sdrammatizzare, probabilmente ci risponderebbe che è così, perché siamo tutti molto italiani. Per capirne di più allora ho preferito chiedere direttamente a lei, che con la stessa puntualità con cui si faceva trovare in area di rigore ha risposto così:
Quali sono le differenze tra il movimento calcistico femminile italiano e quello degli altri paesi europei? E qual è il percorso da intraprendere per poter raggiungere i vertici? “Il discorso è molto semplice in Inghilterra, Francia e Spagna le calciatrici sono professioniste, in Italia no. Non sono io a poter dire qual è il percorso da intraprendere perché c’è una divisione calcio femminile in cui non sono stata coinvolta che dovrebbe elaborare un progetto che indichi la strada. Se oggi il calcio femminile ha fatto dei passi in avanti lo dobbiamo al progetto di Michele Uva, quando era direttore generale della Federcalcio. Mi auguro che partendo da quella base stiano portando avanti il lavoro, perché c’è bisogno di muoversi e di farlo in fretta. Se andiamo a vedere quali sono i fondi destinati al calcio femminile nelle altre federazioni ci rendiamo immediatamente conto della differenza. Non credo che ci si debba inventare nulla, basterebbe prendere esempio dagli altri paesi.”
Per la sua storia e le sue competenze lei è l’icona del calcio femminile italiano. Non dovrebbe essere una conseguenza naturale che sia lei ad occuparsi del movimento? “Questa è una domanda che dovresti fare a chi sta ai vertici della Federazione e ti dirò, sarei curiosa di conoscere la risposta. Alle volte si ha come la sensazione che in un certo senso coloro che hanno una preparazione ed un’intelligenza che li possa portare ad avere un’opinione diversa facciano paura. Per avere un’idea della situazione basta guardare da chi è composta la divisione calcio femminile. C’è una mentalità chiusa, fatta di scelte imposte che io faccio fatica a condividere. Per farti un esempio, sono istruttrice FIFA e UEFA, l’unica tra uomini e donne e tengo corsi per gli allenatori dal 2008. Nei corsi UEFA B in Italia, c’è un determinato numero di ore dedicate al calcio femminile con lezioni tenute da allenatrici italiane, tra cui Milena Bertolini e Betty Bavagnoli ed io sono stata l’unica a cui non è stato chiesto. L’unica cosa che posso fare è andare avanti per la mia strada.”
Alcune voci in Inghilterra la accostano alla panchina della nazionale inglese. Le piacerebbe un’esperienza nel Regno Unito? “Senza dubbio, io ho allenato 3 nazionali e con il Canada sono riuscita a vincere il CONCACAF Women’s Championship. Essere accostata ad una panchina del genere insieme ad altri grandi nomi non può far che piacere. La realtà inglese è una realtà che mi piace molto. Sono amica molto amica di Hope Powell, quindi sono venuta diverse volte in Inghilterra e ho visto giocare tutte le grandi squadre e seguo molto il calcio inglese. La mia assistente poi è inglese australiana, per cui sì, mi piacerebbe anche poter fare un’esperienza a livello di club.”
Durante il lockdown lei ha analizzato le squadre di Serie A in alcune pillole disponibili su YouTube. Il prossimo weekend ripartirà il campionato. Cosa dobbiamo aspettarci? Lei crede che dopo 4 mesi di stop e giocando in estate le squadre che basano il proprio gioco sul ritmo faranno più fatica delle altre?
“Non solo faticheranno di più, ma rischieranno anche più infortuni. Stare fermo per 3 mesi è tantissimo per un atleta. Anche se ti alleni per tre mesi tutti i giorni, senza gare non si ha il ritmo partita, Quello arriva solo giocando ed è per questo che in fase di preparazione si svolgono le amichevoli. Abbiamo visto che la prima partita giocata è stata abbastanza noiosa, con poco ritmo e poi senza il pubblico. Il pubblico è un fattore importantissimo perché ti regala quella spinta in più e rende inevitabilmente più bello il calcio. Abbiamo visto che in Bundesliga il fattore campo non sta incidendo in nessun modo. I tifosi sono una parte importantissima di questo sport e quella che dovremmo sempre avere in mente. Quindi se penso all’Atalanta, al Bologna e al Verona di Juric, che fanno dell’organizzazione e della corsa le loro armi, mi viene da dire che potrebbero risentirne maggiormente.”
Le competizioni europee verranno completate disputando una Final 8, una modalità differente rispetto a quella tradizionale. Come si approccia una gara ad eliminazione diretta e quali sono le motivazioni che un allenatore prova a trasmettere al gruppo? “Ti giochi tutto e non è detto che vinca sempre la squadra più forte, quindi per chi allena una squadra sulla carta inferiore la motivazione sta nel cogliere l’opportunità facendo capire che in quei 90 minuti non conta la lunghezza della rosa. Paradossalmente potrebbero avere più problemi le squadre abituate a vincere e con rose più lunghe, in cui gli allenatori non potranno permettersi di sbagliare la formazione e necessariamente l’11 migliore. Le squadre che prediligono il gioco in verticale potrebbero risentirne di più in quanto si tratta di un gioco più dispendioso, in cui si deve esser bravi a scegliere i tempi.”
Inizia all’insegna del rinnovamento la stagione del Trento Calcio Femminile. Ieri sera la presidente Rita Csako ha presentato orgogliosamente alle giocatrici il primo colpo di mercato in casa gialloblu: Massimo Spagnolli sarà il prossimo allenatore del Trento Calcio Femminile.
Ad annunciarlo la dirigenza che vuole così iniziare un nuovo ciclo e rilanciare le ambizioni della prima squadra. Ieri, tra le mura amiche di via Bettini, sul verdissimo terreno di gioco, messo a nuovo per la stagione che ci attende, il mister si è presentato alle sue future giocatrici.
Entusiamo e voglia di iniziare prima possibile: ecco come riassumere il primo discorso di Spagnolli in gialloblu. E’ la prima volta nel mondo del calcio femminile per il roveretano classe 1973, ma la voglia di conoscere questa realtà è tanta e il contributo che potrà dare alla squadra lo è ancora di piu’. Una carriera in giro per l’Italia da professionista e le recenti esperienze come vice-allenatore all’AC Trento del presidente Giacca sono un curriculum di alto livello che riflette le ambizioni di questa società.
L’obiettivo, come detto dal direttivo, è fare un passo alla volta cercando di migliorarsi anno dopo anno. Anche le giocatrici sono entusiaste e non vedono l’ora di lavorare sul campo con il nuovo mister che verrà affiancato da uno staff preparato con gradite conferme e nuovi innesti ancora in via di definizione.
Edgar Merino, procuratore dell’agenzia Solo Cracks, pionieri nell’investimento nel calcio femminile in Sud America, ha rilasciato un’intervista ai nostri microfoni parlando della sua agenzia, della decisione di bloccare i campionati e dei progressi che può fare il nostro campionato.
Con la tua agenzia, sei stato il primo in Sud America a investire nel calcio femminile: come hai deciso di entrare in questo sport? “Esatto, siamo stati pionieri come agenzia nel calcio femminile latinoamericano, due o tre anni dopo i nostri inizi nel futfem, c’erano parecchie agenzie che sono entrate e continuano a farlo, il che è positivo perché significa che il mercato genera interesse e sta crescendo. All’epoca abbiamo deciso di investire e concentrarci al 100% sul calcio femminile perché ho visto che c’era un sacco di talento e passione che nel corso degli anni erano stati costantemente invisibili dalle diverse aree del settore: agenzie, federazioni, media, ecc. e che dal mio percorso avrei potuto contribuire affinché molti di quei talenti non fossero persi e potessero realizzare i loro sogni. Credevo che nel calcio femminile avrei potuto essere un agente di cambiamento e contribuire all’uguaglianza attraverso lo sport. Sapevo che facendo le cose con passione e professionalità i risultati sarebbero arrivati. Così è stato finalmente, abbiamo iniziato con una calaciatrice e oggi abbiamo circa 100 giocatrici da 23 paesi diversi e 4 continenti, siamo un’agenzia globale per il calcio femminile con oltre 200 trasferimenti (e sogni) sul nostro credito. L’evoluzione che abbiamo avuto è dovuta al fatto di non aver mai smesso di credere di poter cambiare la storia. In agenzia siamo molto felici di aver contribuito al raggiungimento di molti sogni.”
Come si è evoluto il ruolo del manager nel corso degli anni? “Si è evoluto perché l’industria sta crescendo passo dopo passo ed è diventata più professionale. Penso che uno come manager sportivo debba essere all’altezza dello sforzo e del talento dei tuoi atleti. Proprio mentre si preparano e si allenano ogni giorno, i manager devono anche preoccuparsi di crescere, studiare, apprendere nuove cose da applicare nella carriera degli atleti. Nel riuscire a ricambiare quella passione che lo sport genera. Per me questo è essenziale. Penso che il ruolo si sia evoluto in quel senso, anche se è anche vero che il calcio femminile sta avendo sempre più ripercussioni e ciò significa che molte volte le persone si interessano a quelle “luci” che sta generando e che in realtà non sono al livello che richiede di fare le cose nel modo giusto. Ma ciò accade in ogni settore in crescita. Oggi l’agente ha più strumenti di 5 o 10 anni fa e dobbiamo sapere come usarli in modo corretto.”
Pensi che questo blocco possa danneggiare il mondo del calcio femminile? “Il calcio femminile ha registrato una grande crescita a livello globale. Penso che questo blocco e tutto ciò che sta accadendo con la pandemia ovviamente influenzerà e rallenterà parte di quella crescita in termini di immediatezza, ma una volta che tutto inizierà a rilanciare il calcio femminile, tornerà lungo quei percorsi di crescita. Non tornerà più indietro come nei periodi precedenti. Il calcio femminile sarà solo crescita ed è qui per restare.”
Quale pensi sia il modo migliore per far ripartire il calcio femminile nel modo migliore? “Penso che bisogna fare una buona pianificazione per quanto riguarda i vari spigoli coinvolti in questa “recessione” e calcolare cosa potrebbe significare tutto ciò che sta accadendo, e sulla base di ciò mettere insieme un piano d’azione sicuro e realistico per il settore del calcio femminile. Ogni paese, ogni campionato, deve farlo in modo responsabile.”
Secondo te, è stata una decisione corretta bloccare i campionati? (Tranne il campionato tedesco) “Più che mettere in discussione la sospensione, quello che metto maggiormente in dubbio nel mio caso è la fretta con cui la sospensione è stata decisa in alcuni campionati, penso che la decisione avrebbe potuto essere presa più tranquillamente, anche se alla fine avessero deciso di sospendere. Ma non è facile, nessuno aveva un manuale per sapere come affrontare una pandemia di questo tipo. Spero che questa sia un’esperienza per tutti noi coinvolti nel settore sportivo. Molte decisioni sono state mescolate nella decisione di sospendere o meno: erano tutti i team in grado di supportare finanziariamente il protocollo di ritorno all’attività? È stata davvero fatta un’analisi per il calcio femminile su quanto è costato riprendere la competizione? C’è stato un alto livello di sicurezza a livello di salute per mantenere i calciatori calmi se sono tornati? Quanto hai perso o quanto hai smesso di vincere finanziariamente il calcio femminile (leggi campionato, club, competizione) sospendendo l’attività? Era giustificato tornare? E se tornasse, quanto guadagnerebbe l’attività per il ritorno? Ci sono molte domande a cui avrebbe dovuto rispondere e in cui non ho tutte le informazioni per darti un parere informato.”
Sebbene il calcio femminile sia in aumento, ci sono ancora disparità tra il calcio rosa e quello maschile. Pensi che queste disparità saranno eliminate prima o poi? “Spero sia così. Penso che la prima cosa che debba essere sradicata siano le differenze nelle condizioni. Che le giocatrici abbiano le stesse strutture per difendere lo stesso scudo dei giocatori, a livello di strutture, servizi, comunicazione, assicurazione, salute, di tutto ciò che implica essere un calciatore professionista. Penso che sia la prima cosa che dovrebbe essere equiparata se o se. La questione dei salari è qualcosa che richiede molto tempo e credo che le lacune si ridurranno, ma molto dipende da ciò che genera la stessa attività. Ecco perché ti dico che per me la priorità sono le condizioni, che non dovrebbero essere compromesse e dobbiamo continuare a lottare per abbinarle.”
In conclusione, cosa ne pensi del campionato femminile italiano? “Il torneo femminile italiano ha registrato una crescita negli ultimi tempi e ciò è dovuto a diversi motivi, come la professionalità con cui ogni giocatrice sta prendendo la sua carriera sportiva, non lo vedono più come un hobby, lo vedono come una carriera sportiva che aumenta la preparazione e l’attenzione, aumenta anche il sostegno nei club e nella federazione per lo sviluppo del calcio femminile, e le grandi società italiane hanno aggiunto la loro sezione femminile (esempio Juventus) che rende la lega attraente e rende la concorrenza più forte. Forse penso che potrebbe crescere ancora più velocemente di quanto lo sarebbe se le decisioni strategiche a livello di lega / federazione fossero appropriate, ma nel complesso è un torneo che ha un sacco di potenziale di miglioramento e sta andando avanti.”
“Più si andava avanti, si percepiva la difficoltà di alcune zone d’Italia come la Lombardia”
ElisabettaBavagnoli, allenatrice della Roma Femminile, ha parlato a L’Italia Riparte: “Coronavirus? Nella mia vita, come penso per la vita di tutti, l’impatto è stato traumatico. È stato un qualcosa di inaspettato, si faceva fatica ad affrontare. Oltretutto, io sono di Piacenza, una città profondamente colpita durante la prima fase di questo Coronavirus e la situazione è stata molto critica. C’è stata una percezione di incertezza, io personalmente sono stata molto preoccupata per la mia famiglia che vive a Piacenza. Abbiamo faticato ad abituarci a qualcosa che ci ha colti di sorpresa”.
Quando ha capito che si poteva ripartire?
“È una domanda interessante. Devo essere sincera: le cose da dire sarebbero tantissime. Inizialmente, io ero convinta che non si potesse ripartire per le tante problematiche che ogni realtà italiana affrontava. Più si andava avanti, si percepiva la difficoltà di alcune zone d’Italia come la Lombardia. Si doveva ripartire tutti insieme e con le stesse condizioni, aggiungo che penso che abbiamo impiegato troppo tempo sulla partenza e non ripartenza del calcio femminile. Le cose non erano obbligatorie, non era un obbligo ripartire. Credo ci sia stato da parte di tutte le componenti la comprensione di questo, cioè è stato impiegato troppo tempo per decidere, ci siamo trascinati troppo in questa situazione e non è stato positivo”.
La sua squadra come ha vissuto il periodo di lockdown? “Tutte le calciatrici sono state molto brave, nella prima parte di questo lockdown non era facile restare chiuse in casa ad allenarsi, affrontare sessioni di allenamento pesanti adattandosi a spazi ridotti. Queste sono situazioni che stravolgono la vita professionale di ogni atleta, devo dire che sono state brave. Con il passare del tempo, la fatica e la difficoltà dal punto di vista mentale si è fatta sempre più sentire, loro avevano il desiderio di tornare in campo. Non è stato possibile ricominciare perché se non hai il placet da parte dei medici, di un protocollo sanitario, di una struttura sanitaria, è evidente che i problemi ci sono”.
Qual è il ruolo del calcio femminile in futuro? “Noi che operiamo in questo mondo siamo sempre state convinte di arrivare al professionismo. La mia generazione 20-25 anni auspicava il professionismo nel nostro mondo, adesso cerchiamo di lavorare bene e lottare come sempre per arrivare a un professionismo. È evidente che noi auspichiamo a un professionismo che deve essere studiato da tutte le parti in causa, non possiamo fare un passo che non sia tutelato da tutti i punti di vista, questa è l’unica via necessaria affinché il calcio femminile possa continuare a dimostrare tutta la sua bellezza e l’emozione che ha suscitato”.
L’emergenza Covid-19 ha costretto il calcio femminile a fermarsi anticipatamente, come noto. E’ così che per il Lecce Women la fase di programmazione della nuova stagione è stata avviata con ampio anticipo, ulteriore controprova della bontà e dell’ambizione del progettogiallorosso. A spiegare come il club si sta muovendo è stato l’amministratore unico Anna Piliego.
STOP FORZATO
“Per noi è stato un vero peccato doverci fermare ancora a stagione in corso, così all’improvviso. Purtroppo è accaduto qualcosa di ben più grande di noi”.
NUOVA STAGIONE “A questo punto ci stiamo organizzando in vista della prossima stagione che, a dire il vero, non sappiamo ancora quando inizierà. Va infatti considerato che il virus è ancora presente tra noi. Non ci resta che incrociare le dita ed augurarci che il peggio sia stato lasciato alle spalle”.
NOVITA’ “Nel prossimo week-end andremo a comunicare delle novità che riguardano la prima squadra. Novità inerenti staff tecnico e calciatrici. Allo stesso tempo abbiamo mosso i primi passi sul mercato in entrata, alla ricerca di rinforzi. Quest’anno sarà complicato muoversi sul fronte estero, per questo stiamo rivolgendo particolare attenzione ai profili di giocatrici italiane”.
GIOVANILI “Confermo che parteciperemo a tutti i campionati organizzati dalla FIGC. Anticipo anche che alcune ragazze del vivaio saranno aggregate fin da subito alla prima squadra”.